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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Cosa vuole fare Mario Draghi adesso: i tre ministri che spenderanno i soldi del Recovery Fund

Dopo il primo Cdm il premier si è riunito con il sottosegretario Garofoli. Lui, accusato dal M5s, insieme a Daniele Franco gestirà le prime emergenze che deve affrontare l'esecutivo. E indicherà come dividere i fondi europei. Ovvero la partita più importante di SuperMario

Il primo consiglio dei ministri del governo Draghi, in anticipo (come suo costume) sulla tabella di marcia e durata mezz'ora in tutto, è servito a Mario Draghi per parlare di emergenza sanitaria, cominciare a spiegare cosa vuole fare subito per l'economia e dire che farà parlare i fatti. Un cambio di prospettiva rispetto alle dirette facebook dell'esecutivo Conte e anche un campanello d'allarme implicito per chi nel governo avesse voglia di parlare troppo. 

Cosa vuole fare Mario Draghi adesso

Ieri intanto, secondo quanto riferiscono i media, dopo il Cdm ha avuto un primo colloquio con il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, che nel 2018 si è dimesso dalle cariche al ministero dopo una serie di false accuse su una casa e la Croce Rossa arrivategli dal MoVimento 5 Stelle. Garofoli era uno dei tre "pezzi di m... del Mef" secondo un audio di Rocco Casalino, un altro è Daniele Franco che oggi guida il ministero dell'Economia e delle Finanze. Con loro SuperMario affronterà il primo dossier economico sul tavolo del governo, ovvero i 32 miliardi del decreto Ristori da spartire, ovvero la prima "manovra" del governo Draghi. Sui ristori aveva anticipato di voler eliminare i sussidi, secondo il deputato della Svp Schullian che aveva riportato le sue parole durante le consultazioni: "Il presidente ci ha illustrato le priorità che intende seguire con questo governo, che sono la sanità, la campagna vaccinale che va iniziata davvero e portata a termine; ha parlato tanto dell'ambiente; ha detto che, con tutti questi ristori, bisogna evitare di erogare contributi a fondo perduto ma finanziare imprese per consentire loro di poter riprendere la loro attività una volta che abbiamo superato questo stato emergenziale della pandemia".

Il 31 marzo scade anche il blocco dei licenziamenti e il governo Draghi deve decidere se prorogarlo o meno, ma anche di questo SuperMario si occuperà con Franco (e con Garofoli) prima di tutto e poi con il resto del governo. Secondo le prime indiscrezioni vuole lasciarlo solo per le imprese in difficoltà. Loro tre saranno il motore e la mente economica del governo che conta più politici che tecnici (15 contro 23) ma ha tutti i tecnici nei posti chiave, secondo un chiaro disegno doppio, ovvero quello suo e quello di Sergio Mattarella, che secondo alcune voci avrebbe gestito in prima persona la partita del bilancino della politica lasciando all'ex Bce quella dei tecnici: per questo ci sono così tanti politici, per questo i tecnici sono nei ruoli chiave. Ieri, racconta il Corriere della Sera, ai ministri ha detto che il suo primo obiettivo è mettere in sicurezza l'Italia e costruire le basi per il suo futuro con una visione ambientalista e digitale. 

Per risollevare il paese Draghi in Cdm ha fatto appello all'unità, "non è un'opzione ma un dovere", ha invitato a lasciarsi alle spalle gli interessi di parte -naturali e contrastanti in una maggioranza variegata come un patchwork- per il bene del Paese. "La missione del governo è metterlo in sicurezza", ha scandito con uno sguardo ampio, rivolgendosi a tutti i presenti, "mi aspetto la massima collaborazione". E ha rivendicato l'impronta green che il governo dovrà avere, "ambientalista anche nella creazione dei posti di lavori". Non a caso avvia subito l'iter per dar vita al nuovo ministero della Transizione ecologica che verrà guidato dal fisico Roberto Cingolani, obiettivo dargli il via libera, con un decreto ad hoc, entro 10 giorni. Il 37% delle risorse del Recovery plan verranno destinate all'ambiente, il dicastero dovrà giocare un ruolo centrale.

Cosa farà adesso Giuseppe Conte, "leader" prima per caso e ora per necessità

Colao, Cingolani, Franco: il trio di ministri che gestirà i soldi del Recovery Fund

Per questo, se saranno tre i ministri a gestire gli affari correnti dell'economia, a Draghi, Vittorio Colao e Roberto Cingolani invece sarà demandata la gestione del Recovery Plan. Il Fatto Quotidiano spiega che con loro ci sarà anche Daniele Franco, probabile destinatario della delega agli Affari Europei visto che Draghi non ha nominato un ministro. 

Secondo le indicazioni del Consiglio europeo quei due ministeri gestiranno il 57% delle risorse del Pnrr: il 37% per la transizione ecologica e il 20% per quella digitale per un totale di 115 miliardi. 

Il calendario del dibattito sulla fiducia alle comunicazioni del presidente del Consiglio sarò mercoledì 17 febbraio in Parlamento. Si comincerà dal Senato alle ore 10 con le comunicazioni e il dibattito e poi, sempre mercoledì, alle ore 11,30 ci sarà la consegna delle comunicazioni programmatiche alla Camera. E quelli saranno gli unici atti in cui Draghi parlerà per spiegare cosa vuole fare. Il resto sarà improntato al top secret e alle indiscrezioni sui giornali.

Il quotidiano poi aggiunge che la struttura di spesa italiana conferisce ruoli anche a ministeri come quello delle Infrastrutture, guidato da Enrico Giovannini, che ha da sviluppare un piano di trasporto ferroviario veloce da 26 miliardi su 31 complessivi, o quello della Pubblica Amministrazione guidata da Renato Brunetta: anche lì ci sono 8 miliardi da spendere per la digitalizzazione, oppure anche quello di Mara Carfagna, visto che il ministero del Sud controlla 65 miliardi del fondo di coesione sociale. Altri soldi arriveranno all'Istruzione guidata da Patrizio Bianchi, all'Università di Cristina Messa, al turismo e alla cultura (retti da Dario Franceschini e Massimo Garavaglia). Insomma, anche se qualcuno di questi ministri è ufficialmente senza portafoglio, in realtà i fondi da spendere per la politica sono tanti e Forza Italia, Partito Democratico e Lega non si possono di certo lamentare. 

Ma i partiti restano fuori dalla spartizione dei soldi 

Repubblica però spiega oggi che i partiti resteranno fuori dalla ricostruzione. Roberto Mania segnala Al centro dell’azione del governo Draghi ci sarà la gestione delle risorse previste dal Next Generation Eu, serviranno anche sul fronte sanitario. Dei 209 miliardi che l’Europa ha destinato all’Italia, il 37 per cento andrà alla riconversione ecologica, il 20 per cento dovrà essere utilizzato alla digitalizzazione del Paese.

Saranno così i ministri Colao e Cingolani a coordinare gli interventi sui due fronti strategici. Perché il piano italiano dovrà essere in buona parte riscritto, data la sua ancora genericità e data la mancanza di una chiara struttura di governo.

A fine aprile i piani nazionali saranno presentati alla Commissione Europea che deve decidere sui 13 miliardi della prima tranche che dovrebbe partire. Piano piano arriveranno gli altri soldi fino al 2026 insieme alle riforme che l'Ue chiede: quella fiscale e quella della giustizia. Intanto ci sarà da decidere il da farsi sulle moratorie per i debiti delle imprese nei confronti delle banche. Anche gli istituti di credito vanno aiutati, aveva spiegato Draghi durante le consultazioni. 

Ieri Draghi si è chiuso con Garofoli nell'ufficio che fu di Conte: la Galleria Deti, adibita a studio del presidente del Consiglio, si affaccia sull'esterno con la loggetta all'angolo tra via del Corso e piazza Colonna dove ci sono le bandiere: per ricchezza di stucchi, dorature, pitture e quadri, rappresenta una delle maggiori attrattive della presidenza del Consiglio. È lì che si è deciso cosa vuole fare Mario Draghi adesso ed è lì che presto si riuniranno i tre ministri che dovranno prendere le decisioni più importanti per l'Italia nei prossimi mesi. 

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