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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Monte Paschi Siena, dopo il no della Bce si apre la strada all'aiuto di Stato

Fonti di Palazzo Chigi confermano: "Nessun Consiglio dei ministri in programma, ma lo schema del decreto legge è pronto". La palla nelle mani dell'esecutivo, anche se dimissionario

ROMA - Il meccanismo di vigilanza della Bce ha respinto la richiesta di Monte Paschi Siena di una proroga al 20 gennaio per completare la ricapitalizzazione fino a 5 miliardi. Una decisione che rende impossibile l'operazione con capitali privati entro fine anno. Mancano tempo e investitori. Nella decisione dell'autorità di vigilanza europea si può leggere l'orientamento a mettere pressione sul governo italiano a intervenire, oppure più semplicemente il riferimento normativo su cui la vigilanza ha esaminato la richiesta non contempla la crisi di governo come possibile causa di perturbazione finanziaria. O ancora, l'incertezza politica potrebbe durare anche oltre l'orizzonte del 20 gennaio. 

PALLA AL GOVERNO - La palla quindi passa nelle mani dell'esecutivo, anche se dimissionario. Per la soluzione della vicenda a questo punto si possono ipotizzare alcuni scenari con diverse implicazioni. La strada che sembra più gettonata è il ricorso all'art. 32 della direttiva Brrd che consente l'intervento pubblico. Il comma quattro infatti prevede che una banca può avere necessità di un "sostegno finanziario pubblico straordinario". 

L'INTERVENTO PUBBLICO - Tra le condizioni per l'intervento pubblico la prima è che la banca in questione sia solvente e in ogni caso qualsiasi intervento pubblico è subordinato all'approvazione in sede europea nell'ambito delle norme sugli aiuti di Stato. Per preservare la stabilità finanziaria lo Stato può intervenire concedendo una garanzia su passività di nuova emissione, oppure con una iniezione di fondi propri o con "l'acquisto di strumenti di capitale a prezzi e condizioni che non conferiscano un vantaggio" per la banca. In questi casi le garanzie o le misure di intervento da parte dello Stato hanno "carattere cautelativo e temporaneo e sono proporzionate per rimediare alle conseguenze della grave perturbazione e non vengono utilizzate per compensare le perdite" che la banca ha accusato o rischia di accusare nel prossimo futuro. 

MISURE DI SOSTEGNO - Quest'ultimo aspetto a una prima lettura potrebbe rappresentare un ostacolo in quanto la ricapitalizzazione da 5 miliardi di Mps è finalizzata infatti a coprire le perdite derivanti dalla cessione degli Npl. Tuttavia lo stesso articolo apre anche a misure di sostegno per far fronte a perdite per carenza di capitale come risultato di verifiche della qualità delle attività della banca. 

DA PALAZZO CHIGI - Fonti di Palazzo Chigi sottolineano come non sia prevista alcuna riunione del Consiglio dei Ministri. Le stesse fonti ritengono che lo schema di decreto legge sulle banche sia sostanzialmente pronto per essere varato, laddove fosse necessario. Un'altra strada potrebbe essere la conversione obbligatoria delle obbligazioni subordinate Mps. La direttiva europea stabilisce che uno Stato membro può "imporre" alle autorità di risoluzione (la banca centrale) l'obbligo di conversione o svalutazione degli strumenti di capitale. Nel caso Mps sarebbero convertiti 4,2 miliardi di euro di bond subordinati e a quel punto resterebbero "solo" 800 milioni per arrivare all'agognata cifra di 5 miliardi. A favore di questa ipotesi c'è l'obbligo di conversione indipendentemente da un'azione di risoluzione.

"TOCCA ALLO STATO" - "Domani bisogna dire al mercato che lo Stato c'è, con un provvedimento che metta in sicurezza il Monte dei Paschi, e dia certezze all'intero sistema bancario". Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, in un'intervista al Corriere della sera. "Francoforte fa il suo lavoro" ma un decreto del governo "non troverebbe ostacoli da parte di Bruxelles. Non faranno storie, sanno che siamo in una fase di emergenza", neanche "a fronte di un intervento diretto dello Stato nel capitale Mps. Quando è lo Stato che mette le garanzie è bene che lo Stato decida, e dia una risposta forte. Non condividevo la scelta di dare una delega in bianco alle banche internazionali mettendo sul piatto la garanzia pubbliche. E oggi alcune certezze, come quelle del felice mondo di JP Morgan, non ci sono più. Vale la pena fare un decreto per evitare altre possibili fibrillazioni nel sistema bancario", intervenendo anche sulle "norme sul diritto di recesso nelle operazioni che riguardano le banche popolari, messe in discussione dal Consiglio di Stato, prima che il caso arrivi alla Consulta, consentire alle banche di trasformare in credito d'imposta le tasse pagate in anticipo. E rimpinguare il fondo per sostenere gli esuberi bancari".

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