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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Pronti a rinunciare a soldi e ferie per il lavoro: il mondo dei 'nativi precari'

Non esistono soltanto giovani svogliati e pigri, l'altra faccia della medaglia porta alla luce la situazione di quei ragazzi adattati alla precarietà, che rinuncerebbero a tutto per mantenere la propria occupazione 

Abbiamo parlato di italiani pigri, che non vogliono spostarsi da casa per trovare lavoro o che preferiscono tentare un concorso impossibile in Italia piuttosto che andare a cercare fortuna dove ci sono maggiori possibilità occupazionali. Ma esiste anche un'altra faccia della medaglia, quella dei cosiddetti 'nativi precari', giovani disposti a tutto, anche a rinunciare ad alcuni diritti, pur di tenere stretto il proprio posto di lavoro. Si tratta di ragazzi nati negli anni '90, i cosiddetti Millennials, che hanno avuto modo di conoscere la precarietà prima ancora di entrare nel mondo del lavoro, dovendo quindi fare i conti con le enormi difficoltà che si hanno al giorno d'oggi, tra offerte ridicole e una disoccupazione giovanile altissima. A svelarlo è lo studio nazionale delle Acli, un'indagine dal titolo “Il Ri(s)catto del Presente. Giovani e lavoro nell'Italia della crisi”, condotta via web dall'Iref, Istituto di Ricerche Educative e Formative delle Acli Nazionali, coinvolgendo 2.500 italiani con meno di 30 anni. Un'analisi realizzata per capire le modalità di approccio al mondo del lavoro e la capacità di adattamento dei Millennials.

Così l'Europa aiuta i giovani a trovare lavoro

''Sono nativi precari e affrontano il mondo del lavoro e soprattutto le difficoltà con molto più realismo e coraggio di quanto si creda'', commenta il presidente delle Acli toscane, Giacomo Martelli. La ricerca ha evidenziato un'obbedienza preventiva alla precarietà, una sospensione dei propri diritti vissuta come una forma di adattamento dovuta al sistema del nuovo mondo del lavoro.

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Il 27,6% degli intervistati rinuncerebbe ai giorni festivi per mantenere il posto di lavoro, ma le percentuali scendono a favore di diritti più elementari, come i giorni di malattia retribuiti, e solo il 10,5% potrebbe rinunciarci. Il 12,4% si farebbe pagare meno del dovuto per tenersi il posto di lavoro e il 16,7% non andrebbe in vacanza pur di lavorare. Per il lavoro dei sogni accetterebbero anche di lavorare un periodo gratis (il 33,2%) e il 38% sarebbe disposto anche a lavorare nel tempo libero.

''La formazione è la risposta - commenta Martelli - E' più che mai urgente un piano per i giovani che coinvolga formazione e percorsi professionalizzanti. Dobbiamo imparare a leggere la realtà e dall'indagine condotta è chiaro che c'è troppo poca connessione tra formazione e mondo del lavoro, da qui poi si genera dispersione scolastica e la rinuncia alla ricerca di un'occupazione. E' necessario un potenziamento e un aggiornamento delle qualifiche e dei diplomi professionalizzanti che siano corrispondenti a ciò che il mercato del lavoro richiede. La formazione deve diventare un nuovo diritto del lavoro.''

Altro punto chiave, le modalità di ricerca del lavoro. ''Dobbiamo implementare meccanismi più efficaci per la selezione del personale e per migliorare l'incontro tra domanda e offerta, un nuovo sistema che parta proprio dal mondo della scuola'', conclude Martelli.

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