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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Negozi aperti anche nei giorni festivi: scoppia la battaglia di Natale

Politici, ministri, associazioni dei consumatori, lavoratori, sindacati e persino papa Francesco tornano a parlare di un tema molto sentito. Il Codacons: "Immenso danno per i piccoli commercianti e le chiusure avvantaggeranno solo le grandi multinazionali"

In tempi di crisi economica, le festività - soprattutto quello natalizie - segnano il culmine dell'attività economica, il periodo in cui le attività commerciali tentano il tutto per tutto e in cui la gente è più propensa a spendere. Da tempo però l'apertura dei negozi la domenica e durante i giorni di festa è al centro di un aspro dibattito politico, economico e sociale e a pochi giorni dal Natale politici, ministri, associazioni dei consumatori, lavoratori e sindacati hanno detto la loro ed in campo è sceso addirittura papa Francesco. 

La polemica

Bergoglio ne ha fatto ovviamente una questione religiosa, puntando il dito contro lo smarrimento del "senso cristiano della domenica illuminata dall'Eucarestia". Nei giorni precedenti il dibattito invece era stato molto più secolare, a partire dal pressing del candidato premier M5s Luigi Di Maio per l'approvazione della proposta di legge di chiusura obbligatoria degli esercizi commerciali per almeno 6 festivi all'anno. "Lavorare a Natale anche se vuoi stare con i tuoi familiari non è liberismo, è lacrime e sangue", aveva detto Di Maio. 

Il ministro dello Sviluppo economico, in un'intervista tv, si era schierato apertamente contro: "Con queste proposte si fa un favore ad Amazon e ai grandi player... a sentire queste cose trasecolo". Contro le chiusure si è fatto sentire proprio oggi anche il Codacons, che però se da un lato ha applaudito alla replica di Calenda, dall'altro non ha risparmiato critiche al M5s.

"Con questa mossa, infatti, i grillini puntano chiaramente ad ottenere i voti dei cattolici, e non si rendono conto dell’immenso danno che la chiusura dei negozi la domenica e nei giorni festivi produrrà ad esercenti e consumatori - dice il presidente del Codacons Carlo Rienzi - Se passerà tale proposta, infatti, circa 10mila piccoli esercizi commerciali che contano proprio sulle vendite nei giorni festivi, quando cioè le famiglie libere dal lavoro girano per negozi e comprano, sono destinati a chiudere i battenti. Una misura che avvantaggerà solo le grandi multinazionali straniere come Zara, H&M e simili, e ovviamente le piattaforme e-commerce come Amazon”.

Ma le polemiche non finiscono qui: dal Blog il guru del M5s Davide Casaleggio aveva tuonato: "La soluzione per le imprese non è far lavorare i negozianti o i dipendenti dei centri commerciali durante le feste o 24 ore su 24, 7 giorni su 7 come può fare solo un sito di commercio elettronico, ma l'ibridazione. Ossia combinare online e offline, click e mattoni, velocità e qualità". Parlando di e-commerce, l'Adnkronos ha riportato però che Casaleggio jr  starebbe mettendo in piedi "la più potente piattaforma web per gli e-commerce merchant e i loro partner". 

Contro le liberalizzazioni

La proposta di legge a cui Di Maio fa riferimento e per la cui rapida approvazione ha lanciato un appello a tutte le forze politiche è quella che porta come primo firmatario il grillino Dell'Orco, presentata il 15 aprile 2013, e che rivede la disciplina degli orari di apertura del commercio la domenica e nei festivi, demandando la materia alla potestà di  Regioni ed enti locali. "Al fine di contemperare l'interesse dei consumatori e la tutela dei diritti dei lavoratori del commercio", si legge nel testo passato all'unaminità alla Camera, "saranno le Regioni, di comune accordo con gli enti locali e sentito il parere dei comitati locali e delle organizzazioni di categoria, dei lavoratori e dei consumatori, a definire un piano delle aperture domenicali e festive  che (...) preveda, in ogni comune, un 25 per cento degli esercizi aperti per settore merceologico, nonché un numero massimo di dodici festività lavorative annue per singolo esercizio commerciale". 

La liberalizzazione degli esercizi commerciali, voluta dal governo Monti nel 2011, ha eliminato i vincoli di orario per negozi, bar, ristoranti, locali, grandi magazzini e supermercati, ma ha fatto piazza pulita anche di quelli che imponevano di rispettare la chiusura per mezza giornata durante la settimana, quella domenicale e quelle durante le festività. 

Sindacati sul piede di guerra

Contro le liberalizzazioni, ovviamente, ci sono anche i sindacati. "Come noto la liberalizzazione degli orari introdotta nel 2011 con il Decreto 'Salva Italia'  ha eliminato, ogni vincolo e regola in materia di orari commerciali, nel totale disinteresse degli effetti negativi prodotti su milioni di persone, in prevalenza donne, e sulle loro famiglie. Le nuove regole, ancora ferme in Parlamento, se da una parte potranno permettere agli enti locali e alle parti sociali di ridiscutere di orari di apertura degli esercizi commerciali nei territori, dall’altra, non ponendo vincoli, se non la chiusura in sole 6 festività, sostanzialmente non risolveranno il problema", fanno sapere in una nota Filcmas Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, ricordando che i lavoratori "sulla base delle norme contrattuali vigenti, e alla luce delle recenti sentenze della Cassazione potranno rifiutarsi di effettuare prestazioni lavorative in tutte le festività, senza incorrere in nessuna sanzione".

Il 23 novembre 2017, con la sentenza numero 27948, i giudici della Suprema Corte hanno infatti ribadito il proprio orientamento già espresso in un analogo provvedimento l'anno prcedente, confermando che il diritto ad astenersi dal lavoro nelle festività civili e religiose non può essere compresso da specifica disposizione del Ccnl, come ricorda il portale Lavoro e Diritti, che fa il punto sulla legislazione che regola il lavoro festivo in Italia. Tuttavia, la Cassazione conferma che l'accordo a lavorare nei giorni festivi può essere previsto da una clausola speciale acclusa al contratto individuale di lavoro. 

Verso lo sciopero natalizio?

Intanto le lavoratrici e i lavoratori di Oriocenter, il più grande centro commerciale d'Italia, hanno già messo più di 1500 firme alla petizione "Santo Natale, Santo Stefano, Capodanno non si lavora", dopo che il Consorzio operatori Oriocenter aveva spedito all'inizio di novembre una circolare per annunciare che per la prima volta nella sua storia ci sarebbe stata l'apertura totale per il 26 dicembre (dalle 9 alle 22) e che sia il giorno di Natale sia il primo dell'anno le saracinesche rimarranno alzate anche dalle 17 alle 23. "Qui ci sono mamme sole o divorziate. Che fanno? Lasciano i figli soli a Natale? I nostri sono bambini di serie B?", è il commento di una delle lavoratrici del megacenter al sito Linkiesta. Negli stessi giorni, a meno di trecento chilometri di distanza da Bergamo, la giunta provinciale di Bolzano ha approvato all'unaminità una mozione contro il lavoro domenicale e nei festivi, mentre il Corriere della Sera ricorda che l'Italia è l'unico paese in Europa che non prevede alcuna restrizione di orari e aperture per festivi e superfestivi. 

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