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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Negozi chiusi la domenica, è tutto da rifare

Andrea Dara, senatore leghista relatore della proposta di legge sulle regolamentazione delle aperture domenicali, ha annunciato che il testo "è stato cambiato totalmente". Opposizione e sindacati sul piede di guerra: '"Ennesima promessa mancata"

"Il testo proposto è cambiato totalmente rispetto a quello iniziale, perciò bisognerà ricominciare da capo e risentire le associazioni coinvolte": a parlare in merito alla proposta di legge sulla regolamentazione del lavoro domenicale è il senatore leghista Andrea Dara, il relatore del testo proposto. Rimane quindi ferma al palo la norma che avrebbe dovuto cancellare quanto fatto da Mario Monti ai tempi del governo tecnico, con il testo che sarebbe quindi da rifare. Una strada già ostica, che sembra diventare ancora più lunga.

Chiusure domenicali, il testo da cambiare

Considerando che il tema del lavoro è uno dei più delicati, con Pd e Forza Italia pronte ad attaccare, la Lega di Salvini sembra disposta ad aprire un nuovo dialogo per trovare la 'chiave' per regolarizzare le aperture domenicali dei negozi senza scontentare lavoratori, sindacati, consumatori e il mondo della grande distribuzione. Un compito non semplice, anche se il testo  presentato giovedì scorso in commissione Attività produttive della Camera è tutt'altro che blindato, come confermato dal relatore Andrea Dara.

''Ho fatto una sintesi delle proposte, ben sette, arrivate da tutte le forze politiche, il testo che ho presentato non è la Bibbia, è passibile di modifiche, e penso che Pd e Fi, forze a cui non piace la pdl, chiederanno nuove audizioni delle categorie interessate. In ogni caso -sottolinea il parlamentare leghista- noi andiamo avanti, aperti a qualsiasi proposta migliorativa, da qualsiasi parte arrivi". "Incontro Di Maio-Parolin? Lo abbiamo letto anche noi sui giornali -dice Dara-. Sappiamo che il mondo cattolico ha sempre sollecitato regolamentazione delle aperture domenicali, anche in passato ci sono state diverse uscite da parte di esponenti del clero, io non mi pongo il problema, Di Maio, inoltre è ministro del Lavoro, può dialogare con chi vuole". Secondo quanto scrive Repubblica, la conferma dello stop alla proposta di legge da sarebbe arrivata Barbara Saltamartini, presidente della commissione autorità produttive della Camera.

Chiusure domenicali, ira dei Cobas: ''Ennesima promessa non mantenuta''

Lo stop al testo che aveva sintetizzato le proposte ha già mandato su tutte le furie le sigle sindacali che si stanno occupando da vicino di questo caso. In particolare il Cobas ha lanciato pesanti accuse al governo Lega-M5s, che starebbe proseguendo la strada dei precedenti esecutivi per quando riguarda le politiche liberiste e la 'sudditanza' nei confronti dei colossi della grande distribuzione: ''Un gioco dell’oca che suona come un’enorme presa in giro per gli oltre tre milioni di lavoratori del commercio – ha commentato Francesco Iacovone del Cobas nazionale - illusi dalle solite promesse che non danno mai seguito a provvedimenti concreti''.

"Mario Monti ha fatto un decreto in quattro e quattr'otto che ha portato un intero settore all'inferno – continua  Iacovone – e il Governo del cambiamento ha partorito una proposta in commissione alla Camera, che di fatto proteggeva già lo strapotere delle multinazionali del commercio che stanno mettendo sul piatto tutto il loro peso specifico, per poi disfare tutto in un attimo e dichiarare che si torna alla casella di partenza".

"Luigi di Maio continua a dimostrarsi uno che promette e non mantiene – prosegue il rappresentante sindacale – perché le sue promesse me le ha fatte viso a viso e le hanno ascoltate milioni di lavoratori del settore. Era chiaro sin da subito che ci trovavamo di fronte alla sua mera eterna campagna elettorale, visto lo strumento legislativo scelto".

"Nelle audizioni parlamentari l’unica voce che manca è quella dei lavoratori. Sempre. E allora programmeremo un’iniziativa per portare questa categoria sotto il Ministero dello Sviluppo Economico a gridare forte tutto il suo disagio".

Codacons: "Una follia che creerà il caos"

Anche il Codacons è entrato a 'gamba tesa' sull'argomento chiusure domenicali, rivolgendo un appallo alla Lega affinché  abbandoni definitivamente qualsiasi ddl sulle chiusure dei negozi. Lo afferma l’associazione dei consumatori, commentando quanto dichiarato poco fa dal relatore della Lega, Andrea Dara: “La proposta di legge M5S-Lega creerà il caos nel settore del commercio e disparità di trattamento inaccettabili a danno dei consumatori a seconda del comune di residenza – spiega il presidente Carlo Rienzi – Il ddl prevede infatti che nelle zone turistiche gli esercenti potranno scegliere il periodo dell’anno in cui rimanere aperti (inverno in montagna, estate al mare), mentre i comuni con più di 10mila abitanti saranno avvantaggiati rispetto ai piccoli centri, potendo mantenere aperti la domenica i negozi fino a 250 mq. Discriminazioni anche in base al settore merceologico, con pasticcerie, rosticcerie, gelaterie, fiorai, librerie e negozi di souvenir che potranno rimanere aperti a danno di tutti gli altri esercizi che non godranno di analoghe deroghe".

"Con le vendite che continuano a diminuire e tutti gli indicatori economici che segnano numeri negativi - conclude Rienzi - disporre le chiusure domenicali dei negozi equivarrà a condannare a morte migliaia di piccoli esercizi e favorire di fatto i big dell’e-commerce, creando un danno a 19 milioni di italiani che fanno acquisti la domenica e i giorni festivi".

Forza Italia all'attacco: ''Effetti drammatici''

A palesare le preoccupazioni dell'opposizione riguardo all'argomento ci ha pensato Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato: "Gli effetti delle chiusure festive dei  negozi saranno drammatici: il quadro che emerge dai dati forniti dalle associazioni di categoria prefigura infatti un effetto domino  disastroso sull'occupazione e sull'intero comparto del commercio: addio a 80mila posti di lavoro, caos nel settore della distribuzione, disuguaglianze tra i diversi territori ed esercizi".

"Il fatturato complessivo dei giorni festivi -ricorda- rappresenta il 17% del totale per gli alimentari e il 22% per gli altri esercizi commerciali. Altro che migliorare la vita dei lavoratori, come dice Di Maio: già con il decreto dignità, manifesto ideologico della decrescita felice, ha causato danni irreparabili, di questo passo non si chiudono solo i negozi la domenica: si chiude l'Italia".

Dubbi e perplessità espresse anche in una nota da Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia: "Minor fatturato per la grande e piccola distribuzione, nessun vantaggio per i negozi al dettaglio, minori introiti per i lavoratori, minore libertà per il consumatore. Se al governo venisse in mente di commissionare un'analisi costi-benefici sulle chiusure domenicali delle attività commerciali - purché non taroccata come quella sulla Tav - scoprirebbe che la strada che vuole  seguire rischia di essere un colpo letale per la nostra economia. Imporre le chiusure domenicali è una scelta liberticida, illiberale e dirigista, tanto più in una contingenza come quella attuale, con un  pil vicino allo zero e la stagnazione dei consumi. Una scelta, che porterebbe vantaggi solo al commercio on line e provocherebbe la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Imporre le chiusure di negozi e centri commerciali non è una scelta per le famiglie: è una violazione della loro libertà".  

Chiusure domenicali, Conad: "Una proposta indecente"

"Una proposta indecente, che creerà di fatto il caos nel settore della distribuzione commerciale, producendo disuguaglianze e difformità tra i diversi territori ed esercizi". Così Sergio Imolesi, segretario generale di Ancd Conad, in merito alla proposta di legge sulle chiusure domenicali delle attività commerciali depositata in commissione Attività produttive della Camera. "Apprendiamo che il testo attuale prevede la possibilità per i negozi di restare aperti per un totale di 26 domeniche e 4 festività all'anno -continua Imolesi- affidando alle singole Regioni il compito di stabilire le giornate di chiusura, e contempla una serie di deroghe per le località turistiche e per le attività di dimensioni inferiori a una certa soglia. Siffatte eccezioni daranno vita a situazioni paradossali per cui, nei comuni vicini o anche nei centri urbani di una stessa città conviveranno negozi a cui è concesso restare aperti, e altri a cui questa possibilità sarà negata. Inutile dire che questi ultimi subiranno gravi danni pesantemente, in un periodo già di forte contrazione dei consumi. Vale la pena ricordare, a questo proposito, che molti acquisti domenicali sono costituiti da vendite 'a impulso', fatte prevalentemente da clienti occasionali, che verrebbero a mancare".

"Una cosa è certa, la chiusura degli esercizi farà diminuire la forza lavoro proporzionalmente alla riduzione dell'orario di apertura dei negozi che si stima in molte migliaia di unità -aggiunge Imolesi-. Parallelamente, sul fronte della regolamentazione delle singole giornate, l'attribuzione delle competenze a livello regionale introdurrà una normativa disomogenea e frammentata, limitando fortemente lo sviluppo delle catene nazionali". "Se approvata, questa legge rappresenterebbe una pesante battuta d'arresto per un comparto produttivo vitale per il Paese, mettendo in difficoltà tanto le grandi catene quanto i piccoli commercianti, che il più delle volte, per esempio, gestiscono i negozi in franchising dei grandi centri commerciali. È per questa ragione che chiediamo di intervenire subito sul testo, dopo avere ascoltato nuovamente gli attori coinvolti'', conclude Imolesi. Su 3.149 punti vendita, nel 2017 in Conad sono rimasti chiusi la domenica 1.334 esercizi, il 42,3% del totale. Di questi, 820 hanno aperto solo al mattino, i restanti 514 sono rimasti attivi tutta la giornata. Il fatturato domenicale è ammontato a 1.476 milioni di euro, circa l'11,3% del fatturato complessivo. Le aperture hanno coinvolto circa 25.000 addetti, il 47% del totale, che hanno ottenuto una maggiorazione del 30% sulle ore lavorate.

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