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Sabato, 20 Aprile 2024
ECONOMIA

Nuove elezioni? C'è il rischio stangata: torna l'incubo dell'Iva al 24%

Nel caso in cui non ci fosse un governo in autunno, la possibilità di un nuovo aumento dell'imposta sul valore aggiunto è più che concreta

Altro che reddito di cittadinanza, flat tax e pensione anticipata per tutti: se come sembra ci saranno presto nuove elezioni - oltre alla beffa delle spese da sostenere per tornare al voto (circa 400 milioni di euro) -, c’è la concreta possibilità di un nuovo aumento dell’Iva. Nell’ultima legge di bilancio il possibile incremento è stato infatti sì sterilizzato, ma solo per un anno: servono dunque 12, 4 miliardi per il 2019 e 19,1 miliardi di euro per il 2020. 

Altrimenti la tassa sui beni di consumo passerà dal 22 al 24,2%, mentre quella ridotta salirebbe dal 10 all'11,5%. Una mazzata per il commercio e più in generale per l’economia italiana. Il nuovo governo dovrà riuscire ad arrivare almeno a dicembre per approvare una manovra in grado di disinnescare le clausole di salvaguardia, una spada di Damocle che ci portiamo dietro dall’inizio della crisi.

Iva, rischio stangata con nuove elezioni

Ma nel caso in cui non ci fosse un governo in autunno in grado di approvare la manovra - ipotesi molto probabile visti gli ultimi sviluppi -  scatterebbe l'esercizio provvisorio. A quel punto, scrive Adnkronos, "le clausole di salvaguardia sarebbero inevitabili".

Secondo Confersercenti, se dovessero scattare, gli aumenti Iva imposti dalle clausole di salvaguardia avrebbero un grave impatto sui consumi, portandoci a perdere nel corso del prossimo triennio 23 miliardi di euro di spesa, circa 885 euro a famiglia. Uno stop alla domanda interna che farebbe rallentare anche il Pil, con una riduzione di 1,2 punti della crescita stimata del prodotto interno lordo tra il 2019 ed il 2021. 

Per Coldiretti, "il pericolo dell'aumento dell'Iva riguarda beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie" si legge in una nota della Coldiretti.

"La spesa alimentare - conclude la nota - è la principale voce del budget delle famiglie dopo l'abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi ed è quindi un elemento importante per la ripresa dell'economia".

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