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Venerdì, 19 Aprile 2024
La stangata

Caro bollette, nuovo decreto: a chi vanno gli aiuti, il taglio non è per tutti

Non ci sarà un nuovo scostamento di bilancio (più deficit), nonostante sia invocato in queste ore da tutti i partiti. L'intervento è di circa 5 miliardi: destinatarie saranno famiglie a basso reddito e piccole imprese o imprese in settori particolarmente danneggiati

Non ci sono più dubbi. Il governo interverrà, e lo farà a breve, per dare una mano alle famiglie e alle imprese maggiormente colpite dal caro bollette. Ma non saranno aiuti per tutti. Si va verso un nuovo decreto legge per calmierare i costi di luce e gas già questo giovedì in Consiglio dei ministri. Secondo quanto trapela, il ministero dell’Economia sta facendo i conti e prevarrà la prudenza. Che cosa significa? In sintesi, non ci sarà un nuovo scostamento di bilancio (più deficit), nonostante sia invocato in queste ore da tutti i partiti. L'intervento è di circa 5 miliardi, cifra simile a quanto già stanziato nella legge di bilancio per il primo trimestre 2022. La corsa del prezzo dell’elettricità e le tensioni sui mercati internazionali dell’energia da mesi facevano presagire brutte notizie per gli italiani. Sta andando peggio del previsto.

Caro bollette, arriva un nuovo decreto legge

Gli aiuti non saranno generalizzati, ma mirati ad aiutare le categorie più in difficoltà: famiglie a basso reddito e piccole imprese o imprese in settori particolarmente danneggiati. Visto che il prio trimestre è considerato coperto dagli interventi già licenziati mesi fa, il nuovo sostegno va a coprire il secondo trimestre dell’anno. Il governo ha già stanziato 11 miliardi tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, in diversi provvedimenti. Se fosse confermata l’entità, si andrebbe verso i 16 miliardi complessivi. Una cifra importante, nota Repubblica, ma lontana non solo dai desiderata politici (il leader della Lega Salvini chiede un impegno via deficit di 30 miliardi). Ma non c'è solo il mondo politico a mugugnare.

Le proiezioni di Confindustria prevedono una spesa di 37 miliardi a carico delle industrie a causa dei rincari dell'energia per quest’anno, in aumento stellare rispetto ai 20 dell’anno scorso e agli 8 miliardi di un paio di anni fa. "Le misure messe in campo dal governo sono ideologiche e inefficaci", spiega Aurelio Regina, delegato da Carlo Bonomi all'energia, intervenuto a un seminario di Unindustria. Il caro energia sarà "il principale problema dell'industria nei prossimi anni". Le proposte di Confindustria non sono nuove: l'aumento della produzione italiana e un incentivo per abbattere il 95% dell'imposta nazionale e regionale sul consumo di gas naturale. Il Centro studi di Confindustria lancia l'allarme sul Pil: "Se i prezzi rimangono a questi livelli l'impatto sarà dello 0,8%". 

Conti alla mano, l’aumento del prezzo dell’energia rischia di avere un costo totale l’anno prossimo superiore all’intero pacchetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, spiega che "servono molti soldi, finora sono stati stanziati 5,5 miliardi per il primo trimestre 2022, rimangono altri 9 mesi da coprire, se il governo riesce a recuperarli senza fare deficit aggiuntivo tanto meglio".Che fare?: "Le aste Ets per la Co2: tutti i proventi vengano destinati a calmierare gli aumenti - suggerisce Misiani -  E poi gli extra profitti: c’è già un primo intervento nel decreto Sostegni ter, se è necessario rafforzarlo, ragionando su meccanismi non punitivi per le aziende che li hanno maturati". Un nuovo scostamento di bilancio appare inevitabile a M5s e Leu. Salvini chiede un "decreto sostanzioso". Le frizioni tra i partiti in maggioranza e Draghi non mancheranno.

Niente scostamento di bilancio (per ora)

Palazzo Chigi e Tesoro resisteranno alla richiesta di extra deficit: il messaggio fatto filtrare più volte in questi giorni è che si sta valutando un eventuale intervento per il secondo trimestre dell'anno ma solo con le risorse a disposizione. Grazie alla crescita superiore alle attese nel 2021, ai sussidi anti Covid non spesi che risultano dalle pieghe del bilancio e ai proventi delle aste delle quote di emissione di CO2, si potrebbe raggranellare un fondo tra i tre e i cinque miliardi di euro per sterilizzare i rincari.

"Entro il 2030 dobbiamo raddoppiare le nostre fonti rinnovabili, vale a dire che, da quest'anno, dobbiamo decuplicare il numero di nuovi impianti eolici e fotovoltaici installati annualmente", dice alla Stampa il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Ma nel Paese dei veti incrociati, dove troverete il posto per pannelli e pale? "Abbiamo avviato un dialogo con le Regioni e i Comuni. Con il ministro Maria Stella Gelmini e l'Associazione nazionale dei comuni italiani, l'Anci, ci siamo già riuniti più volte. Lo scopo è identificare le aree idonee. Dobbiamo sfruttare soluzioni innovative, come le piattaforme galleggianti fotovoltaiche ed eoliche, a diverse miglia dalla costa". Ma si tratta di progetti a lunga scadenza. Il tempo stringe.

Se quasi tutto l'arco parlamentare evoca lo scostamento di bilancio per "abbattere gli aumenti" , il governo frena anche perché in Senato sta per cominciare la discussione sul decreto Sostegni approvato dal Consiglio dei ministri il 21 gennaio scorso. Senza un accordo, quando ci saranno da votare gli emendamenti, l'esecutivo rischia il blitz della maggioranza sulle bollette. L'ultimo anno del governo Draghi inizia così. L’ipotesi di tassare i profitti straordinari delle compagnie energetiche, con un “contributo di solidarietà”, beneficia di un appoggio politico largo, ma ci sono difficoltà applicative. Il taglio dell’Iva, costoso, produrrebbe i suoi effetti troppo tardi. Più facile allora ridurre ancora tramite decreto  - come già fatto in parte -  gli oneri di sistema che gravano sulle bollette (come il contributo per lo smantellamento delle centrali nucleari). 

I Comuni rischiano di dover tagliare i servizi

Il primo cittadino di Pesaro e coordinatore dei 70 sindaci eletti dal Pd, Matteo Ricci, avverte che gli scenari futuri sono negativi: "L'intervento messo in campo dal governo sul caro bollette non è sufficiente. L'inflazione è una vera e propria emergenza che molti Comuni non riusciranno ad arginare, rischiando di non chiudere i bilanci. Ma anche per i Comuni più virtuosi, la prospettiva sarà drammatica: saranno costretti ad aumentare le tasse ed inevitabilmente tagliare fondi ai servizi, da quelli essenziali, educativi e welfare, oltre che cultura, turismo, lavori di manutenzione. Scelte – ha concluso Ricci – che ricadranno in maniera drammatica sui cittadini e non solo perché a causa dell'inflazione il rischio è che non si riesca a gestire le risorse del Pnrr".

L'attesa ora è tutta per capire quali saranno i parametri di reddito delle famiglie in base alla quale verranno stanziati i nuovi aiuti tramite decreto, e quali i settori considerati "più colpiti" che entreranno nel nuovo provvedimento, forse già la prossima settimana.

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