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Giovedì, 25 Aprile 2024

Charlotte Matteini

Opinionista

Lavoro a 2 euro l'ora: e il problema sarebbe il Reddito di cittadinanza?

"La spesa totale dell'Inps nel 2021 è stata di 365 miliardi di euro, tra pensioni e assistenza: abbiamo speso circa 60 miliardi di euro per prestazioni covid. Continuiamo a dire che il 65% del Reddito di cittadinanza va al Sud ma dimentichiamo di dire che il 70% delle prestazioni covid sono andate al Nord", ha dichiarato il presidente dell’Inps Pasquale Tridico durante la presentazione del rapporto annuale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. 

Il Nord non è esente da sostegno al reddito

Non parole, ma dati certificati. Nonostante da anni, ormai, venga agitato in ogni occasione lo spauracchio dell’assistenzialismo puntando il dito contro il reddito di cittadinanza erogato per la gran parte al Sud, arrivando a paragonarlo addirittura al voto di scambio – e dimenticando che, allora, se il metro di giudizio dev’essere questo, qualsiasi promessa elettorale assumerebbe le sembianze di un voto di scambio, visto che in campagna elettorale ogni politico promette misure che interessino ai propri potenziali elettori – i dati dell’Inps certificano che il Nord e il sistema impresa non sono certo stati esenti da misure a sostegno del reddito in tempo di crisi e pandemia. Com’è giusto che fosse.

Proseguendo, Tridico ha anche sottolineato che sebbene nel 2021 l’economia abbia segnato un forte recupero, è allo stesso tempo evidente un forte squilibrio che interessa il mercato del lavoro, stretto tra precarietà e bassi salari. E lavoro nero. Dall’ultima analisi condotta dalla Cgia di Mestre, emerge che in termini assoluti il Nord è l'area del Paese con il maggior numero di lavoratori in nero, pari a 1.281.900, seguita dal Mezzogiorno con 1.202.400, mentre al Centro se ne contano 787.700, ma l'area del Paese con maggiore incidenza del lavoro irregolare è il Mezzogiorno (17,5%), seguita dal Centro (13,1%) e dal Nord (10%), a fronte di una media nazionale del 12,6%. 

"Buona parte dei settori più interessati dall'economia sommersa è anche quella dove le retribuzioni previste dai contratti nazionali di lavoro sono ben al di sotto dei 9 euro lordi all'ora. La concorrenza sleale praticata dalle realtà che fanno un massiccio ricorso a lavoratori irregolari è fortissima", rileva Cgia. Attenzione: il dito è puntato contro chi sfrutta i lavoratori irregolari, non contro chi è costretto ad accettare lavori in nero, pagati miseramente, per sbarcare il lunario. E magari nel reddito di cittadinanza vede un’ancora di salvezza che gli permette di poter rifiutare condizioni da schiavismo

Le offerte di lavoro sono da schiavitù

Ma quali sono le offerte in cui si imbattono molti lavoratori del Sud? Basta aprire un qualsiasi motore di ricerca lavoro per trovare una marea di proposte a condizioni totalmente illegali e disumane, pubblicate alla luce del sole. A Giugliano viene offerto un lavoro da addetta alle vendite in un supermercato da 10 ore al giorno per 6 giorni alla settimana. Lo stipendio? 450 euro al mese. A Napoli, un bar cerca un ragazzo per consegne esterne da far lavorare 7 ore al giorno per sei giorni alla settimana. La retribuzione? 100 euro a settimana. A Palermo, un panificio cerca una commessa full time che lavori 60 ore a settimana per 800 euro al mese. E poi, ancora: a Messina, un bar cerca un aiuto barista per 9 ore al giorno 6 giorni su 7 per 130 euro a settimana. Potrei continuare all’infinito, proposte come queste ce ne sono letteralmente a bizzeffe.  

A fronte di dati e rapporti che certificano la drammatica situazione del Sud e a fronte di centinaia e centinaia di testimonianze che raccontano le condizioni proposte ogni giorno, come si può ancora puntare il dito contro chi percepisce il reddito di cittadinanza e parlare di voto di scambio quando, invece, dovrebbe essere chiaro e palese quanto questo strumento sia necessario per permettere a queste persone di non morire letteralmente di fame, dando loro la possibilità di rifiutare lavori a condizioni illegali e disumane? 

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