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Giovedì, 30 Novembre 2023
Economia

Turismo, 250mila nuovi posti di lavoro entro il 2023: ma la formazione è un problema

Più del 10% del Pil, una spinta per i consumi, un fattore di integrazione. Ma c'è un problema di formazione del personale, con un grosso scollamento tra la preparazione fornita dai normali percorsi scolastici e quella realmente richiesta dal mercato del lavoro

In Italia il turismo è e sarà nei prossimi anni un settore sempre più decisivo per l’occupazione: 250mila nuovi posti di lavoro entro il 2023. Più del 10% del Pil, una spinta per i consumi, un fattore di integrazione enorme. Posti di lavoro non solo per camerieri, addetti alle pulizie e cuochi: infatti tra le figure professionali più ricercate dalle imprese spuntano esperti di marketing, specializzati in ITC e social media manager. Anche se, è la denuncia di Confesercenti, rimane irrisolto il nodo della formazione. A fare i conti sul settore è un'indagine condotta dal Centro Studi Turistici per l'Ente bilaterale del turismo (Ebntur) fondato da Assocamping, Assohotel, Assoviaggi, Fiba, Fiepet insieme a Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil.

La cosiddetta intensità occupazionale del settore, infatti, è in crescita. Attualmente il turismo dà lavoro, direttamente e indirettamente, al 14,7% della forza lavoro italiano, ma l’incidenza salirà al 16,5% già nel 2028: un dato superiore a quello di Slovenia, Francia e Spagna, ma inferiore all’apporto occupazionale fornito dal turismo in Grecia – dove vale il 24,8% dell’occupazione – in Croazia (23,5%) e in Portogallo (20,4%).

Turismo, (tanto) lavoro in stabilimenti balneari e alberghi

Le assunzioni saranno molto numerose presso ggli stabilimenti balneari, infatti il 38,9% dei titolari segnala la volontà di prendere uno o più nuovi dipendenti. Un dato su cui influisce la normalizzazione del settore in seguito all’intervento sulla Bolkestein. Al secondo posto gli alberghi (30,3%), seguiti dalle altre strutture ricettive (28,6%) e dalla ristorazione (28,4%). Il reclutamento avviene soprattutto attraverso contatti diretti e/o passaparola: insomma, il classico cartello ‘cercasi addetto’, canale battuto nel 51% dei casi. Al secondo posto – anche se a grande distanza – gli annunci di lavoro su quotidiani, periodici e riviste di settore (9%) e Centri per l’Impiego (8,7%), seguiti dai canali social (8,4%).

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Assoturismo Confesercenti, problema è formazione personale

Ma servirà soprattutto personale con esperienza specifica per la mansione proposta, richiesta dal 37% delle imprese che assumono. Segue, nelle preferenze delle aziende, il personale con esperienza generica nel settore (segnalata dal 32%), ma c’è anche un 28% che è disponibile ad assumere persone senza reali esperienze lavorative pregresse, da formare sul posto di lavoro. Le difficoltà ad assumere personale preparato sono tante e preoccupanti: il 26,2% nelle imprese lamenta infatti l’inadeguata qualificazione delle risorse umane. Un ‘collo di bottiglia’ nel mercato del lavoro turistico, che rende difficile il reperimento di diverse figure professionali chiave per il settore, tra cui cuochi, addetti di sala, camerieri, addetti ai piani, account executive e specializzati in marketing.

"Il turismo si conferma un settore dinamico anche dal punto di vista dell’occupazione. Ma continua a soffrire un problema di formazione del personale, con un evidente scollamento tra la preparazione fornita dai normali percorsi scolastici e quella realmente richiesta dal mercato del lavoro", commenta Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti. "Una situazione che rischia di compromettere anche le potenzialità del turismo di crescere e contribuire alla ripartenza del Paese: in un mercato sempre più globalizzato come è ormai quello del turismo, la qualificazione professionale degli addetti è un elemento chiave per competere con successo sul piano internazionale".

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