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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia Italia

Pace fiscale o condono: approvata la rottamazione delle cartelle

Sanare la propria posizione col Fisco pagando il 20% del non dichiarato in 5 anni: il governo approva la definizione agevolata. Ma la pace fiscale è riservata a chi ha compilato la dichiarazione dei redditi. Tetto massimo di 100mila euro e più sanzioni per gli evasori

Con l'approvazione del decreto fiscale e della manovra di bilancio il Governo Conte trova una sintesi tra le proposte avanzate da Lega e 5 stelle. Dopo un lunedì di alta tensione la quadra è stata trovata in particolar modo sul capitolo della cosiddetta 'pace fiscale.

Lunedì sera il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia fiscale. Tra le misure introdotte quelle relative alla cosiddetta Pace Fiscale che prevede:

  1. per chi aveva già beneficiato della rottamazione bis e ha versato almeno una rata, la possibilità di ridefinire il proprio debito con il fisco (relativo al periodo tra il 2000 e il 2017) a condizioni agevolate, tra cui l’esclusione dal pagamento delle sanzioni e degli interessi di mora, la possibilità di rateizzare il pagamento (massimo 10 rate consecutive di pari importo) in 5 anni pagando un interesse ridotto del 2% l’anno e quella di compensare i debiti con il fisco con i crediti nei confronti della pubblica amministrazione;
  2. la cancellazione automatica di tutti i debiti con il fisco relativi al periodo che va dal 2000 al 2010 di importo residuo fino a 1000 euro;
  3. varie ipotesi di definizione agevolata delle controversie tra i contribuenti e il fisco. In particolare, si prevede la definizione agevolata dei carichi affidati all’agente della riscossione a titolo di risorse proprie dell’Unione europea; delle controversie tributarie nei confronti dell’Agenzia delle entrate; degli atti del procedimento di accertamento; degli atti dei procedimenti verbali di contestazione; delle imposte di consumo.

Viene inoltre introdotta una misura che farà piacere a molti professionisti: il decreto fiscale prevede che il pagamento dell’Iva slitti al momento in cui la fattura viene incassata.

Fattura elettronica dal 1 gennaio 2019

Il decreto fiscale mantiene l’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica dal primo gennaio 2019, riducendo per i primi sei mesi le sanzioni previste per chi non riuscirà ad adeguare i propri sistemi informatici.

Si dà inoltre la possibilità di emettere fatture entro 10 giorni dalla operazione alla quale si riferiscono. Inoltre, si prevede che le fatture debbano essere annotate nel registro entro il giorno 15 del mese successivo alla loro emissione. Sempre nell’ottica della semplificazione viene abrogato l’obbligo di registrazione progressiva degli acquisti.

Oltre all’obbligo di fatturazione elettronica, si introduce l’obbligo generalizzato di memorizzare e trasmettere telematicamente i corrispettivi. Questo consentirà di eliminare alcuni adempimenti contabili come l’obbligo di tenuta dei registri e conservazione delle fatture e degli scontrini e un controllo maggiore e meno invasivo dell’Agenzia delle entrate. L’obbligo parte per chi ha un volume d’affari superiore a 400 mila euro dal primo luglio 2019. Per gli altri dal primo gennaio 2020.

Quota 100 e reddito di cittadinanza, via libera del Governo 

Nello specifico, i 5 Stelle avevano chiesto un 'tetto' come limite della possibilità, per ogni contribuente, di mettersi in regola. Oltre alla assicurazione che la pace fiscale venisse circoscritta a tutti quei cittadini che non hanno pagato le tasse dovute, ma in ogni caso hanno segnalato in modo fedele il proprio debito al fisco, ovvero hanno effettuato correttamente tutte le dichiarazioni.

A chi è riservata la pace fiscale

La soluzione individuata prevede un'aliquota del 20% sulle somme non dichiarate nei cinque anni precedenti, fermo restando un limite di un terzo sull'imponibile dichiarato, con un tetto massimo di 100mila euro. Arriva anche lo stralcio delle mini-cartelle sotto i mille euro relative al periodo 2000-2010 e si conferma la rottamazione ter.

Una raffica di sanatorie che i rappresentanti del governo hanno negato si tratti di condono. "Lei lo chiami come vuole, sono scelte lessicali, noi la chiamiamo definizione agevolata", ha risposto il presidente del Consiglio.

Che cosa è la pace fiscale

Vediamo ora le misure che sono previste nel decreto fiscale e quali saranno invece posticipate. Salvini proponeva di inserire nel decreto fiscale lo stralcio delle cartelle di Equitalia "per chi ha fatto la dichiarazione dei redditi ma non è riuscito a pagare tutto".

"Il nostro obiettivo è semplificare e pagare sempre di meno - spiega Salvini - ma ho ben chiari quali sono i nodi".

"Gli evasori totali, quelli che non hanno mai compilato la dichiarazione dei redditi, per me devono marcire in galera fino alla fine dei loro giorni, ma l'artigiano, il piccolo imprenditore o il commerciante che è schiavo di una cartella da 40mila euro da una vita, deve poter tornare a vivere e quella cartella va stracciata. Ne sono straconvinto e questo c'è nel contratto di governo".

La sintesi del contratto tra Di Maio e Salvini (per chi non ha molto tempo) 

La "pace fiscale" rappresenterebbe uno dei serbatoi principali della manovra. Nella bozza del Decreto fiscale sono confermate la rottamazione ter e il condono sulle mini-cartelle fino a mille euro con alcune modifiche rispetto alle versioni precedenti che puntano ad allargare le maglie.

Il mini-condono dei debiti fino a mille euro riguarderebbe quelli iscritti a ruolo dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2010 e comprenderebbe multe e bollo auto con una perdita di gettito di poco più di 500 milioni di euro.

Tra le misure "ritoccate" rispetto alla precedente bozza quella che riguarda la definizione agevolata delle liti fiscali per cui si stimano entrate pari a 500 milioni di euro di euro nel prossimo quinquennio (considerando la possibilità di 20 rate trimestrali) e per le quali si prevede il pagamento della metà del valore della controversia nel caso in cui si è perso in primo grado e di un quinto del valore della controversia se il contribuente ha perso nel secondo grado di giudizio (nella bozza precedente si ipotizzava il versamento di un terzo).

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