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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia Forlì-Cesena

Un euro l'ora per lavorare nei campi e dormire su un materasso sporco: 4 arresti per caporalato

La scoperta in Emilia Romagna, nella provincia di Forlì: i lavoratori venivano pagati 250 euro al mese, ma 200 euro venivano trattenuti dai caporali per vitto e alloggio in un casolare in pessime condizioni

Il coronavirus non ferma il fenomeno del caporalato in Italia. Quattro persone sono state arrestate dalla Squadra Mobile della Questura di Forlì con l'accusa di sfruttamento della manodopera: i lavoratori venivano pagati 250 euro l'ora, ma di questi 200 venivano trattenuti per pagare vitto e alloggio in un casolare sporco e fatiscente. Le quattro ordinanze di custodia cautelare sono scattate al termine di una indagine durata sei mesi: l'utilizzo di un drone ha permesso di riprendere l'effettiva attività nei campi che ai lavoratori sfruttati rendeva, conti alla mano, poco più di un euro l'ora. I lavoratori erano anche costretti a vivere in un casolare fatiscente e sporco, dormendo su materassi posti per terra, senza acqua calda e con poco cibo.

Caporalato in Emilia Romagna, lavoratori pagati poco più di un euro l'ora

Sono 45 le persone, in gran parte richiedenti asilo e tutti pachistani o afgani, passati tra le “grinfie” dei quattro arrestati, anche loro pachistani, due di 44 anni e altri due di 22 anni, reperiti e portati in carcere in Romagna, a Carpi e in provincia di Treviso. L'indagine, guidata da Mario Paternoster, dirigente della Squadra Mobile forlivese, ha monitorato l'impiego di questi lavoratori in 6 aziende agricole di Forlì, Castrocaro, in provincia di Forlì, San Clemente e San Giovanni in Marignano, in provincia di Rimini e a Bagnara di Romagna in provincia di Ravenna. Proprio Bagnara era la “base operativa” dei caporali, ed in particolare un casolare agricolo isolato dove venivano ricoverati e isolati i lavoratori sfruttati. Questi percepivano 250 euro al mese a testa, di cui però 200 trattenuti per il vitto e l'alloggio, un alloggio fatiscente costituito da un materasso in terra e servizi sporchi e insufficienti, per esempio neanche la disponibilità dell'acqua calda o cibo a sufficienza. “Trovandosi in un'area lontana dai centri abitati vivevano anche nell'isolamento sociale e finivano per dipendere in tutto e per tutto dai 'caporali', anche se avevano bisogno di un pacchetto di sigarette”, spiega Paternoster.

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(Le immagini scattate dalla Polizia all'interno del casolare in cui vivevano i lavoratori sfruttati -FOTO ANSA)

Caporalato in Emilia Romagna, 4 arresti e 8 denunce

Grazie a due società paravento - definite dagli inquirenti poco più che partita iva su un biglietto da visita – il gruppo dei pachistani prendeva in appalto lavori di raccolta di frutta e verdura e di potatura presso società agricole e coltivatori diretti, con ribassi rispetto al prezzo di mercato di circa il 30-40%, in parte in nero. Dati i bassissimi importi pagati ai lavoratori, gran parte del denaro incassato finiva in Pakistan mediante 'money transfer'. Gli inquirenti hanno stimato che nei mesi monitorati il caporalato abbia fruttato circa centomila euro. 

Oltre ai 4 arresti sono state denunciate 8 persone a piede libero, tutte italiane. Si tratta dei titolari delle attività agricole che si sono avvalsi della manodopera sfruttata e del proprietario del casolare di Bagnara. Gli immigrati - che venivano tenuti sotto scacco non solo con il denaro che dovevano ricevere, ma anche con le minacce nei confronti di quelli che manifestavano la volontà di rivolgersi ai sindacati per far valere i propri diritti - sono stati affidati ai servizi sociali del territorio di Ravenna. All'indagine hanno collaborato le squadre mobili di Ravenna, Rimini, Treviso e Modena.

Caporalato, il ministro Bellanova: ''Regolarizzare i lavoratori sfruttati''

"Cinquanta euro euro al mese per lavorare nei campi fino a 80 ore a settimana. Così venivano sfruttati 45 richiedenti asilo da un'organizzazione i cui capi sono ora in arresto. Ancora una volta si conferma l'efficacia della legge contro il caporalato, una legge giusta e necessaria, se vogliamo mettere in ginocchio l'illegalità nelle nostre campagne". 

E' il commento del ministro Teresa Bellanova in merito all'operazione contro il caporalato condotta nella provincia di Forlì, in Emilia-Romagna: "Si conferma quello che ripeto in questi giorni: dobbiamo combattere lo sfruttamento di chi è costretto a lavorare per paghe da fame e a vivere in condizioni precarissime. Quando parlo di regolarizzare queste persone, parlo di combattere il lavoro nero, di tutelare tutte quelle imprese che scelgono, e sono la maggior parte, la legalità, di garantire concorrenza leale, di assicurare diritti e dignità. È una sfida di civiltà, giustizia sociale, buona economia che ci interroga tutti. Io non mi tiro indietro".

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