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Giovedì, 25 Aprile 2024
Le norme sul contante

Pagamenti col Pos: i 3 motivi dietro lo stop all'obbligo. Ma la Corte dei conti boccia la misura

Dal 2023 le sanzioni scatteranno solo sopra i 60 euro. L'organo di controllo però avanza diverse perplessità e critica anche l'innalzamento del tetto al contante e la "pace fiscale"

La Corte dei conti boccia la "pace fiscale" e le misure sul contante che la maggioranza si appresta a varare con la manovra di bilancio, ovvero l'innalzamento da 1.000 e 5.000 euro del tetto all'utilizzo del denaro cash e la cancellazione dell'obbligo, per commercianti e professionisti, di accettare pagamenti con carte e bancomat per qualsiasi importo (dal 2023 sanzioni scatteranno solo se si rifiutano transazioni sopra i 60 euro).

Pos: perché il governo vuole cancellare l'obbligo sotto i 60 euro

Per quanto riguarda la norma sul Pos sono principalmente tre le motivazioni con cui nella relazione illustrativa della manovra viene giustificata la cancellazione dell'obbligo di accettare pagamenti tracciabili sotto i 60 euro: 

  • l'esigenza di assicurare la proporzionalità tra l'entità della sanzione irrogabile (in ogni caso non inferiore a 30 euro) e l'importo del pagamento rifiutato;
  • la necessità di tenere conto della "crisi di liquidità e degli incrementi dei costi produttivi, gestionali e operativi, prodotti in capo agli operatori economici dall'inflazione e dall'aumento dei costi dei prodotti energetici";
  • il ripristino dal 1° luglio 2022 della misura ordinaria del 30 per cento del credito di imposta sulle commissioni bancarie per le transazioni (dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022 era stata riconosciuta una percentuale del 100%). 

Insomma, per la maggioranza l'obbligo di Pos va messo nel cassetto (almeno per i piccoli pagamenti): sia perché le multe sarebbero sproporzionate rispetto agli importi incassati (oggi la sanzione per chi non accetta i pagamenti cashless è di 30 euro a cui va aggiunto il 4% del valore della transazione), sia perché i commercianti devono far fronte all'inflazione e al caro energia e con lo smantellamento dell'obbligo diminuirebbe il peso delle commissioni. 

Le critiche della Corte dei conti 

Quelle sul contante però sono misure che non convincono la Corte dei conti. È quanto emerge dal documento che l'organo di controllo sui conti pubblici ha presentato in audizione alle commissioni bilancio riunite di Camera e Senato. Sono diverse le perplessità espresse nella relazione che cita espressamente i due provvedimenti "in materia di mezzi di pagamento" previsti dall'articolo 69 della legge di bilancio.

"Una riduzione dell'uso del denaro contante - si legge - , il cui trasferimento - per definizione - non è tracciabile, potenzia l'azione di controllo e, ancora prima, rende le attività criminose più difficili da compiere. Di converso la diffusione dei pagamenti elettronici, oltre a garantire la libertà di scelta dei consumatori, costituisce un presupposto fondamentale per semplificare gli adempimenti fiscali e amministrativi, nonché concorre all'emersione delle basi imponibili segnatamente in quei settori rivolti al consumatore finale ove più diffusi sono i fenomeni evasivi".

E ancora: "In un'ottica di lungo periodo - si legge sempre nel documento - la diffusione dei pagamenti elettronici potrebbe consentire di sviluppare - da parte dell'amministrazione finanziaria e anche di altre pubbliche amministrazioni - servizi in grado di ridurre drasticamente gli adempimenti di cittadini e imprese".

Quanto all'argomentazione "che i pagamenti elettronici comportano una maggiore onerosità rispetto all'uso del contante", rileva la Corte dei conti, "tale affermazione trascura i costi pubblici e privati connessi all'utilizzazione delle banconote e delle monete che le analisi della Banca d'Italia hanno messo in evidenza". Da ultimo nella relazione viene segnalato che "l'innalzamento del tetto dei pagamenti e, in particolare, la non sanzionabilità dei rifiuti ad accettare pagamenti elettronici di un determinato importo possano risultare non coerenti con l'obiettivo di contrasto all'evasione fiscale previsto" nel piano nazionale di riprese e resilienza. Per la Corte dei conti dunque quelle sul contante sono misure non coerenti col Pnnr e i cui benefici per lo Stato sono assai discutibili. 

Perché il governo vuole alzare il tetto ai contanti 

Per quanto riguarda l'innalzamento del tetto sul contante a 5mila euro, Meloni aveva spiegato che "ci sono paesi in cui il limite non c'è e l'evasione è bassissima". Secondo la maggioranza dunque non ci sarebbe correlazione tra il tetto ai pagamenti cash e la diffusione dell'economia sommersa. Di più: nella replica in Senato sulla fiducia all'Esecutivo la premier aveva aggiunto che "strumenti di questo genere in un mercato come quella europeo funzionano se sono uguali per tutti, la Germania e l''Austria non hanno un tetto al contante" e quindi, fissando un limite molto basso, "noi rischiamo di non favorire la nostra competitività".

Una motivazione che evidentemente non ha convinto la Corte dei conti: "La soglia di utilizzo del contante non è imposta uniformemente a livello UE ma ogni Stato membro può fissarne la misura" si legge infatti nella relazione. "Tale libertà di scelta dovrebbe, comunque, sottintendere una coerenza con la gravità dei fenomeni criminosi presenti in ciascuno Stato membro che le citate direttive e le correlate norme interne (…) intendono contrastare". Insomma, sul fronte dell'evasione la situazione italiana non è paragonabile con quella di altri Stati europei e secondo la Corte dei conti l'utilizzo della moneta elettronica è uno strumento potente per ridurre il sommerso. 

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La "pace fiscale" (e suoi rischi)

Anche sulla "pace fiscale" le perplessità sono diverse. Quella sulla cancellazione delle cartelle fino a 1.000 euro e le altre norme inserite in manovra "in assenza di qualsiasi valutazione sulla effettiva situazione di disagio del debitore" rischiano di portare, si legge nella relazione, al "convincimento che il sottrarsi al pagamento dei tributi possa essere notevolmente vantaggioso". C'è dunque il pericolo, precisa la Corte dei conti, che la "tenuità" della sanzione possa "aggravare ulteriormente il fenomeno da tempo segnalato dalla Corte, delle imposte dichiarate e non versate".

La possibilità poi di versare la sola imposta dovuta per chi ha "omessi o carenti versamenti dovuti a seguito di rateazioni" porta ad una "disparità di trattamento rispetto ai contribuenti che hanno rateazioni in corso che e stanno onorando regolarmente". La norma sullo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro, inoltre, può portare alla "cancellazione di molte "singole partite" dovute da uno stesso debitore per importi complessivi in molti casi ben superiori alla soglia fissata". 

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