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Giovedì, 18 Aprile 2024
Dopo due anni da incubo

La ripartenza (a ostacoli) dei parchi divertimento: sarà tutto come prima?

Due anni di fatturati in rosso, ristori come ''briciole'' e adesso la stangata delle bollette. Come si prepara il settore alla ripartenza? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Ira, presidente di Leolandia, e a Luciano Pareschi, Ceo di Caribe Bay

La pandemia, la chiusura totale e una riapertura con il contagocce. Per il settore dei parchi divertimento gli ultimi due anni sono stati un vero incubo, un tunnel oscuro da cui l'intera categoria spera di uscire quest'anno. Tra il 2020 e il 2021 le perdite sono state elevatissime per chi è riuscito a rimanere in piedi, ma in molti casi la chiusura o la cessione sono state inevitabili. Uno scenario nero, reso ancora più desolante dalla quasi assenza di ristori da parte del Governo, protagonista lo scorso anno di un braccio di ferro con la categoria sulla data di riapertura. Il picco di contagi avvenuto nel periodo natalizio e l'aumento astronomico delle bollette hanno poi contribuito a rendere il percorso verso la riapertura ancora più in salita. Ma adesso, ci siamo quasi. 

Parchi divertimento: riaperture e misure

Il comparto dei parchi divertimento (tematici, acquatici e faunistici) si prepara alla nuova stagione e per alcuni manca davvero poco, come confermato a Today.it da Giuseppe Ira, presidente di Leolandia, il parco di Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo: ''Ci stiamo preparando ad aprire il prossimo 12 marzo, in anticipo rispetto al solito, come stanno facendo anche altri parchi. Abbiamo passato due anni terribili e adesso non vediamo l'ora di ricominciare a lavorare e recuperare quanto perso. Per quanto riguarda le misure da adottare, tutto dipenderà dalla situazione epidemiologica e dai limiti derivanti dal fatto che la Lombardia è ancora in zona gialla, ma speriamo che entro il 12 marzo la situazione possa migliorare ancora. Inoltre, fino a quando sarà attivo, continueremo a chiedere il super green pass all'entrata''.

Giuseppe Ira presidente LEOLANDIA-2
(Giuseppe Ira - Presidente di Leolandia)

Quelli che dovranno aspettare un po' di più, per ovvi motivi, sono i parchi acquatici, come rivelato a Today.it da Luciano Pareschi, Ceo e founder di Caribe Bay il primo ed unico parco acquatico a tema in Italia, situato a Jesolo, in provincia di Venezia: ''Noi riapriremo il prossimo 28 maggio perché il nostro parco funziona d'estate e con il caldo, ma siamo già pronti ed organizzati, ci stiamo preparando senza problemi. Non come lo scorso anno, quando il 26 di luglio ci dissero che dal 6 di agosto sarebbe entrato in vigore il green pass, lasciandoci con pochissimo tempo a disposizione per soddisfare le disposizioni e in grande difficoltà, vista anche la bassa percentuale di vaccinati che c'era la scorsa estate. Quest'anno, per rendere ancora più agevole la fruizione delle nostre strutture e migliorare la sinergia tra il giorno e la notte, abbiamo anche intenzione di introdurre un'app per rendere più agevole il controllo del green pass, ovviamente fino a quando sarà in vigore''. Infatti, sappiamo che le attuali limitazioni saranno valide fino al 31 marzo, per capire cosa succederà dopo dovremo aspettare le decisioni del Governo. 

Pochi aiuti e il caos ristori

Il Governo appunto. Proprio quel Governo che probabilmente non si è reso conto in tempo del baratro che si stava aprendo sotto i parchi di divertimento. Numeri terribili ricordati da Pareschi: ''Nel 2019 i parchi in generale hanno accolto 20 milioni di visitatori, con 390 milioni di fatturato e 2 miliardi di indotto turistico, oltre ad occupare 25mila lavoratori fissi e 60mila stagionali. Dati non da poco, che poi sono crollati. Nel 2020 siamo stati chiusi e per Caribe Bay la perdita è stata di 2 milioni di euro, ma c'è chi è riuscito ad aprire a limitare in minima parte i danni. Nel 2021 abbiamo aperto a luglio e agosto, 60 giorni contro i 110-120 a cui eravamo abituati, con fatturato di conseguenza dimezzato''.

LUCIANO PARESCHI LR-2
(Luciano Pareschi - Ceo e Founder di Caribe Bay)

''In uno scenario del genere - ha proseguito Luciano Pareschi - gli aiuti sono stati praticamente nulli. Quando mi sono arrivati 4mila euro di ristori sono rimasto basito, adesso con Draghi sono stati erogati due bandi da 20 milioni di euro a favore dei parchi, ma anche nella gestione di questo denaro è nato un problema: i fondi sono stati divisi tra le Regioni senza badare a quelle con più strutture e a quelle che ne sono prive, con le amministrazioni regionali che hanno suddiviso il denaro con criteri differenti, generando il caos. A me con il primo bando sono arrivati 33mila euro, ma i soldi sono andati anche a strutture che poco c'entrano con i parchi''.

Una situazione paradossale, quella dei ristori per i parchi divertimento, descritta ancor più dettagliatamente dal presidente di Leolandia Giuseppe Ira: ''Quello che è stato fatto con noi è una cosa ridicola. C'è stata la buona la volontà, dopo la protesta dello scorso maggio abbiamo ottenuto l'attenzione del ministero della Cultura e dell'Intrattenimento, che prima non voleva sentir parlare di noi. Poi sono arrivati i ristori per i ''cugini'' ambulanti, ma non per i parchi  perché la logica italiana era che le aziende con grandi fatturati non dovevano essere aiutate. Le varie forme d'aiuto prima erano per le imprese sotto i 5 milioni di fatturato, poi 10 milioni. Ma parchi come Leolandia, Mirabilandia o Gardaland, tanto per fare degli esempi, erano ancora tagliati fuori. Finalmente con il ministro Gelmini sono arrivati 20 milioni di euro per il nostro settore, che ne ha persi centinaia, ma poi questi soldi sono stati assegnati alle Regioni in modo proporzionale agli abitanti, anche per quelle senza parchi. Una disparità ed un problema, visto che poi le amministrazioni si sono ritrovate con questi soldi da gestire, e non tutte si sono dimostrate all'altezza. La Lombardia, nel mio caso, si è comportata bene, anche perché io ho fatto subito pressing per avere un confronto. Con l'assessorato abbiamo capito che i parchi divertimento sono posti le cui perdite sono facilmente riscontrabili, visto che le biglietterie sono collegate direttamente con l'Agenzia delle Entrate. Così facendo abbiamo stabilito che le strutture che potevano accedere a questi fondi erano quelle con questa caratteristica, una biglietteria stabile sul territorio in grado di dimostrare le perdite di fatturato. La Regione ha poi fatto un censimento delle aziende presenti sul territorio che rispettassero questi criteri e lo scorso 20 dicembre ha assegnato a Leolandia 1.8 milioni di euro, su una perdita di circa 30 milioni di euro''.

''Ma se la Lombardia ha gestito la cosa in questo modo - ha aggiunto Ira - non si può dire lo stesso delle altre Regioni. Il Veneto ha fatto una divisione matematica dando soldi ''a pioggia'', con il risultato che un parco come Gardaland ha ricevuto 12mila euro. Il Friuli ha fatto peggio, comunicando che avrebbe dato a somma di 15mila euro a tre parchi, poi ci sono Regioni che il bando non lo hanno ancora visto e alcune, come la Puglia, che ci stanno mettendo mano adesso. Questi erano i fondi per il 2021, siamo curiosi di capire come verranno gestiti i 20 milioni del secondo bando previsti per il 2022''.

La batosta delle bollette

Un passato recente disastroso e con pochi aiuti economici, mentre il futuro rimane in bilico tra l'andamento della pandemia e i ''bastoni tra le ruote'' con cui devono farei conti i gestori dei parchi. L'ultima batosta sulle casse, già scarne, di queste strutture è arrivata con i pesanti rincari delle bollette di luce e gas. La vostra bolletta di casa fa paura? Pensate a quella di una struttura di 80mila metri quadrati con 28 attrazioni, tra acquatiche e non, come Caribe Bay: ''Gli aumenti che stiamo registrando sono una cosa incredibile - ha sottolineato Pareschi - Noi stiamo facendo lavori ogni anno, investendo per diventare sempre migliori e per amore del parco, ma le spese che dobbiamo affrontare sono mastodontiche: la mia bolletta della luce è di circa 170mila euro l'anno e sta per raddoppiare, senza parlare di quella del gas e dei prezzi di tutti gli altri prodotti che stanno aumentando''.

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(Una vista dall'alto del parco acquatico Caribe Bay)

Una batosta ancor più grande per Leolandia, con una superficie di oltra 500mila metri quadri, quantificata dal presidente Ira: ''La nostra bolletta della luce è passata da 50mila a 200mila euro al mese, parliamo di 2.4 milioni di euro in un anno. Nel 2020 abbiamo fatturato 9 milioni di euro, se solo di luce ne spendo quasi un terzo, l'impatto energetico sarebbe pesantissimo, con il rischio di dover scaricare questi costi sui prezzi per i visitatori. Speravamo in una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, almeno per salvaguardare i posti di lavoro. Ci era stato detto che le aziende con tanti lavoratori avevano diritto a finanziamenti doppi rispetto alle spese per il personale, Leolandia spende 11,5 milioni di euro l'anno e di conseguenza avrebbe diritto ad un finanziamento per 23 milioni di euro, ma le banche non hanno intenzione di darci un soldo. Abbiamo un fatturato scarso perché venivamo da due anni di pandemia e restrizioni, per le banche non siamo affidabili e quindi non ci erogano i finanziamenti. Quello che chiediamo dall'inizio dell'epidemia sono finanziamenti a 30 anni con tasso calmierato, ma senza dover passare dalle banche. C'è chi ce l'ha fatta come noi, che siamo arrivati a vendere gioielli di famiglia per non crollare, ma c'è anche chi si è trovato a dover chiudere bottega, diventando preda per i fondi stranieri che, piano piano, comprano pezzi importanti sul nostro territorio, da Venezia a Taormina, nell'indifferenza più totale dello Stato''.

Speranze e prospettive: la ripartenza

Ma se da un lato c'è l'indignazione per come sono andate le cose negli ultimi due anni, dall'altra c'è il desiderio di ripartire e di tornare a divertire, magari sfruttando la sinergia con il territorio, come suggerito da Luciano Pareschi di Caribe Bay: ''Abbiamo deciso di integrarci completamente con il tessuto della località, creando dei pacchetti insieme agli alberghi della zona. Siamo fiduciosi che i turisti torneranno a scegliere le nostre spiagge meravigliose e siamo convinti che la gente abbiamo voglia di tornare a divertirsi''.

Un pensiero condiviso anche da Giuseppe Ira: ''Siamo certi che le persone non vedano l'ora di venire a trovarci, le prenotazioni stanno già arrivando e le sensazioni sono buone. Magari non faremo come il 2019, ma ci avvicineremo ad un dato positivo: se nel 2020 abbiamo fatto il 25% e nel 2021 le perdite sono state del 50%, quest'anno puntiamo al pareggio, o almeno all'80%. Quello che ci serve è tornare a lavorare e riprendere quella solidità finanziaria che è venuta meno in questi due anni''. I parchi divertimento italiani sono pronti a ripartire, come sempre in sicurezza, e a regalare agli ospiti una delle migliori medicine in circolazione, il sorriso. 

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