Addio al segreto sugli stipendi, si potrà conoscere quello del collega e ottenere il risarcimento
La direttiva Ue 2023/970 per combattere la discriminazione retributiva dovrà essere recepita dall’Italia entro il 7 giugno 2026: cosa prevede, a chi si applica e in cosa consiste il diritto al risarcimento
Fine di un’era: le buste paga dei lavoratori non saranno più un segreto. Per colmare il divario retributivo esistente tra uomini e donne, chiamato gender pay gap, l’Italia dovrà recepire entro il 7 giugno 2026 una direttiva europea molto importante. Le nuove norme riguarderanno i processi di ricerca, selezione e assunzione del personale, ma soprattutto le retribuzioni. I lavoratori e le lavoratrici di aziende pubbliche e private, infatti, potranno sapere quanto guadagnano i colleghi e chiedere un risarcimento danni se percepiscono uno stipendio più basso a parità di mansioni. Proviamo a capire meglio.
In Ue le donne guadagnano il 12,7 per cento in meno degli uomini
In Europa le donne guadagnano ancora il 12,7 per cento in meno rispetto agli uomini pur facendo lo stesso lavoro (dati Eurostat 2021), malgrado il principio della parità retributiva sia sancito dall'articolo 157 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue. Nell’ultimo decennio in Europa si è registrata solo una lieve riduzione del gender pay gap: dal 16,4 per cento del 2012 al 13 per cento del 2020. Il divario, ancora troppo ampio, espone le donne a un maggiore rischio di povertà e contribuisce a importanti differenze anche sulla pensione, con uno svantaggio che nel 2018 si attestava intorno al 30 per cento. E così l’Europa ha messo a punto la direttiva Ue 2023/970 per promuovere la parità di retribuzione fra uomini e donne. Pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Ue a maggio, è entrata in vigore in questi giorni. L’Italia, tra i paesi europei con il tasso più basso di divario (il distacco tra i due sessi è del 5 per cento, vedi tabella), dovrà recepirla entro il 7 giugno del 2026. Una curiosità: Fratelli d'Italia (Fdi), il partito di Giorgia Meloni, si oppose alla direttiva per tutto l'iter legislativo, poi alla fine nella votazione finale scelse l'astensione.
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Direttiva Ue 2023/970: cosa prevede
Prima di tutto le offerte di lavoro dovranno essere neutre sotto il profilo di genere, secondo poi le procedure di selezione dovranno essere condotte in modo non discriminatorio. Ma la vera novità riguarda ciò che accade dopo l'assunzione, con l’introduzione del divieto del segreto retributivo, o meglio del "diritto all’informazione". Si tratta di una norma che sancisce il diritto dei lavoratori di conoscere lo stipendio dei propri colleghi, ma soprattutto di chiedere il risarcimento danni all’azienda se a parità di mansioni la busta paga è inferiore. In poche parole i lavoratori e i loro rappresentanti avranno il diritto di "chiedere e ricevere per iscritto informazioni sul loro livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore".
Il datore di lavoro è tenuto a rispondere entro e non oltre due mesi dalla data in cui è stata presentata la richiesta e se "le informazioni ricevute sono imprecise o incomplete, i lavoratori hanno il diritto di richiedere, personalmente o tramite i loro rappresentanti dei lavoratori, chiarimenti e dettagli ulteriori e ragionevoli riguardo ai dati forniti e di ricevere una risposta motivata". Previsto anche uno specifico divieto di inserimento di clausole contrattuali create ad hoc dalle aziende per impedire ai dipendenti di divulgare informazioni sul loro stipendio.
L’obbligo di comunicazione per le aziende
La direttiva Ue adottata per combattere la discriminazione retributiva, impone anche un obbligo di comunicazione dei livelli salariali di uomini e donne per le aziende più grandi. In particolare, quelle con più di 250 dipendenti saranno tenute a riferire annualmente all'autorità nazionale competente in merito al divario retributivo di genere all'interno della propria organizzazione. Quelle più piccole, con più di 150 dipendenti, dovranno farlo ogni tre anni, con l’obbligo che verrà esteso alle imprese con più di 100 dipendenti due anni dopo il termine di recepimento della direttiva.
Cosa succede se dalla relazione emerge un divario retributivo superiore al 5 per cento? Se questo gap non è giustificabile sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo del genere, le imprese saranno tenute ad agire svolgendo una valutazione congiunta delle retribuzioni in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori.
A chi si applica la direttiva Ue 2023/970
Grazie a queste nuove norme i datori di lavoro saranno incentivati a equiparare le buste paga dei dipendenti che hanno lo stesso impiego. La direttiva però non è stata pensata solo per la discriminazione retributiva di genere, ossia quella tra uomini e donne, è stata estesa (per la prima volta) anche alla discriminazione intersezionale, ossia quella fondata su una combinazione di molteplici forme di disuguaglianza o svantaggio, come il genere e l'etnia o la sessualità. Contiene anche disposizioni volte a garantire che si tenga conto delle esigenze delle persone con disabilità.
I nuovi obblighi della direttiva Ue valgono per tutti, sia per i datori di lavoro del settore pubblico sia per quelli del settore privato. "La presente direttiva – si legge nell’articolo 2 - si applica a tutti i lavoratori che hanno un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro quale definito dal diritto, dai contratti collettivi e/o dalle prassi in vigore in ciascuno Stato membro, tenendo in considerazione la giurisprudenza della Corte di giustizia".
Il diritto al risarcimento
E poi viene la parte più interessante: in caso di discriminazione si ha diritto al risarcimento danni. La direttiva Ue 2023/970, infatti, stabilisce che i lavoratori e le lavoratrici che hanno subito una discriminazione retributiva possano ottenere un risarcimento che comprenda "il recupero integrale delle retribuzioni arretrate e dei relativi bonus o pagamenti in natura, il risarcimento per le opportunità perse, il danno immateriale, i danni causati da altri fattori pertinenti che possono includere la discriminazione intersezionale, nonché gli interessi di mora". Ultima cosa, ma non meno importante, in caso di contenzioso sarà il datore di lavoro a dover dimostrare di non aver violato le norme europee in materia di gender pay gap e trasparenza retributiva.
Gli annunci di lavoro dovranno indicare la retribuzione offerta
Tra le tante importanti novità che verranno introdotte con questa direttiva Ue, che mira a promuovere la trasparenza salariale, c’è anche quella che obbliga i datori di lavoro a indicare negli avvisi di ricerca del personale, o in fase di colloquio, le informazioni sulla retribuzione iniziale. Così finalmente negli annunci di lavoro, oltre alle mansioni e ai requisiti dei candidati, verrà inserito anche lo stipendio offerto. La direttiva, inoltre, impone il divieto di chiedere ai candidati informazioni sulle retribuzioni percepite nei precedenti rapporti di lavoro.