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Mercoledì, 29 Novembre 2023
Le cose da sapere

I tre modi per andare in pensione in anticipo nel 2023

Le vie d'uscita dal 1° gennaio: si prevedono 64mila persone che lasceranno il mondo del lavoro anticipatamente tramite le misure "ponte" previste dalla manovra

Sono tre le vie d'uscita per andare in pensione prima nel nuovo anno. La stima di chi andrà in pensione in anticipo nel 2023, grazie alle misure "ponte" previste dall'ultima legge di bilancio, sono fino a 64mila. Oltre i due terzi dovrebbero essere collegate all'introduzione della nuova quota 103, per la quale è ipotizzata una platea potenziale di 41.100 soggetti. Altre 20mila dovrebbero essere alimentate dalla proroga per 12 mesi dell'Ape sociale con gli attuali requisiti. Opzione donna, con le nuove limitazioni previste per il prossimo anno, dovrebbe invece attestarsi a 2.900 pensionamenti anticipati delle lavoratrici. Ma il governo starebbe ancora valutando la possibilità di aprire la strada a una proroga secca dello schema attuale, ovvero uscite con 58 anni, 59 per le lavoratrici autonome, e 35 anni di versamenti, facendo eventualmente leva sul decreto Milleproroghe.

La legge di bilancio fa scattare anche il nuovo meccanismo di rivalutazione a sei fasce, con una stretta sui trattamenti di importo superiore alle quattro volte il minimo e l'indicizzazione maggiorata per le minime, che arrivano a circa 570 euro (600 euro mensili per gli over 75). Viene poi confermata la perequazione piena per i trattamenti fino a 4 volte il minimo (2.101 euro lordi al mese). Attenuato poi il taglio su quelli fino a 5 volte il minimo (2.626 euro), con l'indicizzazione che lievita all'85% dall'80% previsto in origine. Viene infine rafforzata la stretta sugli assegni con importi superiori: la rivalutazione passa dal 55% al 53% tra 5 e 6 volte il minimo (3.150 euro mensili); da 50% a 47% tra 6 e 8 volte il minimo (4.200 euro); da 40% a 37% tra 8 e 10 volte il minimo (5.250 euro) e da 35% a 32% negli assegni oltre le 10 volte il minimo.

Come andare in pensione in anticipo nel 2023

Ma andiamo con ordine. Per quanto riguarda quota 103, potrà essere usata dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023 da chi matura  62 anni d'età e 41 anni di versamenti. Fino al raggiungimento della soglia di vecchiaia il trattamento con quota 103 non sarà cumulabile con altro reddito da lavoro, ad esclusione di quello autonomo "occasionale" non oltre i 5mila euro. La manovra prevede che l'importo della pensione non potrà comunque superare il livello pari a 5 volte il minimo Inps. Chi possiede i requisiti per il pensionamento tramite quota 103, può anche scegliere un rinvio beneficiando del cosiddetto "bonus Maroni", un incentivo che corrisponderà al trasferimento direttamente nello stipendio della quota di contributi a carico del lavoratore dipendente (circa il 9,19%).

Dal 1° gennaio 2023, poi, opzione donna sarà accessibile con 60 anni d'età, solo alle lavoratrici che siano in possesso di specifici requisiti come assistenza al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap grave; invalidità civile uguale o superiore al 74%; lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo per la gestione della crisi aziendale. Sempre riguardo a opzione donna, è previsto l'abbassamento della soglia anagrafica di un anno per le lavoratrici con un figlio (uscita a 59 anni) e di due anni per quello con due o più figli (uscita a 58 anni). Nel 2023 resterà attiva l'Ape sociale che, con gli attuali requisiti, potrà essere utilizzata dai lavoratori in particolare difficoltà, come disoccupati di lungo corso, caregiver o invalidi civili.

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