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Giovedì, 25 Aprile 2024
La riforma più difficile

Pensioni, tutti gli scenari post-Quota 100: che cosa cambierà nel 2022

Il ministro del Lavoro Orlando: "Aprirò un tavolo", ma prima ci sono altre emergenze da affrontare. I sindacati: "E' il momento di prevedere un meccanismo che tuteli le future pensioni dei giovani, in particolare coloro che hanno carriere discontinue con basse retribuzioni". Gli scenari: Quota 92, Quota 102 e un'Opzione Donna ricalibrata

"Certo, aprirò un tavolo" sul tema delle pensioni, ma prima ci sono altre emergenze da affrontare. Parola del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in merito alla richiesta di Cgil, Cisl e Uil di avviare un confronto sul nodo previdenza, anche in vista della scadenza di Quota 100. Nessuna fretta però. "Adesso però - ha aggiunto il ministro - pensiamo alle emergenze che sono due: ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro". Inoltre, secondo Orlando, ci sono "altre due cose" da affrontare: "crescita dell'occupazione femminile e vaccinazioni su luoghi lavoro". Poi "apriremo il confronto - ha concluso - anche su questo ulteriore tema", ossia quello delle pensioni.

Pensioni, cosa succede il 31 dicembre 2021

 Il 31 dicembre è la data di scadenza di Quota 100, la misura che per tre anni avrà consentito di anticipare la pensione a 62 anni di età con 38 di contributi. Se non si intervenisse in alcun modo, nel 2022 si torna alle regole di prima e quindi allo "scalone" di cinque anni di età. Da escludere la proroga di Quota 100, da sempre invisa all'Europa, ma certo è che si troverà il modo di evitare il ripido scalone: di colpo infatti il pensionamento diventerebbe accessibile solo a partire dai 67 anni di età, un aumento secco di cinque o sei anni dei requisiti di pensionamento.

Facciamo un esempio limite: Mario e Giovanni hanno lavorato 38 anni nella stessa azienda solo che il primo è nato nel dicembre del 1959 e il secondo nel gennaio del 1960. Mario andrà in pensione (se lo vorrà) a 62 anni, mentre Giovanni dovrà optare tra un pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi nel 2026 o il pensionamento di vecchiaia con 67 anni e nove mesi, addirittura nel 2029. Insomma così non va, è evidente. Uno scalone del genere andrebbe persino oltre quello della vecchia riforma Maroni (legge 243/2004), quando fu introdotta una differenza di tre anni lavorativi tra chi avrebbe maturato il diritto alla pensione il 31 dicembre del 2007 e chi lo avrebbe fatto il primo gennaio del 2008. All'epoca per evitare che a circa 130mila lavoratori venisse impedito di andare in pensione subito si fece la riforma Damiano, con un aumento della spesa pensionistica di 65 miliardi nel decennio successivo. 

Quota 92: un'ipotesi e nulla più (per adesso). Quota 102 più realistica

Graziano Delrio (Pd), ex ministro, nelle scorse settimane ha lanciato l'idea di Quota 92. "Per un Italia più giusta. Allo scadere di Quota 100, introduciamo Quota 92 (30 anni di contributi e 62 d’età) che aiuti donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti. Diamo maggiori garanzie ai giovani. Anche così si esce dalla crisi". Fattibile? Non pare aver fatto breccia nel dibattito pubblico la proposta. L'invito di Delrio a discuterne non è stato ripreso. Quota 92 prevederebbe un taglio da definire sull'assegno (a differenza di Quota 100).

Altro scenario, forse più percorribile, è una sorta di Opzione Donna ricalibrata anche per gli uomini, che porterebbe a un'uscita anticipata a 63-64 anni con un trattamento sul rateo interamente contributivo. Si ipotizza poi lo stacco dell'anzianità contributiva da quello legato all'aspettativa di vita con due finestre secche per l'uscita: 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Tanti spunti, ma per adesso non si smuove quasi nulla.  Secondo l’ipotesi di riforma più accreditata poi la nuova flessibilità in uscita si baserebbe su una misura che potremmo definire Quota 102, con un criterio anagrafico peggiorativo rispetto a oggi. Si passerebbe infatti dai 62 ai 64 anni di età, mentre resterebbe fermo il parametro contributivo dei 38 anni.

Le urgenze sono ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro, come ha ribadito Orlando. E le pensioni possono attendere. Lo scenario realistico è un autunno caldo sul fronte pensioni. Perché prima del 31 dicembre andrà trovata la quadra.

Per i sindacati Cgil, Cisl, Uil  è "necessario e urgente disegnare una riforma strutturale del sistema previdenziale che superi le attuali rigidità e che decorra dal gennaio 2022, alla scadenza di Quota 100. La riforma complessiva del nostro impianto previdenziale dovrà prevedere la possibilità di accesso flessibile alla pensione, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la valorizzazione del lavoro di cura e del lavoro delle donne. Inoltre, è il momento di prevedere un meccanismo che tuteli le future pensioni dei giovani, in particolare coloro che hanno carriere discontinue con basse retribuzioni, garantire un maggior potere d`acquisto per i pensionati e promuovere le adesioni alla previdenza complementare".

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