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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Pensioni: l'uscita a 62 anni o a 64 con penalità

L'ipotesi della doppia flessibilità: il ritiro per i lavoratori usuranti a 62 anni (o l'Ape Sociale) o a 64 ma con il ricalcolo contributivo

Venerdì 25 settembre è in programma un nuovo incontro tra governo e sindacati sulle pensioni e sul piano che dovrebbe entrare in vigore nel 2022, ovvero quando andrà a scadenza la sperimentazione di Quota 100 voluta dal Conte I. Tra le opzioni sul tavolo c'è quella della doppia flessibilità in uscita, che prevede - spiega oggi Il Sole 24 Ore - di consentire ai lavoratori che svolgono attività usuranti di andare in pensione a 62 o 63 anni con un'anzianità contributiva di 36 o 37 anni senza penalizzazioni. 

Pensioni: l'uscita a 62 anni o a 64 con penalità

Per questi lavoratori è in vigore (e lo rimarrà) anche la posisibilità di utilizzare l'Ape sociale, che il governo vuole ulteriormente potenziare e strutturare. Per gli altri lavoratori si pensa a una soglia di uscita a 64 anni di età (e comunque a non meno di 63 anni) ma con 37 (o 38) anni di contributi, insieme a penalità derivate dal metodo di calcolo contributivo. 

È un'ipotesi che dovrebbe essere valutata dai sindacati, per i quali la priorità resta comunque l'uscita garantita per tutti alla maturazione dei 41 anni di contributi. Nell'attesa del piano si lavorerà, spiega il quotidiano di Confindustria, su tre interventi: proroga e rafforzamento di Ape sociale, prolungamento di Opzione donna e quota 41 per i lavoratori precoci.

Ma su questo pacchetto, che, a seconda della configurazione, potrebbe valere anche più di 500 milioni, il ministero dell'Economia si mostra per il momento molto cauto. L'impossibilità di ricorrere a nuovo deficit per la legge di bilancio e la recessità di dare la precedenza all'avvio della riforma fiscale e alla nascita dell'assegno unico. Tra le opzioni sul tavolo per il post Quota 100 ci sono quindi: 

  • la possibilità di consentire dal 2022 a una prima fetta di categorie di lavoratori a partire da quelli che svolgono attività gravose o comunque usuranti di andare in pensione già a 62 (o 63) anni con 36 (o 37) anni di contributi senza eccessive penalizzazioni mestre di silenzio-assenso per la scelta del Tfr per rilanciare le adesioni ai fondi pensione, magari grazie anche alla nascita di un meccanismoad hoc, imperniato su un fondo di garanzia, per i dipendenti del piccole e piccolissime imprese.
  • Oppure c'è la seconda ipotesi di flessibilità che riguarda tutti gli altri lavoratori: dal 2022 la soglia minima di uscita salirebbe a 64 anni d'età (e comunque a non meno di 63 anni) e almeno 37 (0 38) anni di contribuzione e con penalità legate al metodo dl calcolo contributivo per ogni anno d'anticipo rispetto al limite di vecchiaia dei 67 anni anni

Per i sindacati la priorità resta l'uscita garantita per tutti (a partire dai cosiddetti "precoci") alla maturazione dei 41 anni di contribuzione. 

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