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Sabato, 20 Aprile 2024
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Pensioni, cos'è la flessibilità "ragionata" a 62 anni per superare Quota 100

Via al tavolo. Le proposte dei sindacati per evitare lo scalone dal 1 gennaio 2022 vanno nella direzione di una riforma che consenta una flessibilità in uscita dopo 62 anni o con 41 anni di contributi, oltre a interventi che riconoscano il lavoro di cura e delle donne, i lavori gravosi, aiutino i disoccupati con età avanzata e le categorie fragili

Il punto fisso non può che essere la "flessibilità ragionata" secondo la Uil. "La disponibilità ad aprire un confronto sulle pensioni espressa dal Ministro Orlando è un fatto positivo. Abbiamo ripetutamente sollecitato l'apertura di un tavolo perché è indispensabile definire alcuni aspetti relativi a una questione particolarmente delicata che ha importanti risvolti sociali". E' il segretario confederale Uil, Domenico Proietti, a commentare l'apertura del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ad un riavvio del tavolo di confronto sulla riforma delle pensioni.

Pensioni, che cos'è la flessibilità ragionata

Quello che dovrà essere al centro del tavolo, per la Uil , il principio di "flessibilità ragionata" che consenta un accesso alla pensione a partire dai 62 anni. "Il tutto, in un contesto in cui venga finalmente attuata la separazione della previdenza dall'assistenza che renderà evidente, anche in Europa, l'assoluta sostenibilità del nostro sistema previdenziale. Aspettiamo, dunque, la convocazione del Ministro: noi siamo pronti per realizzare una riforma che dia risposte alle lavoratrici e ai lavoratori, alle giovani e ai giovani e al Paese intero", conclude Proietti.

Le proposte sindacali, dice Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil "vanno nella direzione di una riforma che consenta una flessibilità in uscita dopo 62 anni o con 41 anni di contributi, oltre a interventi che riconoscano il lavoro di cura e delle donne, i lavori gravosi, aiutino i disoccupati con età avanzata e le categorie fragili e infine offrano una prospettiva previdenziale ai giovani e al lavoro povero, tutelino il potere d'acquisto delle pensioni. "Temi che il sindacato, unitariamente, rilancerà con l'iniziativa nazionale del 4 maggio, a cui parteciperanno i tre segretari generali".

I sindacati da "sempre" dicono no all'ipotesi di superare Quota 100 fissando in 64 anni di età - anziché i 62 attuali - e 36 o 38 anni di contributi i requisiti per andare in pensione prima, una sorta di "Quota 102". Un no senza appello perché quell'idea prevede un ricalcolo per intero delle pensioni future col contributivo (si prende in base ai contributi versati). 

La proposta dei sindacati di fatto è quasi esclusivamente incentrata sulla flessibilità, lasciando i lavoratori liberi di decidere quando è il momento giusto per uscire dal lavoro a partire dai 62 anni di età. L'unica conseguenza per il governo sarebbe quella di dover anticipare la spesa ma non di crearne una aggiuntiva. In definitiva si tratterebbe di una vera riforma organica delle pensioni.

"La riflessione sulla riforma pensionistica è già stata sostanzialmente riattivata sul piano tecnico" ha spiegato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Le sue prime settimane al Ministero sono state dedicate principalmente ai temi degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive ma ora "credo che ci siano le condizioni per riaprire il confronto sul tema della previdenza" dice l'esponente del Pd. Come si procederà? Per quanto riguarda il lavoro tecnico, "all'esito di queste settimane di approfondimento avremo gli elementi per valutare correttamente il peso della spesa pensionistica e assistenziale presente e futura e per supportare congruamente le politiche pubbliche di sicurezza sociale. Con i risultati delle Commissioni - ha proseguito Orlando -si aprirà una fase di confronto con le parti sociali e con i Ministeri interessati e in sede collegiale di Governo, al fine di individuare percorsi adeguati per intervenire sul sistema pensionistico"

Pensioni, l'ipotesi doppia quota di Tridico

Sul tavolo c'è anche una ipotesi di riforma del sistema pensionistico che vada incontro al problema di assegni destinati a diventare sempre più bassi potrebbe essere quella di una "divisione della quota pensione in due quote: retributiva e contributiva". Lo ha spiegato qualche giorno il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico. L'ipotesi prevede un "anticipo pensionistico solo per la parte contributiva: 62/63 anni e 20 anni di contributi. Il resto (la quota retributiva) lo si ottiene a 67 anni". Si potrebbe prevedere "1 anno in meno per ogni figlio per madri lavoratrici, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente e 1 anno in meno per ogni 10 anni di lavori usuranti/gravosi, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente (semplificando la certificazione)". Inoltre il "blocco delle aspettative di vita per coorti". L'anticipo pensionistico per la parte contributiva si potrebbe quindi dare a 62-63 anni mentre il resto (la quota retributiva) la si otterrebbe solo anni dopo, a 67 anni. 

Pensioni, che cos'è lo scalone da evitare a tutti i costi

Siamo nel campo delle ipotesi però. L'unica certezza è che Quota 100 è ai titoli di coda (e scompare qualsiasi riferimento dalla bozza del Recovery plan). Gli scenari per il futuro sono tanti: dalla Quota 41 per cui spinge Salvini alla Quota 102, passando per la Quota 92. I sindacati puntano da tempo all'uscita flessibile dai 62 anni in avanti. Ma c'è anche chi chiede il pensionamento a 60 anni o con 40 anni di contributi. Il vero incubo è lo scalone. La pensione di vecchiaia (Legge Fornero) prevede il ritiro dal lavoro a 67 anni e un'anzianità contributiva minima di anni 20. Quota 100 consente di anticipare la pensione a 62 anni di età con 38 di contributi fino al 31 dicembre 2021, dal primo gennaio si tornerebbe alle regole di prima e quindi allo "scalone" di cinque anni di età. Di colpo il pensionamento sarebbe accessibile solo a partire dai 67 anni di età (con pensioni dai 62 anni di età solo per le mansioni logoranti).

Lo scontro sarà inevitabile, perché spesso i governi vengo o ricordati, nel bene e nel male, per quello che fanno sul fronte pensioni. Adesso nel governo sembra esserci una tregua su questo punto, ma il problema si porrà dopo l’estate quando si comincerà a ragionare nel concreto su come uscire da Quota 100: "Per me quota cento va potenziata, nostro obiettivo finale è che dopo 41 anni di lavoro, poter scegliere di andare in pensione deve essere un diritto" ha detto ieri Matteo Salvini, ospite di 'Dritto e Rovescio' su Rete 4. "Fosse per la Fornero si va in pensione a 97 anni", conclude il leader della Lega. Una boutade, che dimostra semplicemente come nell'autunno caldo il dibattito sulle pensioni vedrà un innalzamenti dei toni e della polemica a livello politico.

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