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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Pensioni, scatta l'adeguamento all'aspettativa di vita: quali sono i lavoratori esclusi

Dal 1° gennaio per andare in pensione servono 67 anni d’età e non più 66 anni e 7 mesi. In attesa del decreto del governo - che ha promesso di bloccare l’adeguamento dei requisiti - vediamo quali sono le categorie di lavoratori che già da oggi sono escluse dal meccanismo

Dal 1° gennaio 2019 per maturare la pensione di vecchiaia servono 67 anni d’età e non più 66 anni e 7 mesi per effetto dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Poiché gli italiani vivono in media 5 mesi di più, andranno in pensione un po' più tardi. Questa la ratio della norma introdotta nel 2011 che il governo in carica ha promesso di cambiare. La decisione però non è stata ancora tradotta in legge: il risultato è che da ieri, sia per le pensioni di anzianità che di vecchiaia, è scattato l’aumento di 5 mesi della soglia di età pensionabile. 

Pensioni, quali sono i lavoratori esclusi dall'adeguamento

Ora il testo è da riscrivere: non si tratta più di bloccare ma di ridurre di 5 mesi l’adeguamento nel frattempo scattato. Ci sono però alcune categorie di lavoratori che già da oggi possono stare tranquille. La normativa attuale esclude infatti dall’adeguamento i dipendenti che svolgono le attività cosiddette gravose e gli addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti. Come spiega l’Inps però bisogna dimostrare di essere in possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni. 

"Il requisito contributivo dei 30 anni - si legge sul sito dell’istituto di previdenza -  deve essere maturato in base alle disposizioni vigenti nella gestione a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico".

C’è poi un altro paletto: i futuri pensionati devono aver svolto negli ultimi 10 anni di attività lavorativa almeno 7 anni di attività gravosa.

Ecco quali sono le categorie di lavoratori che svologono mansioni gravose secondo la normativa vigente: 
  
A.    operai dell'industria estrattiva, dell'edilizia e della manutenzione degli edifici;
B.    conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
C.    conciatori di pelli e di pellicce;
D.    conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
E.    conduttori di mezzi pesanti e camion;
F.    personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
G.    addetti all'assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
H.    insegnanti della scuola dell'infanzia e educatori degli asili nido;
I.    facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
L.    personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
M.    operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
N.    operai dell'agricoltura, della zootecnia e della pesca;
O.    pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
P.    lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del decreto legislativo n. 67/2011;
Q.    marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne.

Ci sono poi gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti. E vale a dire

a.    lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti di cui all’articolo 2 del decreto 19 maggio 1999 del Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale;
b.    lavoratori notturni, come definiti dal decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, che possano far valere una determinata permanenza nel lavoro notturno;
c.    lavoratori addetti alla c.d. linea catena;
d.    conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adibiti a servizi pubblici di trasporto collettivo.

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Per maggiori informazioni consultare la circolare dell'INPS.

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