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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Pensioni, assegni più bassi: alcuni esempi pratici (e le critiche “all’effetto Fornero”)

Pensioni più basse dal 2019: fino a quasi 300 euro in meno, ecco alcuni esempi. Cosa succede e perché, secondo la Uil, il meccanismo attuale sui criteri di individuazione dei coefficienti di trasformazione è penalizzante per alcuni lavoratori

Sulle pensioni, anche ieri dall'assemblea di Confesercenti il ministro dell'Interno e vice premier Matteo Salvini ha ribadito l'intenzione del governo M5s-Lega di smantellare la legge Fornero: l'obiettivo - ha affermato - "è smontare pezzo per pezzo la Fornero, introducendo subito la quota 100 perché 41 anni di anzianità contributiva penso siano sufficienti". Sui tempi e sulle coperture, però, ancora una volta Salvini non si è sbilanciato: è molto probabile che la quota 100 (somma di età anagrafica e anni di contributi) veda la luce non prima del prossimo autunno, col governo che punterebbe in un primo momento su misure preparatorie dal minore impatto sui conti pubblici.

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Sul tema pensioni, e ve lo raccontavamo nei giorni scorsi, c'è però una certezza: chi andrà in pensione nel 2019 avrà un assegno più basso. Si tratta di un effetto poco noto della riforma Fornero del 2011: l'adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione per le pensioni. Un meccanismo che in Italia si è fatto sentire con un taglio delle pensioni di circa il 12% in dieci anni, secondo il quotidiano economico Italia Oggi. Il decreto che lo stabilisce è il dm 15 maggio del ministero del lavoro, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, che fissa i coefficienti di trasformazione del montante contributivo validi dal 2019 al 2021 (i coefficienti che applicati al totale dei contributi versati durante la vita lavorativa, determinano l'importo annuo di pensione cui ha diritto il lavoratore). Si tratta appunto di coefficienti che variano in base all'età del lavoratore al momento di andare in pensione, tra i 57 e - per la prima volta quest'anno - i 71 anni. I coefficienti saranno tanto più alti quanto maggiore è l'età del lavoratore che va in pensione.

Pensioni, il nuovo "effetto Fornero": fino a 300 euro in meno

Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, in una nota sottolinea la necessità di "modificare i criteri dei coefficienti di trasformazione per le pensioni". Proietti spiega: "Gli attuali criteri di individuazione dei coefficienti di trasformazione legati all'aspettativa di vita sono causa di un'oggettiva penalizzazione per i lavoratori che andranno in pensione a partire da gennaio 2019. Infatti, volendo fare un esempio, un lavoratore che andrà in pensione a 67 anni il 2 gennaio 2019, riceverà un trattamento annuo lordo di 13.411 euro, ben 268 euro in meno di un lavoratore che, a parità di montante contributivo e di età anagrafica, andrà in pensione il 31 dicembre 2018".

Pensioni, ultime notizie: il meccanismo dei coefficienti

Tale meccanismo, oltre a costituire "un danno oggettivo per i lavoratori", rileva ancora il sindacalista, "è un vero e proprio disincentivo alla permanenza al lavoro. Rimandando l'accesso alla pensione si incorre nel pericolo di vedere il proprio trattamento calcolato con coefficienti più sfavorevoli e quindi di percepire un assegno più basso". Per la Uil, quindi, aggiunge Proietti, "è necessario varare una modifica dei coefficienti di trasformazione, legandoli alle coorti di età. Si deve assegnare, pertanto, a ciascuna coorte di età il proprio coefficiente, questo permetterebbe di salvaguardare uno dei principi fondamentali del sistema contributivo, senza penalizzare i lavoratori e soprattutto incentivando la permanenza al lavoro".

Dal primo gennaio 2019 oltre all'età di accesso alla pensione, che raggiungerà per tutti i 67 anni, rileva la Uil, saranno adeguati all'aspettativa di vita anche i coefficienti che si utilizzano per trasformare in pensione il montante contributivo del trattamento previdenziale. Ad un valore maggiore del coefficiente, e quindi del divisore, corrisponderà un importo minore del trattamento, al fine di ridistribuire su un più lungo periodo di vita il montante previdenziale maturato.

A titolo di esempio, si rileva nello studio, si parte da un montante contributivo pari a 280.000 euro che, oggi, per un lavoratore che andrà in pensione a 67 anni corrisponderebbe ad una pensione lorda mensile pari a 1.045 euro. Se si prende in esame un lavoratore di 67 anni, la scelta di rimandare l'accesso alla pensione anche di un solo mese, da dicembre 2018 a gennaio 2019, comporterebbe una diminuzione dell'assegno pari a 268 euro, dal primo assegno previdenziale per il resto della vita.
 

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