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Giovedì, 28 Marzo 2024
La bozza della manovra

Pensioni, niente maxi aumento per tutti dal 1º gennaio 2023: chi viene beffato

Il nuovo meccanismo biennale di indicizzazione si basa su sei fasce con rivalutazione maggiorata per gli assegni al minimo, ma c'è - un po' a sorpresa - una stretta progressiva per quelli superiori ai 2.100 euro: interessati pensionati che percepiscono assegni medio e medio-alti, non solo quelli "ricchi"

L'aumento "mai visto prima" delle pensioni che era in programma dal 1º gennaio 2023 non sarà affatto "per tutti". In base ai calcoli dello Spi Cgil, il meccanismo di perequazione (rivalutazione) delle pensioni farebbe perdere in media 1.200 euro l'anno a pensionato. Come mai? Come si arriva a questa stima? Se da una parte infatti è vero che alle pensioni minime, oggi fissate a 524 euro, sarà riconosciuto un aumento addirittura più alto del previsto (120%), e se è anche vero che fino a 4 volte il minimo verrà riconosciuto il recupero pieno dell'inflazione del 2022 pari al 7,3%, se si va oltre la soglia dei 2.100 euro lordi al mese (1.700 euro netti circa), la rivalutazione cala molto rapidamente all'aumentare degli importi degli assegni. In sintesi: saranno interessati da una rivalutazione meno corposa di quanto si pensasse nelle ultime settimane pure pensionati che percepiscono assegni medi e medio-alti, non solo quelli etichettati come "ricchi".

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Entriamo nel dettaglio. Cosa c'è sulle pensioni nella bozza della manovra? Il testo della manovra per ora è "solo" una bozza in 136 articoli divisi in 15 titoli, che nella sua versione finale potrebbe aprire ufficialmente lunedì una delle sessioni di bilancio più rapide della storia recente. Il parlamento può ancora apportare modifiche.

Il pacchetto pensioni della manovra si basa sulle uscite anticipate dal 1º gennaio al 31 dicembre 2023 con il mix Quota 41 e 62 anni d'età (una sorta di Quota 103 di fatto). Chi sarà in possesso dei requisiti di Quota 103 e deciderà di rinviare il pensionamento potrà beneficiare di una decontribuzione: bonus del 9,19% in busta paga. Quota 103 non sarà però cumulabile con altro reddito (limite di 5mila), sarà agganciata a finestre d’uscita e avrà un tetto sull'assegno. Arriviamo così al nuovo meccanismo biennale di indicizzazione. Viene pensato su sei fasce, con rivalutazione maggiorata per gli assegni al minimo (che saliranno oltre i 570 euro il prossimo anno e a circa 580 euro quello successivo e una stretta progressiva per quelli superiori ai 2.100 euro (quattro volte il minimo). Fino a questa soglia la perequazione sarà piena. Per gli importi superiori gli adeguamenti, a seconda delle fasce, si riducono all’80%, al 55%, al 50%, al 40% e al 35% (per quelli superiori dieci volte il minimo Inps).

Il leader del M5s, Giuseppe Conte, attacca frontalmente il governo guidato da Giorgia Meloni: "Le pensioni? Con un piccolo espediente fanno vedere che le pensioni minime crescono un po', 25 euro in due anni, però prelevano dalle pensioni 3 miliardi. Fanno cassa sui pensionati. A casa ci sono persone che prendono 3 o 4 volte la minima e la rivalutazione gli viene tagliata dopo che hanno versato per tutta una vita", dice l'ex premier pentastellato.

Il passaggio da tre fasce a sei

Il taglio è in effetti consistente nel passaggio da tre fasce a sei. C'è chi sorride: le pensioni "minime" pur non arrivando a quei 600 euro a cui puntava Fratelli d'Italia (tantomeno ai mille euro "promessi" da Silvio Berlusconi in campagna elettorale), saliranno però a un inaspettata quota 570 euro. A 2,5 milioni di soggetti andranno circa 8 euro in più del previsto. A loro, infatti, andrà un aumento pari all'8,8% anziché del 7,3% come stabilito nei giorni scorsi dal ministero dell'Economia per tutti gli assegni Inps. Nel 2023 avranno una maggiorazione di 1,5 punti che poi nel 2024 salirà di altri 2,7 punti. I pensionati i cui assegni arrivano sino a 4 volte l'assegno sociale (ovvero 2.100 euro) avranno il 100% di recupero dell'inflazione.

Poi però ci sono i tagli, rispetto alle attese. Fino a 5 volte il minimo (2.620 euro lordi) si recupera infatti solo l'80%, che vale un aumento degli assegni del 5,84% e sino a sei volte il minimo (3.144 euro) si ottiene il 55%, ovvero il 4,01% in più. Oltre questa fascia, il taglio si fa più pesante: con gli assegni che arrivano a 4.192 euro (8 volte il minimo) l'aumento sarà dimezzato (+3,65%), dai 4.193 a 5.240 si otterrà il 2,92% in più (40% dell'inflazione prevista), mentre sopra quota 5.240 euro (dieci volte il minimo sociale) il recupero si fermerà al 35% ed assicurerà un aumento del 2,55%. La rivalutazione fino a oggi è basata su tre soglie: 100% di indicizzazioine sino a 4 volte l'assegno minimo, 90% per la fascia compresa tra 4 e 5 volte e 75% per tutti i trattamenti superiore a 5 volte il minimo. Il prossimo anno si torna alle "fasce di Letta" abbandonando i più favorevoli "scaglioni di Prodi", che erano stati ripristinati dal governo Draghi.

Il sistema di calcolo non è progressivo

Il sistema di calcolo non è progressivo, non è per scaglioni, come con l'Irpef (lì a ogni porzione di reddito, aliquota diversa), ma a fascia, dunque un'aliquota unica applicata a tutto l’importo. In pratica una pensione da 5 mila euro lordi sarà rivalutata del 2,6% anziché del 7,3%, recuperando poco più di un terzo dell'inflazione: 130 euro lordi al mese anziché 318 euro, 1.690 euro nel 2023 al posto di 4.134: non spiccioli, è quasi il 60% in meno.

La nuova formula permetterà evidentemente al governo di risparmiare alcuni miliardi (più di 2 in base alle stime) dai 23 miliardi di euro originariamente previsti per questa operazione sul bilancio del 2023 e così l'esecutivo può utilizzare i miliardi risparmiati per Ape sociale, Opzione donna e Quota 103. I numeri delle coperture della manovra sono contenuti nel Dpb, il Documento programmatico di bilancio che in queste ore viene inviato a Bruxelles. 

La maggioranza sulla manovra ha dovuto fare di "necessità virtù", commenta la presidente dei senatori di Fi Licia Ronzulli. Rispetto all'aumento delle pensioni minime la senatrice azzurra ha spiegato: "Avremmo preferito arrivare a 600 euro al mese. Il nostro obiettivo di legislatura resta quello di arrivare per tutti a 1000 euro. Comunque, anche l'aumento previsto dalla manovra, che qualcuno giudica insufficiente, per chi percepisce la minima e non arriva alla fine del mese fa la differenza".

"Questa manovra ha il pregio di aver rivalutato le pensioni minime del 120% portandole a 574 euro, cosa che non accadeva dal 2002 quando al governo c'era Silvio Berlusconi", dice il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, intervenendo alla trasmissione Omnibus su La7. "Noi di Forza Italia diciamo al governo che, scavando nelle pieghe del bilancio dello Stato, è possibile trovare altri fondi per portarle a 600 euro, almeno per chi ha più di 70 anni e un Isee molto basso. Su questo non ci sarà da fare alcun braccio di ferro in maggioranza", conclude.

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