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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il caso

Pensioni, aumento ''beffa'' per gli invalidi: "Assegno massimo solo a chi non lavora"

La denuncia della Confederazione autonoma europea dei lavoratori in una lettera inviata al ministro per la Disabilità, Erika Stefani: ''È uno specchietto per le allodole''

Un invalido al 100% può arrivare a percepire l'assegno massimo, ma soltanto se smette di lavorare. È la beffa che si nasconde dietro l'aumento della pensione di invalidità per gli inabili totali, che adesso dovranno scegliere se continuare a lavorare o arrivare agli 8.500 euro l'anno previsti con l'aumento. Una situazione denunciata in una lettera inviata al ministro per la Disabilità, Erika Stefani, dal vicesegretario della Confederazione autonoma europea dei lavoratori (Confael), Marco Martini: "L'aumento della pensione d'invalidità per inabili totali (100%) si sta infatti rivelando l'ennesimo specchietto per le allodole. La verità è che si può arrivare a percepire il massimo previsto (parliamo di 8.500 euro l'anno) solo ed esclusivamente se si rinuncia totalmente a qualsiasi attività lavorativa. Simili iniziative finiscono per svilire la persona con disabilità, la quale oltre a vedersi bloccata l'erogazione della pensione, si trova costretta a dover scegliere se continuare a lavorare oppure percepire l'assegno".

''L'aumento per le pensioni di invalidità è uno specchietto per le allodole''

Riferendosi a quanto comunicato dall'Inps nei giorni scorsi riguardo le pensioni minime di invalidità, Martini spiega che "questo contesto, secondo la nostra organizzazione sindacale può portare inevitabilmente a due criticità per le persone diversamente abili: la prima è quella riferita alla mancata inclusione sociale che i piccoli lavoretti aiutano a superare; la seconda non meno importante è che una persona disabile che arrotonda la pensione con queste piccole attività, per avere un dignitoso sostentamento alla propria esistenza, andrà a trovarsi in uno stato di bisogno economico assoluto".

Secondo il sindacato, quindi, "questa situazione deve essere affrontata con la massima attenzione e superata velocemente in quanto, l'inattività lavorativa sulla quale la Corte di Cassazione nella recente sentenza recepita dall'Inps, ha modificato le sue precedenti indicazioni non può che gettare nello sconforto le persone con disabilità e le loro famiglie". La Confael chiede al ministro "un intervento per superare questa ingiustizia normativa rappresentando la questione sia in consiglio dei ministri che in Parlamento. Da parte nostra siamo disponibili a sostenere una sua iniziativa in merito a questa sgradevole situazione".

Pensione di invalidità: dall'aumento alla soglia di reddito

Per quanto riguarda l'aumento previsto per le pensioni di invalidità, tutto è iniziato nell'agosto dello scorso anno, quando l'Inps ha annunciato  un incremento delle prestazioni di invalidità civile (invalidi civili totali, ciechi civili, sordi e titolari di pensione di inabilità previdenziale). Inizialmente il beneficio era previsto per tutti gli over 60, ma dopo una sentenza della Corte Costituzionale è stato esteso ai soggetti riconosciuti invalidi civili totali, sordi o ciechi civili assoluti a partire dai 18 anni di età.

Un aumento non indifferente: si passa infatti da 287,09 euro al mese a un importo fino a 651,51 euro per 13 mensilità, che moltiplicato arriva a punto a quota 8.500. Peccato che il diritto alla maggiorazione prevede anche una soglia di reddito personale pari a 8.469,63 euro, che sale a 14.447,42 euro in caso si coniuge. Una condizione che ha messo in moto tutte le associazioni di categoria, che ritengono ''un'ingiustizia'' il dover porre un invalido totale di fronte alla scelta tra rinunciare al lavoro o alla maggiorazione, senza dimenticare la possibilità che un sistema simile possa aprire le porte a casi di lavoro nero.

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