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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Pensioni, promesse vs realtà: un bilancio di Quota 100

Di Maio disse che "in alcuni casi" la riforma avrebbe portato un tasso di sostituzione di 1 a 3. Nonostante non sia andata proprio così, il M5s parla di esperimento riuscito. "Quota 100? Libera posti di lavoro e sblocca il turn-over"

“La possibilità di andare in pensione in anticipo grazie a Quota 100, ma anche grazie a Opzione Donna e all’Ape social è stata sostenuta dal MoVimento 5 Stelle che si è battuto per la sua introduzione nella scorsa Legge di bilancio”. Lo scrivono in una nota i deputati del M5s in commissione Lavoro alla Camera che dunque tornano a rivendicare la bontà della riforma partorita dal governo giallo-verde.

 “Per noi – proseguono - si è trattato di un primo passo per dare speranza a quei lavoratori che erano rimasti bloccati dalla legge Fornero: in migliaia sono tornati a dedicarsi alla famiglia o hanno potuto superare periodi di difficoltà. È stata una riforma fondamentale per liberare posti nel settore pubblico e privato per far ripartire finalmente il turnover e il ricambio generazionale”. 

"Siamo contenti che il ministro Catalfo abbia confermato la volontà di mantenere Quota 100 anche per i prossimi anni così da non fermare una sperimentazione in ambito pensionistico che si è dimostrata molto positiva nei risultati”, continuano i deputati. 

Quota 100, il turnover non decolla

In realtà i numeri dicono altro: secondo le stime dell'Osservatorio dei consulenti del lavoro, nel terzo trimestre del 2019 il tasso di sostituzione è stato del 42%: su 10 lavoratori andati in pensione, i giovani assunti sono stati quattro, spesso grazie ad un contratto di apprendistato.

Un dato comunque in crescita rispetto alle precedenti stime effettuate nel mese di marzo, quando il tasso di sostituzione era al 37% e vedeva un rapporto di 1 giovane al lavoro ogni 3 lavoratori uscenti con Quota 100.

Quando Di Maio disse: "Per ogni pensionato tre giovani assunti"

Un flop? Non lo sappiamo. Ad alzare l’asticella però erano stati proprio Salvini e Di Maio. Il 24 ottobre del 2018, il capo politico del M5s disse ad esempio che “in alcuni casi” Quota 100 avrebbe creato un tasso di sostituzione di 1 a 3.

“Io ho parlato con aziende grandi e medie – disse Di Maio - e mi hanno detto che in alcuni casi applicheranno un rapporto di 1 a 3, per ogni pensionato tre giovani assunti perché un lavoratore a fine carriera ha un prezzo molto alto”. E poi rivolto al giornalista Massimo Franco. “Accetto quest’aria di sufficienza, poi ci vediamo tra due tre mesi e vediamo com’è andata”. Non è andata proprio come diceva Di Maio. Finora i posti di lavoro non sono cresciuti e l'impatto della misura sulla crescita del Pil è stato praticamente nullo.

Pensioni e speranza di vita: cosa pensano gli italiani

Nonostante tutto molti italiani sembrano comunque favorevoli a riforme come quota 100 che accorciano la vita lavorativa. Secondo i dati forniti dal 53° Rapporto Censis,  per il 45,2% degli italiani l'età in cui si ritira dal lavoro non deve seguire l'andamento della speranza di vita. Solo il 43,2% pensa invece che speranza di vita ed età del pensionamento debbano camminare insieme. Il risentimento nei confronti del sistema penstionistico è dunque tuttora molto forte.

Quasi 2 milioni di pensioni in Italia, rileva il rapporto, sono erogate da trent'anni o più (il 12% del totale), a fronte di una durata media di 24 anni. Sono il riflesso di periodi in cui era più facile andare in pensione, che però oggi generano costi significativi per la previdenza.

Secondo il Censis, inoltre, il 53,6% delle pensioni erogate in Italia è inferiore a 750 euro mensili.  Non sorprende allora che il 73,9% degli italiani sia d'accordo con la necessità di portare le pensioni minime a 780 euro al mese con risorse pubbliche.

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