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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Pensioni, chi lascerà davvero il lavoro dal 1º gennaio al 31 dicembre 2023

Quota 103, quota 102, Ape sociale, Opzione donna, quota 41 per precoci: tutte le vie per la pensione anticipata rispetto ai canali ordinari della legge Fornero, le novità introdotte dalla prima legge di bilancio del governo Meloni e le conferme

Chi potrà lasciare il lavoro "prima" l'anno prossimo? Primo obiettivo obbligata per l'esecutivo era evitare che dal 2023 tornasse in vigore l'età pensionabile da 67 anni. Già, perché - nuove quote 103 e formule come Ape sociale e Opzione Donna per l'uscita anticipata in arrivo a parte - i canali di uscita dal lavoro ordinari da gennaio, tra poco più di un mese, sono solo quelli stabiliti dalla vecchia legge Fornero varata, con leggere modifiche poi nel corso degli anni, ai tempi del governo Monti: 67 anni e 20 di contributi per la pensione di vecchiaia oppure 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata, a prescindere dall’età anagrafica (un anno in meno per le donne).

Chi andrà in pensione nel 2023

Per individuare una misura che superasse l'attuale quota 102 (non un gran successo in termini di numeri, circa 10mila persone l'hanno scelta nel 2022 per andare in pensione in anticipo) restava in mano all'esecutivo una cifra vicina al miliardo. Poco, ed è per questo motivo che è tramontata quota 41 senza limiti d'età. I sondaggi politici Ipsos dell'ultima settimana hanno indagato le opinioni degli italiani in merito alla Legge Fornero che nel programma di governo avrebbe dovuta essere cancellata, ma in realtà rimarrà ancora in vigore seppur con qualche modifica. In questo caso, c'è una chiara divisione tra gli intervistati: il 43% ritiene che questo cambio di posizione sia l'ennesima prova delle promesse populiste di questa maggioranza, invece, il 40% sostiene che sia una prova di maturità, date le difficoltà attuali nei conti pubblici. Il 17% non sa, non indica. 

Quota 103 e quota 102

Sbarca quota 103 dal prossimo gennaio: cambiano i requisiti per l'uscita anticipata: 62 anni di età e 41 di contributi al posto del mix 64+38 di quota 102. Dal 1° gennaio 2023, per dodici mesi, debutta una quota 103 di fatto. Due le finestre previste: tre mesi per i lavoratori privati e sei per gli statali. Chi raggiunge i requisiti il 31 dicembre 2022, deve aspettare aprile se è un dipendente privato, o agosto se si tratta di un dipendente pubblico. La pensione non potrà superare le cinque volte il minimo Inps (circa 2.626 euro) e non sarà cumulabile con altro reddito da lavoro sopra i 5mila euro. Quota 102 (la possibilità di uscire con 64 anni d’età e 38 di contributi introdotta da Draghi), scade il 31 dicembre 2022. Ma se si maturano i requisiti entro capodanno, si potrà comunque uscire anche dopo.

Ape sociale, Opzione donna, quota 41 per precoci

Sulla conferma di Ape sociale e Opzione donna per il 2023 dubbi non ce ne sono mai stati: c'era anche l'ok dei sindacati. Sono state introdotto alcune novità non marginali.

Il cosiddetto anticipo pensionistico, ormai a tutti noto come Ape, è un progetto che consente il prepensionamento, senza alcun onere economico, a specifiche categorie di lavoratori che abbiano raggiunto una certa età anagrafica (più altri requisiti).  L'Ape sociale, dove Ape sta per anticipo pensionistico, è un’indennità erogata da parte dello Stato destinata a soggetti - al momento basata su 63 o più anni di età in particolari condizioni di difficoltà, per esempio perché hanno svolto per anni lavori gravosi o perché assistono un coniuge con una disabilità o ancora perché si sono ritrovati disoccupati senza la possibilità di diventare a tutti gli effetti pensionati per motivi di età  - che hanno necessità di un aiuto economico prima di poter accedere alla pensione di anzianità. L'Ape sociale, introdotta nel 2017, con l'ultima manovra è stata prorogata anche al 2022. Succederà lo stesso pure nel 2023. L'indennità di 1.500 euro mensili è destinata solo a chi possiede 63 anni e 36 di contributi (o 32 per alcune attività come edili e ceramisti). Vi accedono anche caregiver, invalidi civili al 75% e disoccupati di lungo corso. 

Se non ci saranno ripensamenti in extremis (può succedere fino alla firma finale della legge di bilancio), la proroga di Opzione donna scatterà con 35 anni di versamenti e 58 d’età per le lavoratrici con più di due figli, 59 con un figlio solo e 60 anni per quelle senza prole. Spieghiamo bene questo passaggio, su cui nelle settimane passate circolavano voci contrastanti. Opzione donna con 58 anni e 35 di versamenti dovrebbe rimanere attivo il prossimo anno dunque soltanto per chi ha almeno due figli e dovrebbe valere anche per le "autonome" (oggi vincolate a un limite anagrafico più alto di un anno); se il testo definitivo della finanziara confermerà le anticipazioni, si dovrebbe salire a 59 anni nel caso di un solo figlio e a 60 per le donne senza figli.

Confermata infine la pensione con 41 anni di contributi versati per i lavoratori "precoci", ovvero quelli che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19esimo anno di età anagrafica.

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