La Corte Costituzionale ha deciso: il bonus Poletti sulle perequazioni pensionistiche è legittimo. Sono state quindi respinte le censure di incostituzionalità che puntavano il dito contro la norma, come si legge dalla sentenza: “Il bonus Poletti realizza un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.

Un comunicato ufficiale è stato diffuso dalla Corte Costituzionale  al termine dalla camera di consiglio, che si è aperta questa mattina alle 9.30: “La Corte ha respinto le censure di incostituzionalità del decreto-legge n. 65 del 2015 in tema di perequazione delle pensioni, che ha inteso "dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015". 

“La Corte ha ritenuto che – continua la nota - diversamente dalle disposizioni del "Salva Italia" annullate nel 2015 con tale sentenza, la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto-legge n. 65 del 2015 realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.

Il Governo tira un sospiro di sollievo

La sentenza della Corte Costituzionale farà sicuramente piacere al Governo: una decisione contraria sarebbe potuta costare allo Stato la cifra 'mostre' di 30 miliardi di euro. Ma se l'esecutivo tira un sospiro di sollievo, non si può dire lo stesso per i quasi 6 milioni di pensionati interessati a vedere rivalutati i propri assegni. 

Il bonus Poletti

La restituzione della rivalutazione stabilita dal bonus Poletti non è totale per tutti. Il 100% è stato previsto solo per le pensioni fino a 3 volte il minimo Inps, per quelle da 3 a 4 volte fu stabilito il 40%, che scende al 20 per gli assegni superiori di 4-5 volte il minimo, e al 10% per quelli tra 5-6 volte. E' stato escluso dalla restituzione chi  percepisce una pensione superiore a 6 volte il minimo Inps.