rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Ipotesi

Pensioni, tra ritorno della Fornero e nuova Ape sociale: chi lascerà il lavoro dal 1º gennaio

Il 31 dicembre 2022 è una data chiave. Dal primo gennaio 2023 non ci saranno più le Quote (100 e 102). Draghi aveva detto ai sindacati che il cantiere della riforma sarebbe ripreso a breve, in vista della legge di bilancio, ma nessun calendario era stato stilato

Il tavolo di confronto sulle pensioni tra governo e parti sociali si è fermato a febbraio poco prima dell’inizio della guerra in Ucraina, per non essere più convocato. Stallo totale. Il premier Mario Draghi aveva detto ai sindacati che anche quel cantiere sarebbe ripreso a breve, in vista della legge di bilancio, ma nessun calendario era stato stilato. Il 31 dicembre 2022 è una data chiave. Dal primo gennaio 2023 non ci saranno più le Quote (100 e 102).

Pensioni, la riforma non c'è: Fornero all'orizzonte

Da quel giorno gli unici canali di uscita dal lavoro saranno quelli ordinari della legge Fornero: 67 anni e 20 di contributi per la pensione di vecchiaia oppure 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata, a prescindere dall’età anagrafica (un anno in meno per le donne). Il ministro del Lavoro Orlando qualche giorno fa auspicava il rinnovo dell’Ape sociale e di Opzione Donna anche per il 2023. Ma a questo punto l’idea di riforma integrale delle pensioni, per garantire una flessibilità in uscita sostenibile per i conti pubblici, sembra tramontare. Già da prima della "crisetta" in cui è precipitato il governo Draghi le speranze che si arrivasse entro l’anno a una riforma delle pensioni organica e sostenibile si erano molto affivolite. Il ritorno pieno alle regole Fornero senza deroghe è sempre più probabile.

Tutte le notizie di oggi 

Si va verso l'addio alle "quote", dunque. Il 31 dicembre scade la possibilità di maturare i requisiti per accedere alla pensione con "quota 102", il meccanismo che consente di uscire dal lavoro con 64 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva (l’uscita, per chi matura i requisiti nel 2022 è possibile anche nel 2023). Dal 2019 al 2021 è stata sperimentata la possibilità di accedere alla pensione con «quota 100»: età di almeno 62 anni e anzianità contributiva di almeno 38 anni. Tra poco più di cinque mesi, dal 1° gennaio, a meno di correttivi, restano come via d’uscita principali, in base alla legge Fornero, la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e l’anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne).

Tra le tante strategie di cui si è parlato nei mesi scorsi, appare ancora fattibile per il 2023, se ci sarà la volontà, il piano Tridico. Lo spunto è stato messo da tempo sul tavolo: andare in pensione dai 63-64 anni solo con la quota che si è maturata dal punto di vista contributivo. Il lavoratore uscirebbe dunque con l'assegno calcolato con il contributivo e aspetterebbe i 67 anni per ottenere l'altra quota, che è quella retributiva. I sindacati quando sembrava fosse dietro l'angolo l'inizio del confronto con il governo non si smuovevano da due numeri: ovvero la possibilità di andare in pensione a 62 anni a prescindere dai contributi. Ma per le sigle sindacali anche quando un lavoratore arriva a 41 anni di contributi, a prescindere dall'età, deve avere la possibilità di andare in pensione. Ora la riforma è a forte rischio (per usare un eufemismo).

Ape sociale allargata nel 2023?

Una delle "toppe" che il governo (qualsiasi governo) potrebbe mettere per il prossimo anno è un allargamento del perimetro dell'Ape sociale. Una via stretta ma percorribile per evitare lo scalone. Non sembra difficile immaginare una condivisione di partenza tra quasi tutte le forze politiche sull'approccio che ipotizza dal 2023 uscite anticipate con l’allargamento del bacino dell’Ape sociale. E, in questo senso, un segnale è già arrivato con l’ok del governo all'emendamento alla scorsa manovra che faceva scendere da 36 a 32 anni la soglia contributiva per l’accesso all’Ape sociale dei lavoratori edili e inseriva i ceramisti tra le mansioni usuranti per le quali era possibile utilizzare l’Anticipo pensionistico.

Il cosiddetto anticipo pensionistico, ormai a tutti noto come Ape, è un progetto che consente il prepensionamento, senza alcun onere economico, a specifiche categorie di lavoratori che abbiano raggiunto una certa età anagrafica (più altri requisiti).  L'Ape sociale, dove Ape sta per anticipo pensionistico, è un’indennità erogata da parte dello Stato destinata a soggetti - al momento basata su 63 o più anni di età in particolari condizioni di difficoltà, per esempio perché hanno svolto per anni lavori gravosi o perché assistono un coniuge con una disabilità o ancora perché si sono ritrovati disoccupati senza la possibilità di diventare a tutti gli effetti pensionati per motivi di età  - che hanno necessità di un aiuto economico prima di poter accedere alla pensione di anzianità. La misura dell’Ape sociale, introdotta nel 2017, con l'ultima manovra è stata prorogata anche al 2022. Dal 2023 potrebbe essere estesa a molti più lavoratori rispetto al passato.

È vero che i lavoratori stranieri "ci pagano le pensioni"?

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Pensioni, tra ritorno della Fornero e nuova Ape sociale: chi lascerà il lavoro dal 1º gennaio

Today è in caricamento