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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Pensioni, legge Fornero, euro e tasse: cosa accadrà col governo Cottarelli

Evitare l'aumento dell'Iva è la sfida principale per il prossimo esecutivo. Ma ci sono altri fronti caldi. Ecco quale sarà l'orientamento del "governo neutrale"

Carlo Cottarelli, economista e commissario alla spending review nominato nel 2013 da Enrico Letta, è stato incaricato dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, di formare il nuovo governo. "Andrò in Parlamento per presentare una legge di bilancio e in caso di fiducia mi dimetterò ad inizio 2019, in alternativa mi dimetterò subito per andare a elezioni dopo agosto", ha detto accettando l'incarico. Oggi è attesa la lista dei ministri. Nasce così il governo neutrale dell'ex commissario alla spending review che è già consapevole che ottenere la fiducia alle Camere sarebbe un miracolo. I numeri non ci sono. In assenza di fiducia, il governo si dimetterebbe immediatamente e il suo principale compito sarebbe la gestione dell'ordinaria amministrazione, per accompagnare il Paese ad elezioni dopo il mese di agosto.

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Una figura "neutra" quella di Cottarelli, che nelle intenzioni del Colle dovrebbe immediatamente rassicurare sia i mercati finanziari, in tensione da alcuni giorni, sia l'Europa, preoccupata da una possibile deriva populista e anti-euro italiana. In attesa che il premier incaricato si metta al lavoro e presenti un programma di governo da sottoporre al voto di fiducia, è in ogni caso possibile intuire quale sarà l'orientamento del "governo neutrale" attraverso le dichiarazioni dell'ex commissario Cottarelli.

Pensioni, conti pubblici e debito: la legge Fornero non si tocca

"Dopo questa elezione - spiegava Cottarelli all'indomani del voto, commentandone l'esito ai microfoni di InBlu Radio - sono preoccupato per i conti pubblici. La promessa di eliminare la legge Fornero, ad esempio, li farà aumentare. I risultati delle elezioni mi fanno pensare che quelli che hanno preso più voti si preoccupano poco dei conti pubblici". "Le riforme delle pensioni in Italia degli ultimi anni sono state inevitabili per contrastare il fenomeno dell'aging" (l'invecchiamento della popolazione, ndr), spiegava il 3 maggio scorso Cottarelli nel corso della presentazione di 'Expo-Meeting Innov-Aging'. "Le previsioni ufficiali indicano che, per effetto delle passate riforme, la spesa pensionistica resterà più o meno stabile sui livelli attuali fino al 2045, scendendo solo in seguito". "Ma, pur non crescendo, la spesa resterà alta e non contribuirà al necessario aggiustamento dei conti pubblici, che graverà quindi su altre voci", osservava, evidenziando come "un contesto complesso che richiede un confronto proattivo tra i principali attori coninvolti, a livello economico e sociale, nel fenomeno dell’aging".

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"Vedremo cosa succederà con i mercati finanziari e lo spread. Mi aspetto un po' di movimento ma il problema non è ciò che succederà nei prossimi giorni ma nel giro di due anni quando i tassi d'interesse cominceranno a aumentare in tutta Europa. E l'Italia potrebbe entrare di nuovo in recessione perché ci troveremo con un debito pubblico in aumento a causa della diminuzione del Pil. In questo modo - spiegava - ripartirebbero gli attacchi speculativi". E alla domanda se in un eventuale esecutivo gialloverde avrebbe accettato la nomina di ministro, Cottarelli rispondeva così: "Non credo proprio. I partiti e movimenti che hanno ricevuto più voti dicono che per risolvere il problema del debito pubblico bisogna spendere di più perché questo fa riprendere l'economia. Non mi vedrei bene in un governo che vuole aumentare il deficit pubblico per ridurre il debito pubblico".

"Non vorrei - ribadiva il 10 marzo nel corso di un incontro a Padova - che si ripetesse quanto accaduto nel 2011-12, quando molti pensavano che la bancarotta fosse l'unica soluzione". "I rischi non sono immediati - spiegava - perché sui mercati c'è buonumore, ma fra un anno e mezzo Draghi lascerà la presidenza della Bce e qualcuno potrebbe guidarla in modo diverso". Per Cottarelli, quindi, bisogna partire dalla riduzione del debito pubblico: "Se non lo facciamo non saremo mai indipendenti, e questo mi dà molto fastidio perché così diamo la possibilità agli speculatori di attaccarci. Non bisogna arrivare alla macelleria sociale, basta liberarci del debito in modo graduale".

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