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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Pensioni, la malattia del sistema: dopo i "baby" la bomba di Quota 100 sui conti

Ci sono 653mila pensioni in pagamento da oltre 38 anni, ma grazie alle ultime manovre lacrime e sangue il sistema pensionistico italiano è tornato ad essere in buona salute. Ma sui conti incombe la "botta" di Quota 100 con maggiori oneri per l'Inps

Le pensioni degli italiani, o meglio, il sistema pensionistico è in sicurezza? Questa la domanda fondamentale che circola da anni e preoccupa, visti i continui ritocchi al sistema previdenziale avanzati dopo l'introduzione della Legge Fornero che - va detto - ha stabilizzato una situazione che sarebbe divenuta insostenibile. 

Ora il principale interrogativo verte sui reali effetti di quota 100, ovvero il numero complessivo dei pensionati che decideranno di accedere allo scalone pensionistico e quanto questo inciderà sul delicato e fondamentale rapporto attivi/pensionati.

Pensioni, come superare la legge Fornero

Al 30 settembre 2019 erano 185mila le domande effettivamente inoltrate all'Inps per chiedere il pensionamento anticipato con Quota 100. 

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In attesa che questo piccolo esercito di pensionati entri effettivamente nel computo delle passività dell'Inps, si possono tuttavia inquadrare alcuni elementi di scenario che identificano la natura della previdenza italiana. E per fortuna, sono notizie positive.

Il sistema pensionistico italiano tiene e si rafforza perché il fondamentale rapporto tra attivi e pensionati si porta a 1,435, miglior risultato degli ultimi 22 anni. Questo è uno dei dati più significativi che emergono dal settimo 'Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano' di Itinerari previdenziali per l'anno 2018, che analizza i dati economici e demografici dal 1997 al 2018, e che verrà presentato al governo nel febbraio prossimo.

Come abbiamo visto nelle settimane scorse i dati che arrivano dal mercato del lavoro non evidenziano un boom occupazionale, quindi da dove arriva questo rapporto attivo?  Il numero dei pensionati si è sensibilmente ridotto - per l'undicesimo anno di fila - e sono quasi 100mila in meno rispetto al 2016. Presto detto: nel 2018 il numero dei pensionati è risultato il più basso degli ultimi 22 anni: sono infatti ben 16.004.503 mentre il numero dei lavoratori attivi regolari che pagano i contributi e le imposte è stato il più alto di sempre con 23.214.949, superiore anche al record del 2008, ultimo anno positivo prima della grande crisi.

Per gli esperti di previdenza un effetto anche delle riforme degli ultimi 27 anni che stanno producendo effetti positivi sul sistema.

Baby pensionati: 653mila "a carico" da 38 anni

Dal Rapporto emerge anche un particolare che denuncia come il fenomeno dei baby pensionati abbia appesantito il sistema previdenziale. A carico dello Stato vi sono infatti circa 653.000 pensioni in pagamento da oltre 38 anni e circa 3,5 milioni da oltre 26.anni.

Inoltre se dal numero di 16.004.503 pensionati, si sottraggono i titolari di assegni e pensioni socialipensioni di guerra e percettori di prestazioni di invalidità e indennità di accompagnamento per un totale di 3.723.945 pensionati totalmente o parzialmente assistiti e circa 280.000 delle 716.213 pensioni indennitarie, per un totale di 4 milioni, il rapporto attivi pensionati vero, cioè pensionati previdenziali su lavoratori attivi che versano i contributi, passa da 1,435 a 1,94.

Pensioni, il sistema è stabile oppure no?

Secondo Itinerari previdenziali, "il rapporto tra occupati e pensionati è fondamentale per la tenuta del nostro sistema ed è molto prossimo all'1,5 indicato nei precedenti Rapporti come soglia necessaria per la stabilità di medio lungo termine del sistema".

Tuttavia, come dicevamo se i dati certificano la tenuta del sistema, resta da valutare l'impatto di Quota 100. Quasi 200mila pensionati che "costeranno" 63 miliardi di euro.

L'ultimo studio della Ragioneria generale dello Stato sulle "tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario" mostrano come nel giro di 18 anni - tra il 2019 e il 2036 - l'introduzione di Quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva) potrebbe costare complessivamente circa 63 miliardi di euro.

"Il complesso delle misure contenute nel Dl 4/2019 convertito con legge 26/2019 e nella Legge di Bilancio 2019 incluse nello scenario a normativa vigente, in controtendenza rispetto al precedente processo di riforme - si legge nello studio-, producono nel periodo 2019-2036, ulteriori maggiori oneri pari in media a 0,2 punti di pil l'anno", ossia circa 63 miliardi di euro.

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Una maggiore incidenza della spesa in rapporto al pil che ammonta a 0,5 punti percentuali. Uno scostamento che si azzera solo nel 2036. Ma si sarà creato un nuovo problema: con la naturale scadenza di quota 100 si andrà a creare uno scalone secco di 5-6 anni tra coloro che fino al 2022 potranno utilizzare lo scivolo previdenziale e chi, da gennaio sarà fuori dal beneficio concesso dal "decretone".

Pensioni, cosa ci sarà dopo quota 100

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