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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Da oggi le prime pensioni con quota 100, ma scattano anche i tagli (e poi le trattenute)

Le "nuove" pensioni: cosa cambia da oggi, lunedì 1 aprile 2019. I cedolini Inps con gli assegni arrivano con il ricalcolo dovuto al blocco sulle rivalutazioni. E arrivano i primi assegni con quota 100

Quota 100 e tagli: per le pensioni oggi 1 aprile 2019 è un giorno di grandi novità. Partiamo da coloro che hanno fatto domanda per quota 100 (i requisiti, ricordiamo, sono 62 anni di età e 38 di contributi): a circa 25mila di loro, infatti, è stato accreditato, sul proprio conto corrente bancario o postale, il primo assegno di pensione. Precisiamo che si tratta di coloro che ne hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018. I nuovi pensionamenti, però, non si fermano al primo del mese di aprile. Se le istruttorie dell'Inps procederanno senza rallentamenti, si prevede di liquidare altri due blocchi di prestazioni in due fasi successive: una entro la prima decade del mese, la seconda invece tra il 20 e il 29. Non è da escludere che si riescano a liquidare fino a 50mila nuove pensioni tra aprile e maggio.

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Gli altri, invece, devono attendere il terzo mese successivo a quello in cui sono stati maturati i requisiti previsti. Il D.L. 4/2019, infatti, prevede una finestra mobile trimestrale per i lavoratori del settore privato, stabilendo che solamente coloro che hanno maturato i 38 anni di contributi e compiuto il 62° anno di età entro l’ultimo giorno del 2018 ricevono l'assegno da aprile 2019.

Pensioni e quota 100: le ultime notizie

La riforma su quota 100 è stata introdotta in via sperimentale per il triennio 2019-2021. E poi cosa succederà? Senza una proroga, chi raggiunge i requisiti dopo i tre anni di "prova" potrebbe subire una clamorosa beffa. Come vi spiegavamo in questo articolo, dopo i 3 anni di "prova", se quota 100 non dovesse essere rifinanziata coloro che sono prossimi alla pensione si troveranno davanti uno "scalone" di ben cinque anni. Cosa significa? Lo spiega in modo molto semplice il senatore del Pd Tommaso Nannicini. Certo, la sua è una versione "di parte", ma anche difficilmente smentibile allo stato attuale delle cose. "Mario e Alessandro - scrive Nannicini - hanno lavorato per gli stessi anni: entrambi raggiungeranno 38 anni di contributi nel 2021. Mario compirà 62 anni nel dicembre 2021, Alessandro nel gennaio 2022. Sono praticamente identici. Con Quota 100, avranno lo stesso trattamento? No, perché il primo andrà in pensione a 62 anni, il secondo a 67. Tra Mario e Alessandro il governo ha frapposto uno 'scalone' di 5 anni".

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Secondo il senatore dem, insomma, quota 100  "è una 'lotteria' di 3 anni" dal costo elevatissimo (55 miliardi in totale ricorda l’economista del Pd) che "avvantaggia solo alcuni, sperando nella loro riconoscenza alle prossime elezioni". La riforma del governo gialloverde in effetti rischia di essere iniqua: non solo verso i giovani, che in futuro pagheranno il costo di un sistema pensionistico troppo sbilanciato verso "l’oggi", ma anche nei confronti di quei lavoratori che sono prossimi alla pensione.

Pensioni, da oggi 1 aprile scattano i tagli: assegni più bassi per milioni di pensionati

Ma torniamo alle "novità" di oggi sulle pensioni. Oltre all'accredito dei primi assegni con quota 100, da oggi scatta il taglio alle pensioni. Almeno 5,6 milioni di pensionati riceveranno un assegno più basso dovuto al blocco delle rivalutazioni voluto dal governo. Le nuove percentuali per la rivalutazione delle pensioni sono state introdotte dalla Legge di Bilancio 2019. Con gli "aggiustamenti" voluti dal governo, per le pensioni superiori a tre volte il minimo e inferiori a quattro, la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra quattro e cinque volte il minimo, del 52% tra cinque volte e sei volte il minimo, del 47% oltre sei volte, del 45 oltre otto volte e solo del 40% oltre nove volte il minimo. Ricordiamo che la rivalutazione è lo strumento con cui gli importi delle prestazioni sociali vengono adeguati all’aumento del costo della vita rilevato dall’Istat.

Trattenute, conguagli e tagli: cosa c'è da sapere sulle pensioni dei primi mesi 2019

E' un processo conosciuto anche con il nome di perequazione. Le prestazioni sociali che giovano di questo adeguamento sono tutte quelle erogate dalla previdenza pubblica, quindi non solo le pensioni dirette (pensione di vecchiaia e di anzianità) ma anche quelle indirette (superstiti). La rivalutazione riguarda anche quei trattamenti previdenziali che hanno beneficiato dell’integrazione al minimo sulla pensione.

Come detto sopra, il ricalcolo sulle pensioni riguarda solamente gli assegni con importo superiore a tre volte il trattamento minimo, ossia con un lordo maggiore di 1.522,26€. Per gli assegni inferiori a questa soglia, infatti, la perequazione è piena, ossia per una percentuale dell’1,1%. Le pensioni che invece superano questo importo saranno rivalutate in maniera parziale, tenendo conto delle seguenti percentuali:

  • importo superiore a 3 volte, ma inferiore a 4 volte (2.029,68€): 97% del tasso di riferimento, ossia 1,067%;
  • importo superiore a 4 volte ma inferiore a 5 volte (2.537,10€): 77% del tasso di riferimento, ossia allo 0,847%;
  • importo superiore a 5 volte ma inferiore a 6 volte (3.044,52€): 52% del tasso di riferimento, ossia lo 0,572%;
  • importo superiore a 6 volte ma inferiore a 8 volte (4.059,36€): 47% del tasso di riferimento, ossia lo 0,517%;
  • importo superiore a 8 volte ma inferiore a 9 volte (4.566,78€): 45% del tasso di riferimento, ossia lo 0,495% per il 2019;
  • importo superiore a 9 volte il trattamento minimo: 40% del tasso di riferimento, lo 0,44%.

Non è tutto. Nei prossimi mesi scatteranno i conguagli. Nei prossimi cedolini, probabilmente in quello di giugno, l'Inps recupererà le cifre erogate in modo più generoso in questi primi mesi del 2019. In altre parole, il pensionato dovrà restituire all’Inps quanto accreditato in più nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2019. E questo avverrà sotto forma di trattenute sull’assegno di giugno.

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