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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

In pensione con Quota 102 e Quota 103: che cosa bolle in pentola

Pensioni, quali sono le novità all'orizzonte? Superare il quadro attuale ma allo stesso tempo evitare un ritorno "standard" alla Fornero: una sfida difficile per qualsiasi governo. Tra Quota 100, Quota 102 e Quota 103, una panoramica dei possibili scenari

Pensioni, le novità ci saranno, ma i dettagli sono tutti da concordare. Che cosa "bolle in pentola" sul fronte pensioni? Tra certezze (poche) e ipotesi (tante e d'impatto, come Quota 102 e soprattutto Quota 103), proviamo a fare il punto della situazione. Innanzitutto vediamo cosa succede nel corso del 2020 e chi può lasciare il lavoro da qui al 31 dicembre 2020.

L'ultima Legge di Bilancio ha confermato diversi punti dell'anno precedente: proprio come per il 2019, sono confermate Quota 100, Opzione donna e Ape sociale. E' già in corso inoltre la rivalutazione dell'importo degli assegni previdenziali, con adeguamento all'andamento dell'inflazione.

Pensioni 2020: chi può andare in pensione entro il 31 dicembre

Chi va in pensione quest'anno? Nel 2020 Quota 100 dà la possibilità di andare in pensione anticipatamente a chi ha 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi. Confermata per i prossimi 12 mesi anche Opzione donna, che dà la possibilità per le donne che lavorano di andare in pensione una volta raggiunti i 35 anni di contributi e un'età anagrafica di 58 anni. L'età sale a 59 anni nel caso si tratti di lavoratrici autonome. La condizione per poter beneficiare di questa modalità di pensionamento è che l'importo della pensione venga interamente ricalcolato con il sistema contributivo, ovvero in base ai contributi effettivamente versati. Inoltre fino a dicembre alcune categorie di lavoratori pssono beneficiare della cosiddetta Ape sociale. Questo provvedimento consiste in un sussidio erogato dall'Inps e a carico dello Stato, corrisposto a domanda e fino al raggiungimento dell'età prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni). Il requisito per poter avvalersi di questa misura è aver compiuto almeno 63 anni e non essere già titolari di pensione diretta in Italia o all'estero.

Ricordiamo poi che l'età necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia resta ferma a 67 anni. La rivalutazione dell'importo delle pensioni è stimata per quest'anno allo 0,4% e andrà per scaglioni. Le pensioni inferiori o pari a tre volte l'importo minimo (fissato dall'Inps a 515,07 euro) potranno beneficiare di una rivalutazione del 100%. La percentuale di rivalutazione andrà, invece, a scalare man mano che l'importo aumenti.

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Pensioni 2021: che cosa può succedere l'anno prossimo

Quota 100 è confermata al momento solo per il 2020, perché nonostante sia nata come misura sperimentale triennale, l'esecutivo può decidere, nella futura Legge di Bilancio, di mettere mano alla misura, e quindi - in via ipotetica - anche modificarla o eliminarla.

Da qualche ora è entrata con prepotenza nel dibattito sulle pensioni la "Quota 102", su cui i tecnici ministeriali sarebbero al lavoro per mettere nero su bianco eventuali proposte.  I sindacati non sembrano disposti ad accettare una riforma delle pensioni basata su questi presupposti. "Le ipotesi di riforma previdenziale che prevedono l'obbligo di avere un numero alto di contributi non possono essere accettate, come quella definita Quota 102, con 64 anni di età e 38 di contributi, ancor peggio se accompagnate dal ricalcolo contributivo di tutta la carriera lavorativa". È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli a proposito delle proposte per sostituire Quota 100, sperimentazione che si concluderà al termine del 2021. Sulla questione sono concordi tutti i sindacati. "Interventi simili non consentirebbero l'accesso alla pensione anticipata alla maggior parte delle persone, in particolare quelle più deboli sul mercato del lavoro, a partire da giovani e donne" sottolinea Ghiselli.

"Qualunque ipotesi di uscita anticipata, che per noi deve essere possibile dai 62 anni - sottolinea il dirigente sindacale - deve vedere un requisito contributivo che non superi i 20 anni e deve valorizzare previdenzialmente i periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura". Per Ghiselli "solo in questo modo si può parlare alla reale platea del mondo del lavoro, quella di oggi e ancor più quella di domani, oltre a garantire l'uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall'età". "È quindi importante - conclude il segretario confederale - aprire immediatamente il tavolo tra Governo e sindacati sulla previdenza, che riteniamo debba partire dai contenuti della Piattaforma unitaria che il sindacato da tempo ha presentato all'Esecutivo".

Quota 102, perché i sindacati dicono "no"

"La Cisl è assolutamente contraria" dichiara il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, aggiungendo che l'opposizione è "sia nel merito sia nel metodo a ipotesi che prevedano di andare in pensione con almeno 64 anni di età e 38 di contributi ed il calcolo dell'assegno integralmente contributivo"."Siamo contrari nel merito perché queste proposte, che abbiamo visto rilanciate dagli organi di stampa in questi giorni, non rispondono alle richieste espresse nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl, Uil. E siamo contrari nel metodo perché l'unico modo serio di affrontare il tema delle pensioni e della previdenza è quello di aprire il prima possibile il tavolo di confronto tra Governo e parti sociali promesso dall'esecutivo ed annunciato a breve dalla Ministra del Lavoro, dando allo stesso tempo attuazione alle Commissioni di studio sulla spesa previdenziale e sui lavori gravosi previste dalla Legge di Bilancio", spiega ancora. Per questo, prosegue Ganga, "dai rappresentanti della maggioranza di Governo ci aspettiamo serietà e pertanto dovrà essere evitato di prefigurare possibili soluzioni, per altro penalizzanti per i lavoratori, valorizzando invece il confronto con le organizzazioni sindacali. Per quanto ci riguarda noi siamo pronti".

No secco anche dalla Uil. "L'ipotesi di Quota 102, 64 anni di età e 38 anni di contributi" dice il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, "non risponde all'esigenza di flessibilità diffusa per accedere alla pensione e aggrava i problemi non risolti da Quota 100". "La Uil ritiene che si debba lavorare da subito per garantire una flessibilità tra i 62/ 63 anni per uscire dal mondo del lavoro, considerando le differenti gravosità dei lavori", sottolinea Proietti. "La Uil - aggiunge - è nettamente contraria ad ogni ipotesi di penalizzazione e di ricalcolo contributivo".

Pensioni, Quota 103 è un'opzione vera

Proprio in riferimento alle ipotesi di riforma delle pensioni circolate, fonti del Ministero del Lavoro chiariscono, però, che, ferma restando la sperimentazione di Quota 100, il percorso per giungere al superamento della legge Fornero è quello indicato dal Ministro Nunzia Catalfo. Ovvero, tavolo con le parti sociali, da riconvocare già a gennaio, e costituzione di una commissione di esperti in materia, anche questa entro gennaio, che analizzi il quadro formulando proposte che siano sostenibili per la finanza pubblica. Inutile in questa fase dare numeri in libertà.

Lavori in corso: il governo ha di fatto riaperto il cantiere per evitare che alla scadenza ci si ritrovi con la legge Fornero in piena attività, quindi con un nuovo scalone di età per uscire dal lavoro. Infatti se non si metterà più mano alle pensioni in nessun modo d'ora in avanti, si tornerebbe alle regole della riforma Monti e dunque all'uscita solo a 67 anni. Se nel frattempo non si prendono provvedimenti, dal primo gennaio 2022 non si potrà più andare in pensione a 62 anni d’età, avendo 38 anni di contributi, ma bisognerà aspettare fino a 67 anni e due mesi.

Sul tavolo c'è anche la proposta di Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, che propone di mettere in cantiere un canale anticipato di uscita dal lavoro "strutturale". Lui ha ipotizzato una Quota 103 per andare in pensione, e cioè con 39 anni di contributi e 64 anni di età, con non più di 3 anni figurativi. Oppure se si sono raggiunti 42 anni e mezzo di contributi (un anno in meno per le donne) indipendentemente dall’età anagrafica. A regime secondo gli esperti il costo sarebbe inferiore a quello di Quota 100 perché se nei primi anni si spende un po’ di più, alla fine, trattandosi di pensioni prevalentemente contributive, si restituirà quanto versato. 

Superare Quota 100 ed evitare un ritorno "standard" alla Fornero: una sfida difficile per qualsiasi governo. Staremo a vedere.

Pensione 2020, chi può lasciare il lavoro e come (prima della prossima riforma)

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