Come (non) è finita con Opzione donna
Nella legge di bilancio che è in attesa dell'ok definitivo del parlamento, viene confermato l'intervento restrittivo legato al criterio dei figli. Ma non è detta l'ultima parola
Opzione donna, com'è finita la telenovela? Nella legge di bilancio che è in attesa dell'ok definitivo del parlamento, viene confermato l'intervento restrittivo legato al criterio dei figli. Gli emendamenti presentati dal governo non sono intervenuti sulla misura che prevede per il 2023 la possibilità per le donne di lasciare il lavoro a 60 anni, oppure a 59 anni con un figlio e a 58 anni con due o più figli. L'anticipo pensionistico è però riservato alle donne caregiver, alle invalide al 74% e alle lavoratrici di aziende in crisi. In quest'ultimo caso l'uscita è possibile con 58 anni d'età indipendentemente dal numero dei figli.
Ma attenzione. Non si può ancora scrivere la parola "fine" al tutto. Opzione donna, il canale pensionistico di uscita anticipata con il ricalcolo contributivo dell’assegno per le lavoratrici, ha visto andare in scena un tira e molla lungo settimane. Pd e M5S, ma anche alcuni esponenti sparsi della maggioranza di governo, avevano chiesto all'esecutivo di tornare sui suoi passi per quel che riguarda la "variabile figli", prevista dal testo originario della manovra varato da palazzo Chigi. Il ministero dell'Economia evidenziava dal canto suo la mancanza delle risorse necessarie per tornare allo schema di Opzione donna attualmente in vigore.
In base alle dichiarazioni di ieri del sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, la partita per far scattare una proroga dell'attuale versione (uscite con 58 anni, che diventano 59 per le lavoratrici autonome, e 35 anni di contributi) potrebbe proseguire in parallelo con il cammino parlamentare del decreto Milleproroghe appena varato dall’esecutivo. "È solo una questione di trovare le coperture per rinnovare Opzione donna", ha detto Durigon, che poi ha aggiunto: "Il problema è pluriennale, servono 80 milioni nel 2023, che poi aumentano a 250 milioni nel 2024". Infatti la misura così come prevista dal testo della manovra in attesa del via libera della Camera costa per il prossimo anno poco più di 20 milioni. Insomma, se ne parlerà ancora: "Sulla manovra purtroppo non ci sono più margini per Opzione Donna, speravo di riuscire a gestire questa fase ma le varie coperture della Ragioneria ci ha bloccato dal dare questa risposta", ha anche detto Durigon. In sintesi: la manovra ha prorogato l’anticipo, ma con una decisa stretta, l'uscita dal lavoro sarà dai 60 anni (riducibili di un anno per ogni figlio, fino ad un massimo di due) e solo per tre categorie di lavoratrici svantaggiate. Una scelta dettata dall’onerosità della misura. Ma la partita non sembra chiusa del tutto. Il decreto di gennaio sul tavolo del ministero del Lavoro non toccherà solo il reddito di cittadinanza, ma anche tanti altri temi tra cui può rientrare Opzione donna.
"Non si supera la legge Fornero come più volte sbandierato in campagna elettorale ma anzi si varano misure che penalizzano le donne, come Quota 103 e la 'nuova' Opzione donna, trasformata in 'Discriminazione donna'. Insomma, una manovra da zero in pagella. E menomale che eravate 'pronti'...", ha affermato il capogruppo del M5s in commissione lavoro alla Camera, Davide Aiello, intervenendo in Aula durante la discussione generale.