Pensioni, un miraggio per (alcuni) lavoratori part time: nuovo grido d'allarme
I sindacati uniti:"È necessario un intervento immediato per riconoscere ai lavoratori in part time verticale ciclico i contributi anche nei periodi di sosta lavorativa". Come stanno le cose
Pensioni, tema sempre caldissimo. La pensione è un obiettivo lontano per molti giovani lavoratori (e anche per tanti meno giovani). Ma per chi lavora con contratti part time verticale ciclico rischia di essere un miraggio: così le organizzazioni sindacali lanciano un grido d'allarme. "È necessario un intervento immediato per riconoscere ai lavoratori in part time verticale ciclico i contributi anche nei periodi di sosta lavorativa, così da non costringerli a lavorare molti più anni per raggiungere il traguardo pensionistico. Per questo ieri abbiamo incontrato, a seguito di una nostra richiesta, il sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi e il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico". È quanto si legge in una nota dei segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil Roberto Ghiselli, Ignazio Ganga e Domenico Proietti.
"Le nostre richieste - proseguono i dirigenti sindacali - sono state raccolte dal Sottosegretario e dal Presidente dell'Inps che hanno condiviso la necessità di un intervento in tempi brevi e hanno, quindi, ipotizzato che si possa trovare una soluzione nei prossimi strumenti normativi a disposizione del Governo e del Parlamento, come il decreto fiscale o la legge di delegazione europea".
Pensioni e lavoro part time: che cosa chiedono i sindacati
I tre segretari confederali ricordano poi che "la Corte di Giustizia europea ha affermato che la disciplina italiana per questi lavoratori è discriminatoria. Infatti, le sentenze, anche della Corte di Cassazione, condannano sempre l'Inps, ma nonostante questo si continua a negare il riconoscimento di tale diritto". "Continueremo - concludono Ghiselli, Ganga, Proietti - a mantenere alta l'attenzione su questo tema al fine di pervenire ad una soluzione che tuteli i diritti di migliaia di lavoratrici e lavoratori".
Perché il part time è sempre più diffuso? Il motivo non è scontato: le aziende, spesso, li preferiscono a quelli full time perché ne beneficiano a livello fiscale e molte persone preferiscono questa tipologia contrattuale, come ad esempio studenti e madri, perché consente loro di conciliare meglio il lavoro con lo studio o con la vita privata e familiare. I contratti part time, così come quelli full time, possono essere sia a tempo determinato sia a tempo indeterminato. La differenza è il numero ridotto di ore.
Sono varie le tipologie diverse di contratto part time: orizzontale, verticale, misto e ciclico. In sintesi, in quello orizzontale il dipendente lavora tutta la settimana ma non per tutte le ore della giornata, mentre in quello verticale lavora tutte le ore della giornata ma non tutti i giorni. Quello ciclico, come vedremo, è più complesso.
Part time orizzontale
Il part time orizzontale prevede che il dipendente lavori solo mezza giornata tutti i giorni, ad esempio dalle 9 alle 13. Di solito sono 5 o 6 ore al giorno, a seconda delle esigenze aziendali e del settore.
Part time verticale
A differenza di quello orizzontale, il part time verticale prevede che il dipendente lavori tutta la giornata come un full time, quindi 8 ore al giorno, ma solo in alcuni giorni della settimana, oppure solo in alcune settimane o mesi dell’anno.
Part time misto
Questa tipologia contrattuale è una combinazione del part time orizzontale e di quello verticale. Le ore di lavoro del dipendente saranno dunque flessibili in base alle esigenze dell’azienda; per fare un esempio, in alcuni periodi dell’anno potrebbe lavorare 8 ore al giorno ma non tutti i giorni, mentre in altri periodi potrebbe lavorare tutti i giorni ma solo per 5 ore.
Part time ciclico
Il part time ciclico, multi-periodale, è un particolare modello di contratto di lavoro a tempo parziale, distinto dai tradizionali part time orizzontali e verticali, perché non basato sul monte orario giornaliero ma annuale. Invece di lavorare solo per una parte della giornata o della settimana, si è attivi solo in determinati periodi dell’anno, a seconda delle esigenze dell’azienda. Può capitare, quindi, che il lavoratore lavori full time in alcuni periodi dell’anno e part time in altri, oppure di lavorare full time per 8 mesi (ad esempio) e restare in pausa per i restanti 4. Secondo l’INPS, norme alla mano, rientrano nel calcolo dei contributi solo i periodi di effettivo lavoro. Nonostante alcune sentenze della Cassazione, fino a quando non ci saranno degli adeguamenti normativi le cose restano così.