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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Pensioni, taglio oltre 4mila euro penalizza le donne: nuova ipotesi "quota 42"

Le pensioni oltre i 4mila euro netti al mese vanno incontro a una sforbiciata non da poco. Spunta intanto l'ipotesi di riformare le pensioni con la quota 42, da affiancare alla quota 100

I dubbi sono ormai ridotti al lumicino. Le pensioni oltre i 4mila euro netti al mese vanno incontro a una sforbiciata non da poco. Il govrno ha fatto i conti, servono 500 milioni di euro l'anno da utilizzare per alzare le pensioni minime e le sociali. Nel mirino sono finiti solo gli assegni pensionistici oltre i 4mila euro netti al mese (cioè 80mila euro lordi l'anno). Il taglio, secondo tutte le indiscrezioni disponibili al momento, sarà tra il 10 e il 20% e, secondo il progetto di legge, la sforbiciata non sarà né una tantum né transitoria, bensì sarà definitiva e si applicherà anche alle nuove pensioni da gennaio 2019.

Secondo Repubblica, a presentare il progetto di legge sono stati i due capogruppo di maggioranza alla Camera, Francesco D'Uva (M5s) e Riccardo Molinari (Lega), che in sei articoli spiegano come l'intervento sia "equo, ragionevole, non arbitrario, proporzionale" e risponde a "una forte istanza sociale di solidarietà". In ogni caso, pur tagliando, chi adesso ha un reddito superiore agli 80mila euro non scenderà comunque sotto questa soglia limite.

Verso il taglio delle "pensioni d'oro"

La norma colpirebbe circa 158mila pensionati "d'oro", che si vedrebbero l'assegno decurtato di una percentuale tra il 10 e il 20% a seconda dell'età in cui hanno detto addio al lavoro; non verrebbero invece toccati coloro che, pur incassando una pensione superiore a 4mila euro netti al mese, sono andati a riposo dopo i 65 anni di età. La norma, dunque, penalizza soprattutto le donne, che storicamente hanno raggiunto l'età pensionabile prima degli uomini: per loro, quindi, il taglio sarà più consistente proprio perché hanno detto addio al lavoro prima.

Difficile però che nonostante l'intervento sulle pensioni più alte (e sempre che il Colle e la Corte costituzionale non blocchino il provvedimento), il governo riesca a portare a casa quel mezzo miliardo di euro previsto: oggi come oggi le proiezioni suggeriscono che la legge possa riuscire a far recuperare al massimo 300mila euro l'anno.

Brunetta: "Così si colpiscono donne e militari"

''Non più tardi di un mese fa un compiaciuto presidente della Camera, ringraziava il presidente dell'Inps per l'indispensabile supporto fornito al taglio retroattivo dei vitalizi parlamentari, basato - si raccontava al popolo - su un più equo ricalcolo contributivo, contro il generoso sistema retributivo, foriero di privilegi. Nei giorni scorsi con la stessa metodologia, i capigruppo di Lega e 5 stelle, presentano un ddl di legge per il taglio delle pensioni cosiddette d'oro - ovvero le pensioni di importo superiore a 3.600 - 3.800 netti al mese - (sic!), scritto e corretto dal presidente dell'Inps, sul suo modello 'Non per cassa ma per equità'''. Lo afferma, in una nota, Renato Brunetta, deputato di Forza Italia.

'Autorevoli esponenti della maggioranza e di governo si lanciano in ovazioni roboanti sul taglio previdenziale ai privilegi -continua Brunetta-. Ai lettori più competenti era già noto, al popolo è stato reso noto oggi che il taglio non è basato su un ricalcolo di pensioni privilegiate, ma solo sulle pensioni anticipate, tanto care alla Lega. Peraltro, ci si accorge che la penalizzazione non è sulle pensioni di anzianità tempo per tempo vigenti ma su una età teorica stabilita dalle tabelle Boeri che impone alle donne andate in pensione nel 1973 di tornare a lavorare altri 8 anni per non essere penalizzate retroattivamente''. ''Insomma con questo ddl si colpiscono anche le pensioni di vecchiaia, un pasticcio da dilettanti. Il risultato? Colpite soprattutto le donne ed i militari. Aspettiamo fiduciosi a settembre l'esame di riparazione per il Prof Boeri e i suoi autorevoli discenti'', conclude Brunetta.

Pensioni, ipotesi quota 42

Spunta intanto l'ipotesi di riformare le pensioni con la quota 42, da affiancare alla quota 100. Il superamento della riforma delle pensioni di Elsa Fornero è cosa certa, e secondo alcune voci si potrebbe andare nella direzione della doppia anzianità di uscita. Ovvero, accanto alla quota 100, con o senza l'età minima è ancora da studiare, potrebbe esserci la possibilità di lasciare il lavoro con la quota 42 (42 anni di contributi) indipendentemente dal requisito anagrafico. Un'ipotesi allettante per molti lavoratori, che potrebbero scegliere la misura di uscita maggiormente adatta alla propria situazione contributiva. 

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