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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

"In pensione con Quota 100, ma servono 36 anni di contributi": la voce prende corpo

È l'ipotesi su cui si lavora al Tesoro. L'anticipo della pensione con 36 anni di contributi interesserebbe nel 2019 una platea di circa 400mila persone in più rispetto alle regole attuali

Un'ipotesi, per ora. Ma "sensata" e praticabile, secondo molti esperti della materia. Le pensioni sono il tema caldo del momento, perché tanta è l'attesa per capire cosa farà davvero il governo Conte. Presto potrebbe prendere corpo l'idea di anticipare la pensione con un minimo di 36 anni di contributi previdenziali. Mentre il vicepremier Matteo Salvini punta "al massimo" a 62 anni di età e 38 di contributi, al Tesoro si starebbe lavorando su 64 anni e 36 di contributi. Un'ipotesi, quella delle riforma delle pensioni con 'quota 100' - con un minimo di 62 anni di età e 36-37 anni di contributi - che sembra prendere forza. L'anticipo della pensione con un minimo di 36 anni di contributi interesserebbe nel 2019 una platea di circa 400mila persone in più rispetto alle regole attuali.

Nel corso di un lungo vertice sulla manovra che si è tenuto giorni fa a Palazzo Chigi, uno dei punti chiave tra quelli affrontati è stata la riforma delle pensioni. La Lega ha confermato la cosiddetta 'quota 100' (62 + 38), con l'obiettivo si superare l'attuale legge Fornero. E in un'intervista rilasciata al 'Messaggero Veneto', Salvini ha messo l'accento sui provvedimenti che consentiranno di smontare la legge realizzata dall'ex ministro al Welfare durante il governo Monti. La riforma del sistema previdenziale, ha assicurato Salvini, "consentirà a 300-400mila persone di andare in pensione liberando altrettanti posti di lavoro".

Di Maio: "Pensioni minime a 780 euro"

"Troveremo risorse facendo deficit. E la manovra farà salire le pensioni minime a 780 euro e darà il reddito di cittadinanza a tutta la platea, esclusi gli stranieri". Lo ribadisce il vicepremier Luigi Di Maio in un'intervista al 'Fatto Quotidiano'. Quanto alle cifre, il ministro non si sbilancia: "Non le dico. Ma il tema non è tanto il deficit, ma le misure per far crescere il Pil. Il Portogallo è arrivato ad avere un rapporto tra deficit e Pil del 7 per cento, ma ha abbassato il debito grazie alla crescita".

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Boom della spesa degli enti previdenziali

Boom della spesa degli enti di previdenza, che in 15 anni aumenta quasi del 60% (59,3%) passando da 205,4 miliardi nel 2001 a 327,2 miliardi nel 2016, con un incremento di 121,8 miliardi. I dati sono contenuti nel dossier dell'Ufficio parlamentare di bilancio 'Il contributo dei sottosettori delle Amministrazioni pubbliche al contenimento della spesa'. Complessivamente la spesa primaria di tutte le amministrazioni è passata da 538,2 miliardi a 763,6 miliardi, con un incremento del 41,9% (+225,4 miliardi).

Quota 100, i conti tornano (secondo la Lega)

Più della metà della maggiore spesa è quindi andata al settore previdenziale. Mentre il resto è stato diviso tra le strutture centrali e locali. Per le prime la spesa primaria è passata da 153,6 miliardi a 210,9 miliardi, con un incremento di 57,3 miliardi (+37,3%); mentre per le seconde da 179,2 miliardi si è arrivati a 225,6 miliardi (+25,9%). Le tabelle mostrano che le uscite degli enti previdenziali sono passate dal 15,8% del prodotto interno lordo al 19,5%; cresce anche il peso all'interno della spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche, che da 38,2% è arrivato al 42,8%. La spesa delle amministrazioni centrali è invece scesa, passando dal 28,5% al 27,6%, così come quella delle amministrazioni locali, che dal 33,% è passata al 29,5%.

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