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Giovedì, 28 Marzo 2024
Via dal lavoro

In pensione con Quota 41 (ma solo da una certa età): il piano del governo Meloni

Per la mini-riforma delle pensioni ci sarebbe solo un miliardo a disposizione nel 2023, dunque Quota 41 verrebbe accompagnata da un limite anagrafico: 61 o 62 anni. Tutte le ipotesi sul tavolo, da Opzione Tutti fino a un vecchio "pallino" di Fdi

Pensioni, il tempo stringe. Tra due mesi, dal primo gennaio 2023, non ci saranno più le vecchie Quote (dopo gli anni di Quota 100 e Quota 102) senza nuovi interventi del governo. I soli canali di uscita dal lavoro saranno quelli ordinari della legge Fornero: 67 anni e 20 di contributi per la pensione di vecchiaia oppure 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata, a prescindere dall’età anagrafica (un anno in meno per le donne). Il tempo per un confronto e magari una riforma sulle pensioni è molto risicato, ma qualcosa andrà fatto per evitare una sorta di "scalone" molto penalizzante rispetto a oggi. C'è Quota 41 nel futuro delle pensioni, ma sarebbe diversa da quella ipotizzata in precedenza. Il governo Meloni ha poche settimane per agire, ma il quadro sembra iniziare a  chiarirsi.

Pensioni, verso Quota 41 (ma non sarà integrale)

Innanzitutto, il termine "Quota 41" nell'ultima campagna elettorale è stato utilizzato in modo scorretto. Infatti nel dibattito pubblico sull'argomento i meccanismi di pensionamento ribattezzati con il termine "Quota" hanno fatto storicamente riferimento a  un meccanismo che sommava l'età anagrafica agli anni di contribuzione (come fatto, ad esempio, per Quota 100). Al momento è prevista una via d'uscita anticipata "ordinaria" (quindi non a tempo come Quota 102 che scade tra due mesi) basata esclusivamente sulla contribuzione maturata. Che consente il pensionamento per i lavoratori in possesso di almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti e per le lavoratrici con non meno di 41 anni e 10 mesi di contributi. Tutti i lavoratori iscritti all’Inps (dipendenti anche del pubblico impiego, autonomi e parasubordinati) possono andare in pensione anticipata con questi requisiti, unitamente a una finestra mobile di tre mesi dalla maturazione dei requisiti. Quota 41 significa, pertanto, ridurre l’attesa rispettivamente di un anno e 10 mesi (10 mesi per le donne).

Quota 41 (come tutti i sistemi che si basano esclusivamente sugli anni di contribuzione), se "integrale", slega l'addio al posto di lavoro dall'età anagrafica. Quindi chi ha iniziato da giovanissimo a lavorare andrebbe in pensione a un'età più che accettabile. Facciamo qualche esempio: una persona che ha cominciato a lavorare a 16 anni potrebbe andare in pensione a 57 (41+16). Ma così sarebbe probabilmente insostenibile per i conti pubblici. A livello teorico nessuno può essere "contrario per principio" a Quota 41. Tuttavia costerebbe tantissimo, secondo alcune stime Inps, da sola più di 4 miliardi nel primo anno per poi arrivare a 9 miliardi nell'ultima annualità di un percorso decennale. La proposta sembra insostenibile. Basti pensare che secondo stime ufficiose, fatte partendo dalle ultime previsioni della Ragioneria generale dello Stato, prevedere contemporaneamente il ricorso a Quota 41, lo stop ai meccanismi automatici di adeguamento all’aspettativa di vita, la proroga (considerata poco più che una formalità) di Opzione donna e Ape sociale e l’avvio di un percorso per far salire, anche gradualmente, tutti gli assegni ad almeno mille euro, appesantirebbe la spesa pensionistica di oltre un punto di Pil. E la spesa per le pensioni nel 2023 sarà già gravata da un conto vicino ai 24 miliardi legato soprattutto all’aumento dell’inflazione.

Il limite anagrafico per far passare Quota 41

Arriviamo al dunque. Per il pacchetto pensioni il governo sembra intenzionato a non superare il miliardo nel 2023. Di qui l’ipotesi di affiancare almeno nella prima fase a Quota 41 un requisito anagrafico: 61 o 62 anni generando in pratica una Quota 102-103 di fatto. Il vincolo anagrafico potrebbe però non esserci per alcune specifiche categorie di lavoratori. Nel corso degli anni poi il paletto anagrafico diventerebbe più flessibile, con l’obiettivo di imporre a regime il pensionamento anticipato con 41 anni di versamenti a prescindere dagli anni sulla carta d'identità.

Siamo sempre nel campo delle ipotesi, dunque restano sul tavolo anche altri scenari, come quella Quota 102-103 "flessibile" di cui si parla da qualche giorno, che non avrebbe requisiti rigidi ma solo una soglia anagrafica minima (a 61-62 anni) nel mix con l’anzianità contributiva. C’è poi la cosiddetta "Opzione Tutti", che avrebbe lo stesso meccanismo di Opzione donna (ricalcolo contributivo dell’assegno), allargandolo anche agli uomoni: consentirebbe a tutti i lavoratori di andare in pensione con 61-62 anni d’età e un minimo di 35 anni di versamenti, ma è da valutare a quanto ammonterebbe il taglio dell'assegno. E poi c'è una vecchia proposta di Fratelli d'Italia (presentata nella scorsa legislatura) che potrebbe tornare d'attualità: flessibilità in uscita da 62 anni di età e 35 di versamenti prevedendo penalità della parte retributiva dell’assegno prima dei 66 anni (fino all’8%) e "premi" sopra questa soglia.

Quota 41 esiste già (ma per pochi)

Una precisazione è d'obbligo. Quota 41 nell'Italia del 2022 esiste già, ma è per pochi. Da qualche anno è "dedicata" soltanto ai lavoratori in possesso, al 31 dicembre 1995, di contribuzione che possono far valere almeno 12 mesi di versamenti antecedenti al compimento del diciannovesimo anno d'età (i cosiddetti “precoci”) e che si trovano in una di queste condizioni: chi è disoccupato e non percepisce da almeno tre mesi l'indennità di disoccupazione; chi presta cure da non meno di sei mesi a un familiare entro il secondo grado, convivente con handicap grave; gli invalidi civili con oltre il 74% di invalidità; coloro che hanno svolto attività usurante o mansioni gravose per almeno sette anni negli ultimi dieci non meno di sei anni negli ultimi sette di attività lavorativa.

Il nuovo ministro del Lavoro, Marina Calderone, convocherà a breve le parti sociali in vista di una legge di bilancio che si preannuncia complessa: qualsiasi modifica all'impianto pensionistico non potrà derogare ai vincoli di un bilancio in sofferenza, molto chiaramente esplicati nella Nadef in versione ”light” presentata dal governo Draghi. I sindacati rilanciano intanto con forza la loro proposta di garantire la pensione con Quota 41, trovando sponde (non da oggi) con la Lega su questo tema. Per trovare una sintesi ci sono poche settimane.

Pensioni: "Opzione Tutti" per lasciare prima il lavoro, il piano del governo Meloni

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