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Sabato, 20 Aprile 2024
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Pensioni: obiettivo Quota 41 dal 2023

Draghi è pronto ad aprire subito un confronto con i sindacati sulle pensioni ma nella manovra 2022 non ci sono le risorse per affrontare una riforma strutturale. Si ragiona in ottica 2023: uscite dal lavoro flessibili da 62 anni o con 41 anni di contributi a qualsiasi età

Il governo è "disponibile" ad aprire un confronto con i sindacati sulle pensioni ma nella manovra non ci sono le risorse per affrontare una riforma strutturale. E' quanto fanno sapere fonti di governo, al termine del confronto di ieri con i sindacati a Palazzo Chigi. Il premier Draghi e l'esecutivo, spiegano le fonti, hanno ascoltato il punto di vista delle organizzazioni sindacali sulla parte fiscale della manovra. Il governo è disponibile ad aprire una discussione sulle pensioni con incontri che verranno fissati "a breve, già a partire da dicembre". Però, fanno notare le fonti, nella manovra "non vi sono le risorse per affrontare una riforma strutturale delle pensioni".

Pensioni, si accelera: il tavolo per la riforma parte subito

Insomma, la strada è stretta: per il 2022 "solo" ulteriore allargamento alle donne e a nuove mansioni gravose del perimetro dell’Anticipo pensionistico sociale (Ape sociale). Ma soprattutto c'è Quota 102, la possibilità di uscire dal lavoro con almeno 64 anni d’età e 38 di contribuzione, che è stata individuata dal governo per rendere più graduale nel 2022 il superamento di Quota 100. Opzione donna è molto vicina a diventare strutturale. Sulla "salvaguardia pensionistica" delle lavoratrici ci sarebbe una maggioranza trasversale in Parlamento e non viene innalzata a 60 anni la soglia anagrafica d’accesso. Si punta poi all’estensione a tutti i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti del Fondo per le uscite anticipate (ma i soldi a disposizione sono poichi).

Quota 102 resta il punto fermo, anche se non riguarderà che qualche migliaio di lavoratori. E poi? Il tavolo sulla riforma delle pensioni da rendere operativa dal 1° gennaio 2023 partirà a dicembre, ma la cautela è d'obbligo.

Secondo quanto riferito dai sindacati, lo stesso Draghi avrebbe risposto "sì, lo farete con me", alla domanda del leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri: "Presidente, il tavolo sulle pensioni fino a marzo lo faremo ancora con lei?". Frase che secondo qualche osservatore allontana Draghi dal Quirinale, ma è un'interpretazione forzata. Il premier mai si esporrà apertamente per l'elezione a capo dello Stato. Spetta ai partiti e ai parlamentari.

Sul fronte pensioni, Cgil, Cisl e Uil hanno accolto con favore la tabella di marcia, anche perché prevede un loro immediato e "formale" coinvolgimento come parte attiva e in causa sull'altro tavolo delicato: quello sul fisco, che si aprirà al Mef per decidere la destinazione degli 8 miliardi del Fondo taglia-tasse inserito nel Ddl di Bilancio, nota il Sole 24 Ore. I sindacati dovrebbero essere chiamati a esprimersi sulle ipotesi in campo la prossima settimana. Ma nella riunione di ieri, alla quale hanno partecipato i ministri Daniele Franco (Economia), Andrea Orlando (Lavoro) e Renato Brunetta (Pa), hanno già fatto sapere come la loro priorità rimanga quella di destinare tutte le risorse disponibili all’alleggerimento del carico fiscale su lavoratori e pensionati

In ambito pensionistico, tutti gli eventuali interventi non possono essere adottati con l’attuale legge di bilancio perché per il 2022 non sono disponibili le risorse necessarie. Ma il governo è pronto ad affrontare già a inizio dicembre il dossier. I sindacati chiedono di rafforzare l’attuale dote di 600 milioni per estendere ulteriormente l’Ape sociale ai lavoratori precoci e per far scendere da 36 a 30 anni la “soglia contributiva” per l’Anticipo pensionistico dei lavoratori edili.

Il leader della Cgil Maurizio Landini è moderatamente ottimista: "Se mi chiedete se ho certezza dei risultati la risposta è no - ha commentato ieri dopo l'incontro con Draghi -, ma c'è la disponibilità al confronto, che non era scontata. L’incontro è stato utile, ma le mobilitazioni continuano".

 "L'allargamento dei lavori gravosi è importante, ma va capito se riguarderà tutta l'Ape sociale e se coinvolgerà i cosiddetti lavoratori precoci, cioè quelli che hanno iniziato a lavorare presto, a 15 anni, e quindi possono avere il diritto, facendo lavori gravosi, di andare in pensione prima. Questa è una materia che va meglio definita. In legge di Bilancio i precoci non sono coinvolti, c'è un problema che riguarda alcune categorie, ad esempio gli edili e i braccianti in agricoltura" ha detto oggi Landini, intervenendo a Radio Anch'io. "Serve una pensione di garanzia per i giovani, perché il sistema contributivo così com'è fatto adesso, per uno che ha un lavoro precario, significa avere salario basso e pensione bassa", ha sottolineato Landini.

La posizione delle parti sociali è sempre molto ben definita: introdurre meccanismi di flessibilità nei pensionamenti (chiedono uscite dal lavoro a 62 anni di età o 41 anni di contributi a qualsiasi età) oltre che una pensione contributiva di garanzia a tutela delle carriere precarie.

Pensioni: Quota 41 può essere il cardine della riforma 

No a compromessi al ribasso, la soluzione resta Quota 41. Questa la posizione di Paolo Capone, Segretario Generale dell`Ugl, in merito alla riforma delle pensioni. "La riforma del sistema previdenziale è un tema centrale che occorre affrontare avendo riguardo in via prioritaria al rispetto dei diritti acquisiti dai lavoratori - ha dichiarato - Come Sindacato UGL non intendiamo retrocedere sul fronte delle tutele e ribadiamo che non sono accettabili ulteriori rinvii. I due presupposti fondamentali per riformare il sistema pensionistico sono il definitivo superamento della Legge Fornero e la previsione di strumenti che incentivino la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. Pertanto - ha concluso - la soluzione preferibile temporanea resta Quota 41 che prevede 41 anni di contributi a prescindere dall`età lavorativa, favorendo inoltre, il ricambio generazionale e l`ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Respingiamo, dunque, ogni ipotesi di compromesso al ribasso che finisce per svilire la dignità dei lavoratori". 

Il confronto è solo all'inizio e i sindacati provano a piantare alcuni paletti. L'unica certezze è che la quadra verrà trovata con calma: l'obiettivo è articolare una vera riforma a partire dal gennaio 2023. Saranno dodici mesi "di passione" per la pensione.

Pensioni: quali sono le richieste dell'Europa

Secondoml'Unione europea sulle pensioni è accettabile una soluzione transitoria, purché il sistema torni a essere sostenibile nel medio-lungo periodo.  "È molto importante è avere un sistema sostenibile - dice alla Stampa  il commissario europeo  Nicolas Schmit, che ha la delega al lavoro e ai diritti sociali -  L'Italia ha sofferto la stagnazione, l'alta disoccupazione, soprattutto giovanile, e una scarsa crescita: questo non è negativo soltanto per l'economia, ma anche per il sistema pensionistico. L'Italia deve dunque tornare a un'economia di crescita, che crei lavoro e renda il sistema pensionistico sostenibile. Oltre alla sostenibilità c'è però anche una questione di adeguatezza: le pensioni devono consentire di vivere in modo dignitoso". Poi aggiunge: "So benissimo che una riforma strutturale non può essere fatta in poco tempo. Per questo prendiamo atto della soluzione transitoria, ma l'importante è che si tenga un occhio sulle pensioni affinché il sistema resti sostenibile nel medio-lungo periodo", conclude.

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