rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cosa si sa finora

Pensioni, la nuova ipotesi di una quota 41 con una soglia d'età

La maggioranza è in fermento in vista del superamento della legge Fornero: quali sono i nodi da sciogliere, i costi e le ultime novità sul dossier

Quota 41, ovvero la pensione con 41 anni di contributi, ma con una soglia precisa di età. È questa l'ultima ipotesi di lavoro sul tavolo delle pensioni, in un cantiere in piena attività in vista del superamento della legge Fornero. Il dossier pensioni tiene la maggioranza in pieno fermento, con il vertice della Lega che proprio ieri ha fatto il punto sul tema, oltre che sui principali dossier economici che il nuovo governo dovrà affrontare nelle prime settimane di lavoro. La strada di una cosiddetta "opzione uomo", con la possibilità di andare in pensione a 58 anni (aspettando comunque un anno di finestra mobile) in base al solo sistema contributivo e con una decurtazione dell'assegno, appare meno percorribile nelle ultime ore.

Quota 41 con una soglia d'età: la nuova ipotesi sulle pensioni

Al momento, nel centrodestra si vagliano tutte le ipotesi: una delle strade allo studio è "quota 41", proposta su cui insiste soprattutto la Lega di Matteo Salvini, ma con una novità rispetto alle ipotesi di riforma circolate negli ultimi mesi: l'introduzione di una soglia d'età. Questa opzione, hanno spiegato fonti della maggioranza, permetterebbe infatti di ridurre anche di molto l'impatto previsto da quota 41 che, come ipotizzata finora, richiederebbe risorse pari a circa 5 miliardi l'anno. Tutto dipende comunque da quale sarà la soglia di età che verrà individuata e dai calcoli che verranno fatti dall'Inps. Se però si dovesse fissare la soglia a 60 anni, o a 61, non si farebbe che replicare quota 101, oppure l'attuale quota 102. Staremo a vedere.

Non convince intanto l'idea di replicare, in chiave maschile, la flessibilità in uscita con un assegno ridotto, meccanismo già previsto da opzione donna. "Opzione uomo" non convince innanzitutto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. "Mandare in pensione le persone riducendogli l'assegno - ha sottolineato - non mi pare sia una grande strada percorribile. Credo che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico".

La scelta di ragionare sulla flessibilità di uscita legata al calcolo contributivo è invece condivisa dal presidente dell'Inps Pasquale Tridico, che parla di "direzione giusta", anche se poi bisognerebbe tenere conto delle reali possibilità di accedere a una misura simile. Al momento secondo i dati Inps hanno scelto di andare in pensione con opzione donna circa il 25% delle persone che avevano i requisiti (58 anni le dipendenti e 59 le autonome, avendo però maturato almeno 35 anni di contributi e avendo l'assegno calcolato interamente con il sistema contributivo), ma per gli uomini la percentuale di adesione potrebbe essere ancora più bassa. Se infatti si decidesse di uscire a 58 anni (con assegno che arriva comunque a 59 anni, dato che bisogna attendere l'anno di finestra mobile) si perderebbe circa il 30% della pensione che si sarebbe maturata uscendo oltre sette anni dopo (con 42 anni e 10 mesi di contributi), perché i contributi versati sarebbero meno e andrebbero "spalmati" su molti più anni. In pratica, secondo alcuni calcoli, si avrebbe a che fare con un primo assegno di pensione pari a circa la metà dell'ultimo stipendio.

Un'opzione, quest'ultima, che chiaramente potrebbe apparire poco appetibile nell'attuale contesto caratterizzato da un deciso aumento dei prezzi e nel quale rinunciare a una parte dell'assegno pensionistico diventa ancora più complicato per un uomo che, quasi sempre, ha il reddito più alto in famiglia. Un approccio che evidentemente diventa più abbordabile solo per la parte di popolazione più benestante, con redditi alti. In sostanza, stando ai calcoli riportati dall'Ansa, se a fronte di uno stipendio netto di tremila euro si riceve uscendo con grande anticipo dal mercato del lavoro una pensione di circa 1.500 euro al mese per 13 mensilità,  la pensione sarebbe invece di circa 750 euro se lo stipendio netto è di 1.500 euro, mettendo una famiglia senza altre rendite e redditi in una situazione di bisogno.

Visto sul fronte dei conti pubblici, l'intervento richiederebbe inoltre un finanziamento per i primi anni di attuazione: anche se si passa ad un regime contributivo, si anticipano gli esborsi pensionistici da parte dello Stato. Si porrebbe dunque il problema della spesa corrente che cresce, anche se nel lungo periodo il sistema resterebbe in equilibrio.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Pensioni, la nuova ipotesi di una quota 41 con una soglia d'età

Today è in caricamento