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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'intervista

Pensioni, Quota 102 potrebbe diventare 'flessibile'

Antonello Orlando, esperto della Fondazione studi consulenti del lavoro spiega ai lettori di Today.it la proposta di una Quota 100 o 102 "flessibile" per superare la Legge Fornero

Il cantiere delle pensioni è fermo da tempo a causa dello scoppio della guerra in Ucraina che ha stravolto il calendario lavori del governo. Però ci sono delle scadenze importanti da tenere sott’occhio, come quella di fine anno relativa alle misure ‘tampone’ per la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro (Quota 102, Ape sociale e Opzione Donna). I sindacati chiedono di riaprire il confronto sulla riforma delle pensioni mentre si continuano a proporre soluzioni valide per superare la Legge Fornero, che con i suoi 67 anni per la pensione di vecchiaia mette in allarme i lavoratori ormai prossimi all'uscita dal mondo del lavoro. Abbiamo sentito parlare di Quota 41 per tutti e della proposta del presidente dell’Inps Tridico di una Doppia Quota. Spunta anche la Quota flessibile proposta dalla Fondazione studi consulenti del lavoro. Di che cosa si tratta? Quali vantaggi offre? Antonello Orlando, esperto della Fondazione studi consulenti del lavoro che ha curato personalmente l’approfondimento della proposta, ha dichiarato in un'intervista a Today.it che questa soluzione raddoppia la platea dei beneficiari di Quota 100 e Quota 102 permettendo un adeguato ricambio generazionale sul mercato del lavoro.    

La riforma Fornero ha involontariamente rallentato il ricambio generazionale dei lavoratori. Com’è la situazione attuale nel mercato del lavoro per gli over 60?

“Mancano degli strumenti realmente incisivi per aiutarli ad avvicinarsi alla pensione e quindi questo come conseguenza frena l’occupazione giovanile. Se le aziende non possono, con strumenti a costi ragionevoli, aiutare i lavoratori ad avvicinarsi alla pensione non possono d’altra parte assumere nuovi lavoratori. Si sono susseguiti negli anni tutta una serie di strumenti ‘tampone’ o comunque molto marginali. Importante in termini di spesa pubblica è stata Quota 100, però sono sempre delle soluzioni temporanee che non riescono a risolvere in modo prospettico, a lunga gittata, il problema che le ho descritto sopra”.

Pensionati over 60-2

Voi proponete un meccanismo di “Quota flessibile” per superare la legge Fornero e per costruire un circolo virtuoso di ricambio generazionale. Ci può spiegare di che cosa si tratta?

“Noi siamo partiti insieme all’Osservatorio statistico della Fondazione studi consulenti del lavoro da quella che è l’esperienza degli anni pregressi, quindi le varie Quote, che sono sia Quota 100 che 102 ma ricordiamo che prima del 2012, prima dell’arrivo della riforma Fornero, c’erano state una serie di Quote 96, 97, che erano state un po’ più flessibili. Lì abbiamo cercato di trovare la chiave di volta. Quale sarebbe? Trovare una Quota che innanzitutto non sia temporanea o comunque duri più anni. L’esperienza di Quota 102 sembra destinata ad essere fallimentare perché ha requisiti molto severi e dura solo un anno. Noi parliamo di una Quota 100, 102 che duri sicuramente per un numero più corposo di anni, in modo da essere in qualche modo assorbita dal meccanismo occupazionale italiano. Poi l’altro elemento importante è la flessibilità. Mi spiego: Quota 100, molti sono caduti in errore perché pensavano che il 100 potesse essere raggiunto, così come il 102, sommando in modo libero due elementi numerici. Per esempio uno che ha 60 anni di età e 40 anni di contributi se somma le due cose fa 100, ma andando a vedere le norme non c’era la flessibilità perché doveva avere almeno 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi. Lo stesso discorso vale per Quota 102 (almeno 64 anni di età e almeno 38 anni di contributi). Giocando con i numeri, con i dati Istat e Inps, abbiamo scoperto che se si consentisse la flessibilità in età varie, magari comprese tra i 61 anni di età fino ad arrivare ai 40 anni di contributi (60 e 40, 61 e 39 e così via con un meccanismo componibile), combinando questi fattori si riuscirebbe a raddoppiare in tanti casi il numero di lavoratori ‘aggredibili’, nel senso che se interessati possono aderire”.

Quota flessibile-2

Quota flessibile 1-2

La flessibilità è importante ma è necessario anche contenere la spesa pensionistica. Come possiamo agire?

“Noi abbiamo richiamato due proposte, sempre facendo tesoro delle esperienze passate, che sono state in alcuni casi anche già sperimentate. La prima è quella della conversione anche parziale al metodo contributivo che anche il presidente dell’Inps Tridico ha più volte caldeggiato. Di cosa parliamo? Del fatto che se io vado in pensione, ad esempio, a 62 anni di età e 38 anni di contributi, a 61 e 39, per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 della pensione di vecchiaia ci può essere una conversione parziale dalla mia quota di metodo retributivo – che sapete essere più conveniente per il lavoratore ma più costosa per lo Stato – in metodo contributivo. Quindi un sacrifico reciproco: il dipendente va un po’ prima in pensione e lo Stato risparmia qualcosa. L’alternativa - e questo è un metodo che aveva introdotto la professoressa Fornero nel 2012 poi abrogato -  è che per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 della pensione di vecchiaia viene fatto un taglio di qualche punto percentuale rispetto alla pensione. Quindi non la conversione dal retributivo al contributivo ma un piccolo scarto, un piccolo taglio sull’assegno che sia proporzionale al numero di anni di anticipo. Questo chiaramente noi lo abbiamo disegnato ma poi a decidere deve essere il legislatore, che ha tutti i numeri per simulare quali sono i sacrifici reali che sarebbero chiesti ai lavoratori. Solo il legislatore ha i mezzi per poter simulare dove si raggiunge il punto di equilibrio tra sacrificio e appetibilità”.

Cosa ne pensa di Quota 41 per tutti e di Doppia Quota proposta da Tridico?

“Sicuramente muovono nella stessa direzione di quelle che abbiamo elaborato come tecnici. Io credo che sia anche opportuno nel segno di Quota 41 e della Doppia Quota cercare di eliminare alcuni meccanismi che sono stati un po’ troppo limitanti, mi riferisco all’Ape sociale che è stato prorogato quest’anno e all’Opzione Donna. Quota 41, così come le Quote che noi abbiamo cercato di disegnare, hanno l’elemento positivo di essere unisex, quindi senza differenza di genere come è invece l’Opzione Donna che per gli uomini non esiste, o l’Ape sociale che si rivolge a una serie di lavoratori molto rari che devono avere tutta una serie di requisiti contributivi, anagrafici ma anche degli stati di bisogno che sono aver finito l’indennità di disoccupazione e quant’altro. I sistemi proposti, Quota 41 e Doppia Quota o il nostro, hanno un elemento in comune che è quello di evitare di andare ad appesantire i requisiti dell'anticipazione pensionistica, che solitamente rendono il processo burocratico più lungo e rivolto a una platea di beneficiari minore. Ci vuole un sistema che permetta al lavoratore coscientemente di scegliere di anticipare la pensione sacrificando qualcosa. Questo mi sembra che sia un po’ comune a tutte le proposte che le ricordavo”.

Quale soluzione propone per i giovani con carriere frammentate?

“Qui secondo me il problema è di lunga gittata e di ampio respiro, anche a livello di costi. Abbiamo un problema di normativa per i giovani che stanno lavorando con discontinuità. Ovviamente do per scontato che siano lavori in chiaro, non oscuri perché lì la carriera contributiva è distrutta, lì non abbiamo mezzi per difenderci. Ci deve essere anche un’educazione civica nel non accettare, ove possibile, lavori che poi pregiudichino qualunque pensione. Fatta questa parentesi, voglio dire che il problema dell’occupazione giovanile e della necessità di anticipare il pensionamento è un problema di emergenza. Il problema della costruzione di un sistema pensionistico sostenibile per giovani con carriera frammentata, invece, è un problema che non può essere risolto in un giorno. Per noi passa attraverso una ricetta fondamentale: l’educazione alla previdenza complementare. In altri paesi d’Europa arriviamo a costruire pensioni di 4 o 5 pilastri, nel nostro Paese ancora tiene l’unico pilastro dell’Inps, appesantendo la spesa pubblica, e il secondo pilastro dei fondi aperti e chiusi che è sempre poco diffuso. C’è poca informazione e interesse in questo. Ci deve essere un’opera di educazione civica che parte dalla scuola perché oltre al diritto di essere informati sulla Costituzione credo che ci sia anche un dovere di conoscere quelle che sono le forme per la costruzione di un sistema previdenziale sano. Noi come categoria di consulenti del lavoro abbiamo sempre spinto sull’informativa sulla previdenza complementare e la costruzione di una pensione alternativa. Questo è l’unico modo per aiutare le carriere frammentate, perché vuol dire che quando perdo i contributi Inps perché non sto lavorando almeno posso avere una strada conveniente dal punto di vista fiscale per continuare a nutrire un percorso di previdenza collaterale”.

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