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Giovedì, 28 Marzo 2024
La legge di bilancio

Pensioni e reddito di cittadinanza, si cambia (ancora): le ultime novità della manovra

Sul fronte previdenziale si va verso la proroga di "Opzione donna", ma con alcune modifiche. Sul Rdc l'ipotesi è di renderlo cumulabile con piccoli lavori a tempo (fino a 3mila euro lordi)

Continuano a circolare bozze aggiornate (ma non "ufficiali") della legge di bilancio. L'ultima conta 156 articoli e prevede tra le altre misure alcune novità importanti in materia di pensioni. La proroga di "opzione donna" viene infatti confermata anche per il 2023, ma con alcune modifiche rispetto a quanto si profilava nei giorni scorsi.

La misura approvata dal consiglio dei ministri prevedeva, secondo quanto riportava il comunicato di Palazzo Chigi, la possibilità per le donne lavoratrici di andare in pensione a 58 con due figli o più, a 59 con un figlio, a 60 in altri casi. A patto di avere almeno 35 anni di contributi versati. Poi però, secondo le indiscrezioni, si era parlato di una possibile marcia indietro sulla norma che consentiva di legare l'età di uscita al numero dei figli. Nell'ultima bozza tuttavia questo criterio viene nuovamente preso in considerazione.

Opzione donna: cosa succede nel 2023

Cosa cambia dunque? L'età di uscita, rispetto alla legge attualmente in vigore, viene innalzata a 60 anni, ma è prevista infatti la riduzione di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due. 

In sostanza dal 2023 la soglia anagrafica potrebbe essere così modificata:

  • 60 anni (per le lavoratrici senza figli)
  • 59 anni (in presenza di un figlio)
  • 58 anni (con più di un figlio). 

Attenzione però, stando alle ultime indiscrezioni il beneficio potrebbe essere riconosciuto solo a determinate condizioni: 

  • nei casi di invalidità civile, superiore o uguale al 74%; 
  • per donne che assistono coniuge o parente con handicap; 
  • per le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese con aperto un tavoli di crisi (queste ultime potrebbero andare in pensione a 58 anni, a prescindere dai figli).

Si tratta beninteso di notizie in attesa di conferme ufficiali. Vero è poi che il testo della legge di bilancio dovrà passare al vaglio del Parlamento che ovviamente potrà emendarlo. La situazione dunque è più che mai in evoluzione. 

Pensioni, verso Quota 103

Poco cambia invece per quanto riguarda la così detta "Quota 103": dal 2023 sarà possibile andare in pensione con 41 anni di contributi versati, a patto però di averne almeno 62 di età. Due le finestre previste: tre mesi per i lavoratori privati e sei per gli statali. Chi raggiunge i requisiti il 31 dicembre 2022, deve aspettare aprile se è un dipendente privato, o agosto se si tratta di un dipendente pubblico. La pensione non potrà superare le cinque volte il minimo Inps (circa 2.626 euro) e non sarà cumulabile con altro reddito da lavoro sopra i 5mila euro.

La proroga dell'Ape sociale

Al netto di sorprese verrà confermata anche la così detta Ape sociale, dove Ape sta per anticipo pensionistico: si tratta di un’indennità erogata a soggetti con almeno 63 anni di età che si trovano in particolari condizioni di difficoltà, per esempio perché hanno svolto per anni lavori gravosi o perché assistono un coniuge con una disabilità o ancora perché si sono ritrovati disoccupati senza la possibilità di diventare a tutti gli effetti pensionati per motivi di età. Per beneficiare dello scivolo fino alla pensione di vecchiaia sono richiesti 30 o 36 anni di contributi già versati. La platea interessata per il 2023 è di 20mila lavoratori e rispetto alla legge oggi in vigore la maggioranza non appare intenzionata ad apportare modifiche. 

Il reddito di cittadinanza sarà cumulabile con piccoli lavori a tempo 

Veniamo al reddito di cittadinanza. Il beneficio, come sappiamo, decadrà già alla prima offerta di lavoro e per i percettori che possono lavorare sarà riconosciuto solo per otto mesi e sarà obbligatorio frequentare corsi di formazione. L'esecutivo ha già annunciato che poi, dal 2024, gli "occupabili" non avranno più diritto al sussidio.

Un'altra novità è che dal 2023 i percettori potranno accumulare i redditi che derivano da lavori legati a contratti stagionali o intermittenti fino a un limite di 3mila euro lordi.

La misura riguarda dunque quei beneficiari che accettano un lavoro a tempo determinato. In questo caso, in buona sostanza, il maggior reddito da lavoro non concorrerà alla determinazione dell'importo spettante per il reddito di cittadinanza. Si tratta dunque di un provvedimento mirato a garantire più flessibilità per chi si impegna a cercare un lavoro. 

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