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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Strasburgo boccia la class action di 10mila pensionati italiani contro il decreto Poletti

La Cedu ha respinto il ricorso presentato contro il decreto Poletti sulla perequazione delle pensioni del 2012: secondo i giudici le decisioni del governo non hanno violato diritti dei pensionati

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto il ricorso presentato da 10.059 pensionati contro il decreto Poletti sulla perequazione delle pensioni dal 2012. I giudici di Strasburgo hanno definito "irricevibile" il ricorso sostenendo che le misure prese dal governo e dal legislatore non violano i diritti dei pensionati mentre la riforma del meccanismo della perequazione delle pensioni è stato introdotta per proteggere l'interesse generale, ossia "il livello minimo di prestazioni sociali" garantendo "allo stesso tempo la tenuta del sistema sociale per le generazioni future" in un periodo "in cui la situazione economica italiana era particolarmente difficile". 

Pensioni, dalla legge Fornero al decreto Poletti

Tutto era nato dalla norma della Legge Fornero che aveva bloccato per il 2012 e il 2013 l'adeugamento automatico all'inflazione delle pensioni con un importo mensile superiore di tre volte al minimo Inps (circa 1.450 euro lordi). Questa norma era stata bocciata dalla Corte Costituzionale e il ministro del Lavoro Poletti, durante il governo Renzi, aveva varato un decreto stabilendo una restituzione della rivalutazione ma non totale per tutti, come ricorda ItaliaOggi: il 100% è stato previsto solo per le pensioni fino a 3 volte il minimo Inps; a quelle da 3 a 4 volte è stato concesso il 40%, che scende al 20% per gli assegni superiori di 4-5 volte il minimo, e al 10% per quelli tra 5-6 volte. Chi percepisce una pensione superiore a 6 volte il minimo Inps è stato escluso dalla restituzione.

"Stipendi e assegni ancora in lire": così i pensionati vogliono cambiare il sistema 

I pensionati, rappresentati tutti dall'avvocato Pietro Frisani, avevano presentato all'inizio dell'anno un ricorso contro il decreto Poletti (n.65/2015) sostenendo che il provvedimento, adottato per rimediare alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale di quanto previsto dal decreto "salva-Italia" del 2011, avrebbe "prodotto un'ingerenza immediata sulle loro pensioni per il 2012 e 2013 e permanente per effetto del blocco sulle rivalutazioni successive". Inoltre, secondo i ricorrenti, la misura "non ha perseguito l'interesse generale, è sproporzionata" e avrebbe violato il loro diritto alla proprietà. 

"Non sono stati lesi i diritti dei pensionati"

Respingendo il ricorso, la Corte di Strasburgo ha aggiunto inoltre che "gli effetti della riforma del meccanismo di perequazione sulle pensioni dei ricorrenti non sono a un livello tale da esporli a delle difficoltà di sussistenza incompatibili con quanto prescritto dalla convenzione europea dei diritti umani". 

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I giudici della CEDU affermano che le misure prese non violano quindi i diritti dei pensionati e che la misura, pur definendola "controversa", "non sembra avere avuto un impatto significativo per gli anni in questione: per il 2012 l'impatto negativo delle disposizioni criticate, che è nullo per le pensioni inferiori a circa 1.500 euro, sale al 2,7% per le pensioni di oltre 3.000 euro; un risultato simile può essere calcolato sul 2013".

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