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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Arriva il ricalcolo sugli assegni? Cosa succede con le "nuove" pensioni

Le ipotesi per sostituire quota 100 a partire dal prossimo gennaio. Chi lascia il lavoro prima dei 67 anni dovrà (ovviamente) accontentarsi di un importo minore. Ma quanto perderà?

Sono tre le ipotesi per il dopo quota 100 di cui si parla insistentemente negli ultimi giorni. Nell'ultima relazione annuale dell'Inps vengono analizzati tre scenari per il dopo quota 100. La prima proposta prevede di consentire il pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione a prescindere dall'età, la seconda l'opzione al calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi, la terza un'opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva. Come ha spiegato a MilanoFinanza il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, quest'ultima ipotesi - che lo stesso Tridico giudica la “più efficace” e la meno costosa -  si articolerebbe in due fasi. In sostanza si potrebbe andare in pensione a partire dai 63 anni percependo solo la quota contributiva dell'assegno, per poi avere accesso (con la "fase 2") alla parte retributiva - e dunque alla pensione intera - al compimento dei 67 anni.

In pensione a 64 anni, ma con il ricalcolo contributivo

La seconda ipotesi, ovvero quota 100 con un minimo di 64 anni di età e 36 di contributi prevede il ricalcolo contributivo dell'assegno. In questo caso, per far scendere il costo della misura, il pensionato potrebbe sì uscire dal lavoro ma a patto di accettare un assegno più basso. Ma del resto anche chi decide di usufruire dell'attuale quota 100 si accontenta di un importo minore di quello che gli spetterebbe lavorando fino ai fatidici 67 anni. Secondo Money, dal punto di vista dell'assegno non ci dovrebbero essere particolari differenze tra la vecchia quota 100 e l'ipotesi della nuova Quota 100 che scatterebbe ai 64 anni di età. Ovviamente in entrambi i casi vale il principio che più a lungo si lavora, maggiore sarà la somma accreditata con la pensione.

La proposta di Quota 41 senza limiti anagrafici

Quanto all'ipotesi di Quota 41 senza limiti di età, l'Inps ne ha stimato il costo in 4,2 miliardi di euro il primo anno per arrivare a 9,2 miliardi nel 2029. Se così fosse l'esborso sarebbe decisamente fuori portata per le casse dello Stato. Molto minore è invece il costo ipotizzato in dall'Osservatorio sulla Previdenza della Cgil e della Fondazione Di Vittorio.

Secondo le stime la riforma costerebbe 1 miliardo e 242 milioni nel 2022 e 1 miliardo e  292  milioni nel 2023 per poi diminuire negli anni succesivi. Nel 2024 Quota 41 avrebbe un costo pari a 1miliardo e 115 milioni, nel 2025 pari a 975 milioni di euro e nel 2026 di 851 milioni. Oltre che dai sindacati l'ultima ipotesi è caldeggiata anche dalla lega. Spetterà al premier trovare una sintesi. 

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