Pensioni, l'accordo M5s-Lega alla prova del ricalcolo degli assegni d'oro
A settembre il provvedimento del governo che "taglia le pensioni d'oro" approderà in commissione. Ma il percorso parlamentare del disegno di legge sarà tutt'altro che in discesa: Lega e 5 stelle la pensano in modo opposto. Luci e ombre del "ricalcolo delle pensioni"
Il taglio alle pensioni d'oro arriverà a settembre con la riapertura del Parlamento: si inizierà con la discussione del disegno di legge in commissione per preparare l'approdo del testo in aula. Nelle intenzioni del governo e del vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio, grande sponsor del progetto caldeggiato dal Movimento 5 stelle, c'è l'ìnserimento di un tetto per chi riceve assegni pensionistici superiori ai 4mila euro.
Pensioni, ultime notizie
"Dai 4.000 euro in su ognuno prende la pensione in base ai contributi che ha versato" spiega oggi il ministro del lavoro rilanciando l'impegno in vista di Settembre. "Non faremo neppure un passo indietro finchè le pensioni d'oro, così come i vitalizi dei deputati, non saranno solo un ricordo".
Pensioni, come funziona il taglio agli assegni d'oro
Il meccanismo contenuto nella proposta di Legge di Lega e M5s si basa su una riduzione delle quote retributive dell'assegno a seconda dell'età di pensionamento, un intervento che colpirebbe in modo più pesante coloro che si sono ritirati in anticipo, sfruttando in passato vigenti i requisiti di pensionamento più favorevoli.
Tra coloro che rischiano di vedere cospicui tagli ai propri assegni sono i cosidetti pensionati d'oro, ex manager di Stato, e sindacalisti. Come denunciato dal vicepremier ad essere toccati dai tagli saranno coloro che prendono pensioni anche di ventimila euro senza versare i contributi necessari.
I governo conta di risparmiare tra i 500 e i 600 milioni di euro da ridestinare ad un fondo che abbiamo come scopo l'incremento delle pensioni minime.
Pensioni, la rivoluzione dovrà attendere: le casse sono vuote, eppur qualcosa si muove
Se la cornice è chiara, il dibattito verterà tutto sulle modalità di intervento: ovvero se applicare un prelievo di solidarietà (come proposto dalla Lega) oppure tramite un ricalcolo dell'assegno con il sistema contributivo (ipotesi sostenuta dal M5S). Nel 2013 il MoVimento 5 Stelle aveva già proposto una legge che imponeva un limite massimo all'erogazione delle pensioni di importo superiore a 5.000 euro netti per un periodo temporale di tre anni sia sulle pensioni in corso di erogazione sia su quelle che sarebbero state liquidate nel triennio. Non se ne fece nulla, ma l'impianto è simile.
La proposta più facilmente perseguibile è la reintroduzione del contributo di solidarietà, un sentiero già sperimentato dal Governo Letta con la finanziaria 2014 (articolo 1, co. 486 della legge 147/2013) è già giudicato legittimo nel 2017 dalla Corte Costituzionale. Come ricorda il portale specializzato pensionioggi il prelievo prevedeva una decurtazione del 6% sulla quota di assegno oltre un importo lordo pari a 14 volte il trattamento minimo vigente nel fondo pensione lavoratori dipendenti (circa 500 euro al mese); il 12% oltre le 20 volte il minimo; il 18% oltre le 30 volte.
Il ricalcolo delle pensioni con il sistema contributivo
L'ipotesi più caldeggiata dal Movimento 5 stelle è invece un percorso più difficile: il ricalcolo in chiave contributiva dell'assegno pensionistico era già stata valutata negativamente dall'Inps in diverse audizioni in Parlamento. Il ricalcolo avrebbe il vantaggio di commisurare il valore dell'assegno all'entità dei contributi effettivamente versati dall'assicurato ma - oltre ad essere a forte rischio incostituzionalità - pone una serie di problemi pratici di difficile soluzione a partire dalla ricostruzione della carriera lavorativa del pensionato: se per il talgio dei vitalizi la delibera approvata dalla maggioranza seguiva proprio questa strada, procedere alla ricostruzione della carriera lavorativa degli italiani porterebbe ad un impiego di ingenti risorse, e più spese.