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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Pensioni, da "quota 102" all'assegno con 41 anni di contributi: tutte le novità

La sperimentazione di "quota 100" si conclude a fine 2021. Si studiano nuovi meccanismi di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Ecco le ipotesi possibili per il futuro

Pensioni, cosa bolle in pentola? Una cosa è certa: si avvicina la scadenza di quota 100, il meccanismo operativo dal 2019 che consente l'uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti coloro che vantano almeno 38 anni di contributi con un'età anagrafica minima di 62 anni. La sperimentazione triennale si conclude a fine 2021, non è prevista una proroga di quota 100. E allora il punto è: cosa accadrà dopo questa data? La riforma delle pensioni torna ad essere un tema caldo nell’agenda del governo: oggi si terrà un incontro tra rappresentanti dell'esecutivo e delle sigle sindacali in vista delle misure previdenziali da inserire nella prossima legge di Stabilità.

Con l'addio a quota 100 non dovrebbe più esserci la possibilità di lasciare il posto di lavoro nel momento in cui età e anni di contribuzione sommati arrivano a cento. E proprio per questo sono allo studio nuovi meccanismi di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Facciamo il punto sulle possibili ipotesi per il futuro delle pensioni, partendo dalla cosiddetta "quota 102", un'uscita dal mondo del lavoro a 64 anni di età anagrafica e 38 di contributi, con una riduzione dell’importo in rapporto agli anni di contribuzione in meno rispetto all’uscita tradizionale. La nuova misura entrerebbe però in vigore dal 2022, alla fine del triennio di sperimentazione per quota 100. Si tratta al momento di ipotesi, lo ribadiamo.

Pensione con 41 anni di contributi per tutti?

I sindacati spingono per la riforma che prevederebbe la cosiddetta "quota 41", ovvero il diritto alla pensione con almeno 41 anni di contributi alle spalle, indipendentemente dall'età anagrafica. Al momento questa possibilità è prevista solo per alcune categorie di lavoratori. In questo modo si supererebbe quota 100 e si anticiperebbe l’età pensionabile sotto i 67 anni previsti dalla legge Fornero. I sindacati vorrebbero ancorare questa ipotesi all’assegno pieno per il lavoratore in uscita.

Ci sono alcuni nodi da sciogliere. Primo tra tutti: in che modo superare lo scalone di 5 anni che si formerà dal 2022, quando coloro che non sono riusciti a maturare i requisiti per quota 100 in tempo per il 31 dicembre 2021 dovranno attendere fino al compimento dei 67 anni per andare in pensione (anziché a 62)? La soluzione proposta dai sindacati è quella di permettere a tutti i lavoratori (non solo ai "precoci" come accade oggi) di andare in pensione con soli 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età. Si tratterebbe di una riforma costosa.

Pensioni, Ape sociale e Opzione donna: gli scenari per il futuro

Nei piani futuri sul tema pensioni ci saranno probabilmente anche le proroghe di Ape sociale e Opzione donna. I sindacati vogliono una proroga dell’Ape sociale al 2021, anche estendendo i beneficiari alle attività cosiddette gravose o usuranti e ai lavori più esposti al rischio del contagio da coronavirus. Tra le altre richieste, l’estensione della possibilità di accesso alla pensione precoce per tutti i lavoratori per i quali si ipotizza l’estensione dell’Ape sociale. Governo e sindacati dovranno discutere anche della proroga di Opzione donna, già prorogata dalla Legge di Bilancio 2020.

La formula permette alle lavoratrici dei settori sia pubblico che privato di richiedere la pensione anticipata, attraverso un assegno calcolato esclusivamente sulla base dell’età contributiva. Con questo meccanismo, le lavoratrici possono andare in pensione anticipatamente se hanno raggiunto 35 anni di contributi entro una certa data. Nel caso la proroga andasse in porto, le lavoratrici nate entro il 31 dicembre 1962 e le lavoratrici autonome nate entro il 31 dicembre 1961, con almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2020, potranno accedere alla pensione anticipata.

La nota del ministero del Lavoro sull'ipotesi di riforma delle pensioni

Il vertice di oggi sulle pensioni potrebbe essere decisivo per capire l'orientamento del governo sui tempi e sulle modalità di riforma del sistema previdenziale, anche se in una nota il ministero del Lavoro ha di fatto smentito queste ipotesi di riforma delle pensioni. L'incontro del 16 settembre, spiegano, non avrà sul tappeto il superamento di quota 100 con una riforma previdenziale che parta dal 2022 ma l'avvio di un primo confronto in vista delle misure previdenziali da inserire nella prossima legge di Stabilità.

Dal ministero del Lavoro spiegano che "più volte il ministro Catalfo ha tracciato in modo chiaro il percorso che intende seguire per raggiungere l'obiettivo di superare la legge Fornero il quale, oltre al confronto con le parti sociali, passerà attraverso il lavoro delle tre commissioni di esperti (quella ministeriale, quella sulla separazione fra spesa previdenziale e assistenziale e quella sui lavori gravosi). Solo e soltanto alla sua conclusione si delineeranno i contorni dell'intervento", precisano fonti del ministero del Lavoro.

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