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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Pensioni, assegni sempre più poveri: tutti i limiti della riforma Salvini - Di Maio

Quota 100, quota 41 (per alcuni), pensione e reddito di cittadinanza per tutti: il piano del governo trova l'opposizione dei sindacati. "È un azzardo elettorale, a tanti andrà peggio che con la Fornero". Il fosco presagio della Cgil: "Bomba sociale tra 30 anni"

Pensioni, riforme e quote: cosa cambia per i cittadini italiani con il piano del Governo? Non per tutti il nuovo sistema pensionistico così come architettato da Lega e 5 stelle sarà conveniente e il sindacato più rappresentativo, la Cgil, vuole vedere bene le carte in mano a nuovo esecutivo gialloverde.

Se in campagna elettorale la Lega come il 5 stelle avanzavano la proposta di cancellare tout court la legge Fornero, riformando radicalmente il sistema previdenziale, gli annunci filtrati fin dall'insediamento del nuovo governo paiono molto più semplici spot. Quasi come la realtà dei conti abbia "mitigato" le idee rivoluzionarie di Salvini Di Maio.

Molto rumore per nulla: i conti non tornano su pensioni e condono fiscale 

"Non sembra ci siano le condizioni per fare una discussione su una vera riforma delle pensioni” spiega Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil, in una nota stampa diffusa dal sindacato.

​“Il ministro del Lavoro e dello sviluppo, Luigi Di Maio, parla di quota 100 e quota 41: il problema è che per funzionare quei numeri devono essere accompagnati da una serie di condizioni che attualmente non ci sono".

Secondo il sindacato il paletto dei 64 anni d’età e dei 36 anni di contributi di fatto penalizza tantissime persone "perché presuppone il ricalcolo contributivo di tutto il montante e una carriera lavorativa molto costante, introducendo livelli che pochissimi lavoratori possono raggiungere".

Pensioni, a chi non conviene la riforma

Chi non ha avuto negli anni una carriera lavorativa costante con un costante livelli di contribuzione potrebbero essere svantaggiati. "Disoccupati, cassaintegrati, invalidi, a chi fa lavori gravosi, a chi assiste persone non autosufficienti, tutte categorie che addirittura andranno peggio di prima, perché l’Ape sociale comunque garantiva a una certa platea l’uscita a 63 anni”, spiega il dirigente sindacale della Cgil.

Nei fatti secondo Ghiselli ad essere penalizzati saranno donne e giovani del Sud che hanno una carriera previdenziale meno costante dei concittadini del Nord Italia. requisiti di un certo tipo

Quota 100? Penalizza donne e precari

Secondo il dirigente sindacale un lavoratore, così come una lavoratrice, dopo 41 anni di contributi deve avere la possibilità di andare in pensione senza altri vincoli.

"Il sistema contributivo va corretto, tenendo conto di altri elementi, altre esigenze di carattere sociale, come ad esempio chi ha carriere discontinue, che poi sono la maggioranza dei giovani. Costoro devono avere un riconoscimento previdenziale che gli consenta di arrivare a una pensione dignitosa".

La parola d'ordine resta la flessibilità in uscita anche secondo la Cgil che rispolvera la riforma Dini, secondo la quale da una certa età in poi è il lavoratore che, dopo i 62 anni, sceglie come uscire in base alle sue condizioni lavorative, familiari, di salute.

Ma non è solo il sistema a quote a suscitare i dubbi del sindacato. Pensione di cittadinanza e reddito di cittadinanza, vero e proprio cavallo di battaglia del M5s. 

Cgil: "Tutti i rischi della pensione di cittadinanza"

Secondo la Cgil la proposta del governo andrebbe corretta poiché vincolata a un meccanismo pericoloso.

“Si parla di reddito e di pensione di cittadinanza per aiutare soprattutto i giovani, determinando un livello di pensione minima un po’ superiore a quella attuale. Ma - spiega Ghiselli - disincentiva il versamento dei contributi previdenziali per la costruzione del montante pensionistico".

Una bocciatura di un sistema che aveva trovato nella denominazione "assistenzialistico" la sua critica più lieve. Il sindacato parla apertamente del rischio di come pensione di cittadinanza e reddito di cittadinanza possano finire per incoraggiare "forme patologiche" favorendo l'evasione contributiva e forme di lavoro nero.

Pensioni, in futuro assegni sempre più poveri

Un altro meccanismo da considerare riguarda i coefficienti di calcolo delle pensioni legati alla speranza di vita. Secondo le proiezioni della Cgil in futuro gli assegni previdenziali saranno sempre più poveri, perché si andrà a riposo sempre più tardi e con parametri ancor più penalizzanti di quelli attuali.

"Chiediamo il consolidamento dei coefficienti di calcolo e la rivalutazione del montante, salvaguardando le singole storie lavorative: se io ho maturato un montante di un certo tipo, tu governo me lo devi confermare e non me lo puoi modificare a seconda delle dinamiche economiche dei prossimi anni. Più in generale, ciò che più colpisce di tutta la discussione sulle pensioni è la mancanza di capacità di guardare oltre la contingenza, come se tutto si dovesse consumare qui e ora."

La previsione della Cgil: "Bomba sociale tra 30 anni"

Secondo le critiche della Cgil nell’agenda di governo mancano proposte di medio-lungo periodo: "Fra trent’anni si avrà a che fare con una ‘bomba sociale’, cioè un futuro di una generazione intera di pensionati poveri, ma a quell’epoca sarà tardi per occuparsene".

Pensioni, sindacati verso la mobilitazione contro il Governo

Secondo la Cgil è necessario un rafforzamento della quattordicesima, l’Ape sociale, il primo intervento sui precoci, la cumulabilità dei contributi, alcuni interventi sulla previdenza integrativa.

"Su questo, stiamo ragionando con Cisl e Uil, per sfidare il governo a darci risposte concrete, a partire dalla legge di Bilancio, valutando anche di riprendere la mobilitazione diretta"

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