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Venerdì, 19 Aprile 2024
Pensioni

Pensioni, ora si rischia lo stallo. E rispunta l'ipotesi del contributo di solidarietà

La bozza del testo sui tagli agli assegni alti non convince la Lega e potrebbe subire modifiche anche sostanziali. Intanto sulla Quota 100 siamo ancora in alto mare

Nonostante solo ieri Matteo Salvini abbia ribadito di nuovo che intende "smontare la Fornero pezzo per pezzo", la realtà è che l’attesa riforma per le pensioni è ancora in alto mare. Oltre alle difficoltà di bilancio, acuite dalla crisi dello spread, nelle ultime ore il tema caldo è diventato un altro, ovvero la proposta di legge sui tagli alle pensioni sopra i 4mila euro. Che rischia di dover subire nuove (e forse sostanziali) modifiche.

Sì perché come sottolineato prima da Repubblica e poi da altri quotidiani, in realtà la proposta Lega e M5s non prevede un vero ricalcolo in base ai contributi versati, ma "ma un taglio dell’assegno proporzionale all’anticipo del pensionamento rispetto ai 63 e 6 mesi, età pensionabile fissata nel 2011" (Corriere della Sera).

La norma colpirebbe oltre 150mila pensionati "d'oro", che si vedrebbero l'assegno decurtato di una percentuale tra il 10 e il 20% a seconda dell'età in cui hanno detto addio al lavoro; non verrebbero invece toccati coloro che, pur incassando una pensione superiore a 4mila euro netti al mese, sono andati a riposo dopo i 65 anni di età. La norma, dunque, penalizza soprattutto le donne, che storicamente hanno raggiunto l'età pensionabile prima degli uomini: per loro, quindi, il taglio sarà più consistente proprio perché hanno detto addio al lavoro prima.   

Ma la nuova legge (presentata alla Camera dai capigruppo di 5 Stelle e Lega, Francesco D’Uva e Riccardo Molinari) penalizzerebbe più in generale tutti coloro che, volenti o nolenti, sono andati in pensione in anticipo, mentre alcune categorie di lavoratori (si è parlato ad esempio dei magistrati e degli insegnanti) risulterebbero meno toccate dai tagli. 

Pensioni, ultime notizie: Di Maio litiga con Repubblica

Ieri Di Maio è intervenuto sul tema a modo suo, ovvero attaccando pesantemente il quotidiano di Largo Fochetti: "C'è qualche giornalista di Repubblica che ha paura di perdere la sua pensione d'oro? A leggere l'articolo pieno di falsità che è stato pubblicato oggi viene proprio da pensare di sì”. Di Maio parla di bufala e assicura che "contrariamente a quanto afferma Repubblica, le donne saranno una minoranza. Sono solo 30.000 circa, quindi più o meno 1 su 5. Non si capisce come abbiano fatto a inventarsi i dati riportati".

Il ministro del Lavoro spiega poi il meccanismo alla base della proposta di legge:

"Mettete il caso del signor Bianchi e del signor Rossi, entrambi prendono 5.000 euro di pensione. Il signor Rossi ha versato effettivamente contributi per 5.000, il signor Bianchi ne ha versato solo per 4.000. Con la nostra legge il signor Rossi continuerà a prenderne 5.000, mentre il signor Bianchi inizierà a percepirne 4.000, ossia quello che ha versato". 

Il quotidiano: "Di Maio non conosce il testo di legge"

Ma la replica del giornale non si è fatta attendere. "Di Maio attacca Repubblica, ma non conosce il testo di cui parla", titola il quotidiano che risponde al ministro anche in un commento pubblicato in calce al post di Di Maio. Repubblica ribadisce che la proposta di legge "non calcola la differenza tra contributi versati e contributi ricevuti, ma si limita a ricalcolare l’età della pensione di vecchiaia secondo una tabella calcolata oggi sulle speranze di vita attuali, compiendo così una penalizzazione sul metodo retributivo, come scritto nella seconda riga del progetto di legge che forse Di Maio ha letto".

"Repubblica, inoltre, non ha mai affermato che la maggioranza delle persone colpite dal provvedimento saranno donne, ma semplicemente che le donne saranno in proporzione più colpite degli uomini. È ovvio che sia così, perché in passato l’età di pensionamento di vecchiaia delle donne era sensibilmente più bassa di quella degli uomini".

Pensioni, i dubbi della Lega sui tagli agli assegni alti

Al di là delle dichiarazioni di facciata il problema esiste e il governo sarebbe pronto a cambiare la proposta. Come? Secondo il Corriere della Sera è soprattutto la Lega che spinge per rivedere la bozza del testo di legge, perché, dicono dalle parti del Carroccio, "una cosa del genere non l’avrebbe fatta nemmeno il Bertinotti dei tempi d’oro".

E dunque che si fa? Una delle due strade battute, scrive Lorenzo Salvia sul Corsera, è quella di "ricorrere a un sistema che combini i coefficienti di trasformazione, il rapporto usato per calcolare la pensione, con il montante retributivo e contributivo, che però andrebbe in qualche non calcolato ma stimato". Anche volendo applicare il ricalcolo contributivo suggerito da Di Maio, infatti, nel 40% dei casi l’ammontare dei contributi versati non è noto neppure all’Inps.

Pensioni, rispunta il contributo di solidarietà

Ma c’è un’altra strada che il governo (e la Lega in primis) starebbero battendo sotto traccia. Quella di introdurre un contributo di solidarietà, ipotesi ventilata già diverse volte dal Carroccio e poi finita in soffitta. Si tratta di una piccola ritenuta che partirerebbe da 35 centesimi (per le pensioni più basse) per poi crescere via via con il reddito. Il vantaggio, rispetto alla proposta di Di Maio, è che il gettito garantito sarebbe più elevato (un miliardo di euro, contro i 500 milioni scarsi che arriverebbero dai tagli alle pensioni), ma la proposta sarebbe anche più iniqua dal punto di vista sociale finendo per pesare su un’amplia platea di pensionati.

A che punto è la Quota 100

Va comunque sottolineato che il gettito derivante dai tagli alle pensioni alte servirebbe a finanziare la così detta pensione di cittadinanza, ovvero l'aumento delle pensioni minime a 780 euro al mese. Il discorso sull'introduzione della Quota 100 è ancora più complesso: secondo indiscrezioni degli ultimi giorni, una parte consistente dei soldi potrebbe arrivare dalla così detta "pace fiscale", che garantirebbe alle casse dello Stato un gettito di 3,5-4 miliardi di euro. Si tratterebbe però di una misura una tantum e non strutturale: il problema delle coperture, per dirla in altre parole, si ripresenterebbe identidico nel 2020

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