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Venerdì, 19 Aprile 2024
ECONOMIA

Ecco il piano Fiat-Chrysler: "Nessun lavoratore italiano a casa"

L'ad Sergio Marchionne presenta negli Usa il piano industriale: "C’è un mondo in cui le persone non lasciano che le cose accadono. Le fanno accadere". Ma il titolo crolla in Borsa

ROMA - "Benvenuti in questo mondo. Benvenuti a Fiat Chrysler Automobiles". Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA, ieri ha presentato il piano industriale 2014-2018 e ha reso noti i conti del trimestre (chiuso con un rosso di 319 milioni di euro contro l’utile di 31 milioni dell’anno prima). Un piano che i mercati non hanno accolto con favore: stamattina il titolo Fiat è crollato in Borsa, perdendo oltre il 6% in apertura di seduta.

Le cifre, tuttavia, non impediscono a Marchionne di promettere 55 miliardi di investimenti entro il 2018 con una media annua di 9,5 miliardi e un picco di 11 miliardi nel 2016. Una decina dei quali, secondo i sindacati, sono in arrivo solo in Italia – i cui impianti di Alfa e Maserati diventeranno degli “hub per l’export” come ha sintetizzato Marchionne – e 5 per il rilancio dell’Alfa Romeo. Il tutto senza passare per alcun aumento di capitale o per la vendita di asset o marchi come la Ferrari (“Chi pensa che la venderemo si metta il cuore in pace”), ma anche senza distribuire alcun dividendo ai soci.

IL PIANO IN 5 PUNTI - I punti focali del piano industriale 2014-2018 sono cinque. Il primo è il focus sui marchi premium, con la Maserati (target per 75 mila unità vendute al 2018) e il rilancio dell'Alfa Romeo, "per cui è arrivato il momento di massimizzare il potenziale" dopo 20 anni circa in cui "abbiamo imparato dai successi e dai fallimenti del marchio". Il secondo punto prevede cautela nel mass market in Europa, visto "il continuo deterioramento e il fatto che non è previsto un miglioramento". Il manager italo-canadese è stato chiaro: "Non abbiamo alcuna intenzione di farci coinvolgere in una strategia suicida che ha un solo risultato sicuro: la distruzione di capitale". E per questo che "ci tiriamo indietro da un business non redditizio". La terza priorità è Jeep, che Marchionne vuole rendere un "marchio davvero globale". E dopo due anni record, il numero uno di Fiat e Chrysler se ne aspetta un terzo con il 2014 che secondo le stime dovrebbe concludersi con vendite per un milione di unità. Saranno 1,9 milioni di unità nel 2018.

Marchionne ha poi parlato di economie di scala. "Tutti sappiamo che esse devono essere sufficientemente ampie per giustificare investimenti in nuovi impianti e prodotti e mi avete sentito dire in più occasioni che un produttore d'auto deve raggiungere almeno i 6 milioni di vetture l'anno per essere un competitor credibile e di lungo termine capace di creare ritorni sugli investimenti". L'a.d. di Fiat e Chrysler ha ricordato che entro il 2018 "raggiungeremo e supereremo quella soglia". Fca "ha le risorse e il potenziale" per raggiungere il target di 7 milioni di veicoli venduti nel 2018 "senza richiedere e senza fondersi con nessun altro competitor". E infatti Marchionne si aspetta la salita di almeno un gradino nella classifica mondiale, dove attualmente Fiat-Chrysler risulta il settimo produttore. Il quinto e ultimo punto è finanziario. "Abbiamo le risorse per eseguire il piano". Entro il 2018, il gruppo sarà "quasi libero da debito" e con margini "equivalenti a quelli di gruppi rivali", ha promesso Marchionne aggiungendo: "A chiunque ci chieda cosa ci dà fiducia nel centrare i target fissati nel piano, la risposta è semplice: siamo diversi".

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