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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Cos'è il Piano Mattei di cui parla tanto Giorgia Meloni

Il Piano di cui si parla tanto ma non si sa quasi nulla. La nuova strategia del governo nel Mediterraneo punta a rendere l'Italia un hub energetico ma nasconde rischi e nuove restrizioni per migranti e Ong: cosa sappiamo del Piano Mattei, in ordine

Che vuole fare Giorgia Meloni con 5,5 mld per il famoso Piano Mattei

Il "Piano Mattei" è sempre più centrale nelle politiche e nelle parole del governo Meloni, soprattutto nelle ultime settimane focalizzate su gas e migranti. Il primo viaggio istituzionale della presidente del Consiglio nel 2023 è stato in Algeria, e pochi giorni dopo c'è stata un'altra visita ufficiale, in Libia e ad aprile l'Etiopia: proprio da questi Paesi dovrebbe iniziare il tanto citato Piano che poi abbraccerà tutto il Mediterraneo, con l'aiuto di Eni. All'Africa si aggiunge l'Asia: anche l'Azerbaigian sarà un partner energetico sempre più importante grazie al potenziamento del gasdotto Tap. Tuttavia, non ci sono notizie più dettagliate sul Piano, anche se fin dal suo discorso d'insediamento Giorgia Meloni vi ha fatto riferimento. Perché se ne parla tanto? Da dove parte e dove vuole arrivare il governo con il Piano Mattei in Africa e nel Mediterraneo, in ordine.

Il Piano Mattei, fin ora

Sin dal suo discorso d'insediamento alla Camera dei Deputati, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto riferimento a un Piano Mattei per l'Africa e il Mediterraneo definendolo "un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo". 

Meloni sbarca in Africa: "Qui l'Italia è protagonista: a ottobre presentiamo il Piano Mattei"

Dopo l'insediamento, il governo si è subito dedicato alla preparazione della Legge di bilancio ma con sullo sfondo una crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina che ha causato aumenti straordinari dei prezzi dell'energia. Il 2023 è iniziato con il primo viaggio istituzionale di Giorgia Meloni in Algeria, in nome del Piano Mattei citato e sulle orme di Mario Draghi. 

Il Piano Mattei di Giorgia Meloni per l'Africa inizia in Algeria, con Eni

L'ex presidente del Consiglio aveva infatti avviato il piano di diversificazione delle forniture di gas italiane per eliminare e rimpiazzare le forniture russe, a partire da nuovi accordi con l'Algeria: proprio il Paese africano nel 2022 ha sostituito la Russia come primo Paese da cui l'Italia importa gas.

Gli accordi tra Italia e Algeria sul gas firmati dal governo Draghi nel 2022: ora Giorgia Meloni prosegue con il Piano Mattei

Sulle orme di Draghi, Meloni è andata in Algeria e poi in Libia, sempre con a fianco l'Ad di Eni Claudio Descalzi. L'obiettivo è doppio: consolidare il processo di diversificazione delle forniture verso una totale eliminazione del gas russo dal 2024/2025 e presentarsi al resto d'Europa come hub energetico del Mediterraneo. Il ruolo di Eni, già attiva dagli anni '50 in Africa, sarà fondamentale. Ora, il governo Meloni vuole ripercorrere la storia di Enrico Mattei con un piano a suo nome, proprio da dove è iniziata la storia di Eni, in Africa: comincerà da Libia e Algeria.

L'importanza dell'Algeria, con promesse mancate

Il 2022 è stato un anno storico per gli approvvigionamenti di gas in Italia: l'Algeria ha preso infatti il posto della Russia come primo Paese fornitore di gas. Il peso algerino nel mix italiano delle importazioni è aumentato a discapito di quello russo: secondo i dati Snam elaborati da Today, nel 2021 il gas dalla Russia ha pesato per il 40 per cento delle importazioni totali ma nel 2022 questa percentuale è scesa al 16 per cento. Al contempo, il gas dall'Algeria è passato dal 29,5 per cento del 2021 al 34,3 del 2022. L'inversione tra gas algerino e russo è evidente: il primo è cresciuto in un anno dell'11 per cento, il secondo è diminuito del 61 per cento, ai minimi storici dal 1990.

Clicca qui per vedere il grafico sulla provenienza delle importazioni di gas in Italia nel 2022

Il gas dall'Algeria in Italia è aumentato nel giro di un anno, ma non ai livelli promessi negli accordi firmati durante la visita di Mario Draghi a maggio 2022. Sonatrach, l'azienda di stato algerina che gestisce le risorse fossili del Paese, aveva concordato con Eni l'aumento delle forniture di gas dall'Algeria tramite il gasdotto Transmed-Enrico Mattei, che porta il gas algerino in Italia fino al punto d'ingresso sulla rete nazionale, a Mazara del Vallo, in Sicilia: 4 miliardi di metri cubi subito, nel 2022, e volumi crescenti fino a 6 miliardi di metri cubi in più dal 2023-2024, fondamentali nel processo di emancipazione dal gas russo.

Il Transmed-Enrico Mattei, il gasdotto che porta il gas dall'Algeria all'Italia: arriva a Mazara del Vallo, in Sicilia, dove si attacca alla rete nazionale

In realtà, secondo i dati Snam elaborati da Today l'aumento è stato di 2,4 miliardi di metri cubi, poco più della metà rispetto a quanto annunciato. In più, a gennaio 2023 i flussi lungo il gasdotto Transmed sono stati inferiori rispetto a gennaio 2022. 

Inoltre, nell'ultimo Memorandum d'Intesa tra Eni e Sonatrach le precedenti promesse fatte al governo Draghi sono state riviste al ribasso, come detto dallo stesso Ad di Eni Claudio Descalzi: "Aggiorniamo gli accordi annualmente sulle quantità che sono state rispettate: sono stati dati più di 3 miliardi di metri cubi e altri 3 miliardi nel 2023, e poi altri ancora", dunque la metà rispetto ai 6 miliardi di cui si era parlato nel 2022.

Meloni in Libia: gas e migranti

Nel 2022 Libia e Russia sono stati gli unici due Paesi da cui le importazioni di gas in Italia sono diminuite rispetto all'anno precedente. Tuttavia, le forniture dei due Paesi non sono paragonabili, per costanza - la Russia a lungo ha esportato più di tutti in Italia-, e per quantità. Negli ultimi anni, infatti, dalla Libia è arrivato sempre meno gas, come si vede dal grafico sottostante: secondo i dati Snam e del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica elaborati da Today, è infatti dal 2015, a eccezione del 2019, che dalla Libia in Italia arriva meno gas dell'anno precedente. 

Il gas dalla Libia arriva in Italia tramite il Greenstream, il gasdotto che collega il giacimento libico di Mellitah a Gela, in Sicilia. Da lì il gas viene poi immesso nella rete nazionale. Il gasdotto Greenstream è stato inaugurato nel 2004 dall'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal colonnello Gheddafi.

Silvio Berlusconi che riceve un fucile in dono da Gheddafi: era il 2004, l'anno in cui si inaugurava il Greenstream, gasdotto che trasporta il gas dalla Libia in Italia

All'epoca gli accordi parlavano di 8 miliardi di metri cubi di gas l'anno, ma questa quantità è stata garantita, e superata, solo tra il 2007 e il 2010. Da lì in poi, con sporadici picchi, il gas dalla Libia si è sempre più allontanato dalla soglia degli 8 miliardi ed è andato diminuendo gradualmente, come successo nell'ultimo anno. Secondo i dati Snam elaborati da Today, nel 2022 dalla Libia è arrivato il 18,6 per cento di gas in meno rispetto al 2021. In valori assoluti, 2,6 miliardi di metri cubi nel 2022 contro i 3,2 dell'anno precedente. 

Da Berlusconi a Meloni: nell'ultimo viaggio in Libia, la presidente del Consiglio ha presenziato alla firma di un accordo definito "storico" tra Eni e la compagnia statale libica National oil corporation (Noc). L'intesa prevede un investimento di circa 7,3 miliardi di euro per lo sfruttamento dal 2026 di due giacimenti al largo della Libia, le "Strutture A&E". 

I giacimenti di gas al largo della Libia oggetto degli accordi tra Meloni e il governo libico: Eni aumenterà le estrazioni di gas dal 2026

Secondo le stime citate, tramite i due giacimenti la Libia sarà in grado di aumentare la produzione di gas per soddisfare la propria domanda interna, ma anche per garantire le esportazioni verso l'Italia e l'Europa. Giorgia Meloni vuole dunque più gas dalla Libia potenziando la presenza italiana tramite Eni, ma non solo: vuole anche meno migranti.

Gas in cambio dei migranti: la missione di Meloni in Libia

Oltre alle intese sul gas, infatti, il governo italiano ha siglato un nuovo memorandum d'intesa che riguarda i migranti. La Libia è infatti il principale punto di partenza per chi vuole arrivare in Italia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha così donato cinque motovedette alla guardia costiera libica per potenziare i controlli sulle partenze, portando avanti la politica iniziata nel 2017 dall'allora ministro dell'Interno del governo Renzi, Marco Minniti, appoggiata e finanziata anche dalla Commissione Ue.

Azerbaigian al raddoppio

L'Azerbaigian è l'altro Paese su cui il governo punta per rafforzare le importazioni di gas. Nel 2022 l'Italia ha importato più di 10 miliardi di metri cubi di gas dall'Azerbaigian, una quantità pari al 14 per cento delle importazioni. Il Tap - il Trans Adriatic Pipeline -, è il gasdotto che trasporta il gas azero in Italia, a Melendugno, in Puglia. Al momento la capacità del Tap è di circa 10 miliardi di metri cubi l'anno, ma il governo conta di raddoppiarla entro il 2027.

Il gas in Italia dall'Azerbaigian, circa 10 miliardi di metri cubi nel 2022. Tramite i lavori al gasdotto Tap potranno raddoppiare

"Entro quest'anno ci affrancheremo dalla Russia a fronte del 40 per cento che acquistavano da Mosca nel 2021 e del 16 per cento registrato lo scorso anno. Dal prossimo anno potremo fornire anche altri Paesi e in poco tempo diventeremo l'hub del gas europeo, anche grazie al raddoppio del Tap azero", ha detto il ministro delle Imprese Adolfo Urso durante la missione a Baku, in Azerbaigian. 

Il patto "Roma-Baku": ora il raddoppio del gasdotto Tap è fondamentale

In attesa del raddoppio del Tap, il gas dall'Azerbaigian sta già aumentando: rispetto all'anno precedente, le importazioni sono aumentate del 42 per cento, passando infatti dai 7,2 miliardi di metri cubi del 2021 ai 10,3 del 2022. Da qui alla fine del 2024, si prevede che arriveranno altri 2,5 miliardi di metri cubi di gas in più dall'Azerbaigian, portando il gasdotto alla capacità massima permessa. Poi, entro il 2027, il governo conta di raddoppiare la portata che permetterebbe il trasporto fino a 20 miliardi di metri cubi.

Quanto alla possibilità che l'Italia dal 2024 possa guardare all'approvvigionamento energetico con maggiore tranquillità Urso ha detto che "con i due rigassificatori di Piombino e Ravenna che saranno installati prima dell'estate, saremo liberi dalla Russia: produrranno 10 miliardi di metri cubi di gas, esattamente quelli importati da Mosca lo scorso anno". La sostituzione delle forniture russe è una parte centrale del Piano Mattei, ma non la sola.

Le scommesse di Meloni

I viaggi di Giorgia Meloni in Africa in Algeria e Libia sono stati i primi del 2022. Non sembra un caso: il governo pare voglia mettere in atto le sue nuove strategie d'influenza politica a partire dal Mediterraneo, tramite il Piano Mattei. I dettagli non sono stati esplicitati, ma le strategie in campo ne suggeriscono le finalità.

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L'Italia vuole aumentare la sua influenza nel Mediterraneo tramite l'energia, in primo luogo tramite il gas, e al contempo consolidare la sua sicurezza energetica, riducendo del tutto la dipendenza dalle forniture russe entro l'inverno 2024-2025, come indicato dallo stesso Ad di Eni Descalzi. Aumentare il portafoglio dei Paesi fornitori aiuterà a non dipendere troppo da fattori esterni, anche se questo vuol dire investire in un Paese politicamente instabile come la Libia, ma anche Algeria, Azerbaigian ed Etiopia sono delle incognite. 

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In più, il governo Meloni vuole diventare lo snodo del gas verso il Nord Europa. Ma non c'è solo l'energia nei disegni del governo: l'altro tema, consistente, è la gestione dei migranti. Andranno avanti le politiche del passato, con altri strumenti di repressione del fenomeno per eliminare il "problema" all'origine: se non in Libia, nel Mediterraneo tramite le ostruzioni alle Ong. Dalle azioni messe in campo per attuare il Piano Mattei potremo capire dove vuole arrivare Giorgia Meloni, in Africa e nel Mediterraneo.

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