rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Pir e nuove regole: cosa cambia per i piani individuali di risparmio

L'Agenzia delle Entrate ha spiegato le principali novità che riguardano i piani individuali di risparmio: ecco cosa sono e come funzionano

Con l'introduzione del regime di non imponibilità introdotto dalla legge di bilancio 2017, l'Agenzia delle Entrate ha pubblicato una circolare diretta ai risparmiatori e agli operatori del settore sui piani individuali di risparmio a lungo termine, spiegando cosa sono i Pir (Piani individuali di risparmio), quali sono le loro caratteristiche e cosa cambia con il nuovo regime. L'Agenzia del Fisco ha anche voluto rispondere ad alcune criticità evidenziate nei confronti tra il Ministero e le associazioni di categoria come Ania, Abi e Assogestioni.

Cosa sono i Pir

La legge n. 232/2016 ha introdotto nel nostro ordinamento un regime di non imponibilità per gli investimenti operati tramite piani individuali di risparmio a lungo termine. I redditi generati da questi prodotti finanziari non sono soggetti a imposizione, pertanto non sono tassati come redditi di capitale e diversi di natura finanziaria e non sono soggetti all’imposta di successione. L’obiettivo della norma è canalizzare il risparmio delle famiglie verso investimenti produttivi di lungo termine, favorendo in questo modo la crescita del sistema imprenditoriale italiano. Condizione per fruire del regime è effettuare investimenti in attività finanziarie riconducibili ad imprese italiane ed estere (radicate in Italia), rispettando determinati vincoli di composizione, limiti di concentrazione e divieti nonché mantenere gli investimenti per almeno 5 anni. 

Pir, cosa cambia con il nuovo regime

In generale, il nuovo regime di non imponibilità introdotto dalla legge di bilancio 2017 riguarda le persone fisiche fiscalmente residenti nel territorio dello Stato che conseguono redditi di natura finanziaria al di fuori dell’esercizio di un’attività di impresa. Dal punto di vista oggettivo, invece, a essere coinvolti sono i redditi di capitale (art. 44 del Tuir) e i redditi diversi di natura finanziaria (art. 67, comma 1). Tra le principali caratteristiche del regime, vi è il divieto di essere titolari di più di un Pir e il limite massimo dell’importo investito, che non può superare complessivamente il valore di 150mila euro, con un limite annuo di 30mila euro. Inoltre, per poter fruire del regime di non imponibilità, bisogna detenere gli investimenti per almeno 5 anni. Per quanto riguarda gli adempimenti fiscali relativi al Pir, questi sono svolti esclusivamente dall’intermediario presso il quale il Piano di risparmio è costituito o traferito. 

Le principali criticità

Nel documento di prassi, l’Agenzia affronta molte criticità e aspetti operativi. In particolare, il chiarimento più importante riguarda gli strumenti finanziari derivati, che sono ammessi nell’ambito del Pir solo a determinate condizioni. Altra precisazione rilevante per gli operatori riguarda la possibilità di utilizzare il criterio del costo medio ponderato complessivo in caso di dismissione degli investimenti in alternativa al costo medio annuo previsto dalla normativa specifica. 

Cessione o rimborso prima dei 5 anni: come comportarsi 

In caso di dismissione prima del quinquennio o di mancato rispetto delle condizioni previste dalla 
Legge, i redditi percepiti sono soggetti a tassazione secondo le regole ordinarie e senza applicazione delle sanzioni. Se l’attività viene ceduta o rimborsata, è possibile restare nel regime agevolato previsto dal Pir se entro 90 giorni viene effettuato il reinvestimento in altri strumenti finanziari, nel rispetto dei vincoli di investimento previsti dal regime. In caso di mancato reinvestimento, invece, il versamento delle imposte e degli interessi va effettuato entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui cade il termine ultimo per il reinvestimento. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Pir e nuove regole: cosa cambia per i piani individuali di risparmio

Today è in caricamento