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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lavori a rischio

Perché da Ferragosto assumere colf, operai e camerieri sarà più difficile

Cosa prevede il decreto Trasparenza sul lavoro. Previste multe salate per chi non rispetta gli obblighi, fino a 1.500 euro per ciascun lavoratore

A partire dal prossimo 13 agosto assumere un lavoratore sarà ancora più difficile, compresi camerieri, colf, badanti e operai. Non stiamo parlando delle difficoltà nel reperire personale ma di burocrazia. Grazie al decreto Trasparenza, in fase di assunzione i datori di lavoro e committenti saranno tenuti a comunicare ai lavoratori tutta una serie di informazioni minime relative al rapporto di lavoro. Risultato? La lettera d’assunzione sarà molto più corposa di prima, in quanto dovrà contenere una comunicazione dettagliatissima su diciassette punti diversi: periodo di prova, sede di lavoro, orari di lavoro e cambiamenti di turno, retribuzione, fruizione delle ferie, fino alla prevedibilità minima della prestazione professionale in caso di lavori “atipici. Tutto questo rischia di complicare la vita ai datori di lavoro che decidono di assumere (ma anche alle famiglie che intendono avvalersi dell’aiuto di colf, badanti e baby sitter) o meglio a chi dovrà redigere le lettere di assunzione visto che non potranno esserci rinvii ai contratti collettivi. Inoltre c’è il rischio che questi documenti possano risultare poco comprensibili ai destinatari e possano paradossalmente incentivare il lavoro nero o bloccare le assunzioni. Insorgono i consulenti del lavoro, lamentando non solo le complicazioni burocratiche ma anche la tempistica dell’entrata in vigore del decreto, in piena stagione estiva proprio a ridosso di Ferragosto. Previste multe salate per chi non rispetta i nuovi obblighi. Cosa prevede il decreto Trasparenza sul lavoro?

Lavoro, cosa cambia nelle assunzioni dal 13 agosto

A partire dal 13 agosto 2022 non sarà più possibile in fase di assunzione di un lavoratore sintetizzare le specifiche del rapporto di lavoro attraverso il rinvio ai contratti collettivi. Il decreto legislativo 27 giugno 2022 n. 104 (noto come decreto Trasparenza), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 luglio 2022 n. 176, infatti, detta nuove regole che rischiano di creare un pantano burocratico nelle assunzioni, anche di personale domestico da parte delle famiglie. L’obiettivo del decreto Trasparenza, che recepisce la direttiva europea 2019/1152, è quello di migliorare le modalità di accesso dei lavoratori alle informazioni concernenti le condizioni di lavoro. Mira ad assicurare ulteriori tutele ai dipendenti, per evitare che la prestazione di lavoro in assenza di informazioni chiare e dettagliate per il lavoratore si trasformi in privazione di diritti o in sfruttamento. A quali tipologie di lavoratori si applica il decreto Trasparenza?

  • contratto di lavoro subordinato, anche agricolo, a tempo indeterminato e determinato, anche a tempo parziale;
  • contratto di lavoro somministrato;
  • contratto di lavoro intermittente;
  • rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
  • contratto di prestazione occasionale;
  • rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e a quelli degli enti pubblici economici;
  • lavoratori marittimi e ai lavoratori della pesca, fatta salva la disciplina speciale vigente in materia;
  • lavoratori domestici.

Il decreto Trasparenza, invece, non si applica ai:

  • lavoratori autonomi (purché non integranti rapporti di collaborazione coordinata e continuativa);
  • lavoratori caratterizzati da un tempo di lavoro predeterminato ed effettivo di durata pari o inferiore a una media di tre ore a settimana in quattro settimane consecutive;
  • lavoratori che operano in forza di rapporti di agenzia e rappresentanza commerciale;   
  • lavoratori legati da rapporti di collaborazioni prestate dai familiari del titolare nell’impresa del medesimo;
  • lavoratori inclusi nel personale dipendente di amministrazioni pubbliche in servizio all’estero;
  • dipendenti delle pubbliche amministrazioni “non privatizzati” (magistrati, forze di polizia, amministrativi e contabili, avvocati dello Stato, etc).

Lettera di assunzione: le informazioni minime

Il decreto Trasparenza stabilisce quali debbano essere le informazioni minime formalizzate nel contratto di lavoro, comunicate al lavoratore mediante consegna di copia del contratto o della comunicazione di instaurazione del rapporto. Prevede, altresì, quali debbano essere le prescrizioni minime relative alle condizioni di lavoro e le misure di tutela in caso di violazione degli obblighi sanciti dal decreto. Riassumendo, dal 13 agosto 2022 in poi la lettera di assunzione di un lavoratore, tra le tante cose, dovrà necessariamente contenere queste informazioni:

  • identità delle parti
  • luogo di lavoro;
  • sede o domicilio del datore di lavoro;
  • inquadramento, livello e qualifica del lavoratore;
  • la tipologia del rapporto di lavoro;
  • la data di inizio del rapporto di lavoro e quella di fine se questo è a termine;
  • la durata del periodo di prova, se previsto;
  • le ore e i giorni in cui si deve svolgere la prestazione lavorativa e il periodo minimo di preavviso (di minimo 24 ore) per l’eventuale cambio di turnazione;
  • le condizioni relative al lavoro straordinario e alla sua retribuzione;
  • la retribuzione iniziale con l’indicazione del periodo e delle modalità di pagamento;
  • la durata dei congedi per ferie e degli altri congedi retribuiti;
  • indicazione degli istituti previdenziali e assicurativi che ricevono i contributi versati;
  • la procedura, la forma e i termini del preavviso in caso di recesso del datore di lavoro e in caso di recesso del lavoratore;
  • nel caso di sistemi di decisione di monitoraggio del lavoro automatizzati, le modalità di funzionamento di tali sistemi e quali parametri vengono utilizzati per valutare le prestazioni e i processi di correzione dei controlli automatici;
  • mutamenti del rapporto di lavoro dopo l’assunzione;
  • eventuale riferimento all’identità delle aziende utilizzatrici, per i lavoratori in somministrazione.

Novità: il doppio lavoro e la richiesta di stabilizzazione

Il decreto Trasparenza contiene molte altre interessanti novità oltre quelle già elencate, come ad esempio il cumulo di impieghi o doppio lavoro (art. 8). Per tutti i lavoratori interessati dal decreto Trasparenza è prevista la possibilità di svolgere un altro lavoro al di fuori dell’orario stabilito nel contratto, fermo restando il rispetto dell’obbligo di fedeltà.

C'è poi la richiesta di stabilizzazione del rapporto di lavoro (art. 10). Il lavoratore con un'anzianità di almeno sei mesi presso lo stesso datore di lavoro/committente, ha diritto a chiedere il riconoscimento di una forma di lavoro con condizioni più prevedibili, sicure e stabili, ove disponibile. L’impresa è tenuta a dare una risposta motivata entro un mese da tale richiesta, in forma scritta per le imprese con almeno 50 dipendenti.

Inserita invece nell’articolo 11 la garanzia che la formazione obbligatoria sia gratuita e considerata orario di lavoro. Tale obbligo non riguarda la formazione professionale o la formazione necessaria al lavoratore per ottenere, mantenere o rinnovare una qualifica professionale, salvo che il datore di lavoro non sia tenuto a fornirla secondo le previsioni di legge o di contrattazione collettiva.

Multe fino a 1.500 euro a lavoratore

Previste multe salatissime per chi non rispetta i nuovi obblighi del decreto Trasparenza: da 250 fino a 1.500 euro per ciascun lavoratore. Le sanzioni potranno essere comminate anche ai datori di lavoro che non daranno risposta entro 60 giorni alle richieste di informazioni sul rapporto di lavoro avanzate dai dipendenti già assunti. La denuncia può essere presentata all’Istituto territoriale del lavoro dal lavoratore o dal sindacato.

I consulenti del lavoro chiedono un rinvio: modi e tempi sbagliati

Piovono lamentele non solo da parte del mondo imprenditoriale ma anche dai commercialisti e dai consulenti del lavoro (pur condividendo gli obiettivi del decreto Trasparenza). Il problema riguarda principalmente l'enorme aggravio di oneri burocratici nella gestione dei rapporti di lavoro e la tempistica sbagliata di applicazione delle nuove norme. Manca ad esempio una modulistica che possa permettere ai datori di lavoro di semplificare la nuova procedura, resa particolarmente complicata da una lettura esageratamente burocratica delle indicazioni del Parlamento europeo. Proprio per questo la presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, ha chiesto in una lettera inviata al ministro del lavoro, Andrea Orlando, la revisione immediata del decreto Trasparenza, a partire dalla data di entrata in vigore del provvedimento (13 agosto) fino all’assenza di rinvio ai contenuti dei CCNL nei contratti di assunzione. "È ragionevole ritenere che si realizzi un concreto rischio, da una parte di introdurre ulteriori oneri organizzativi e burocratici a carico dei datori di lavoro e dall’altra di vanificare la finalità sostanziale del diritto all’informazione".

Sulla stessa linea il presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, secondo il quale la scelta operata nel provvedimento di aumentare gli obblighi informativi ha creato "le condizioni per un enorme aggravio di oneri burocratici nella gestione dei rapporti di lavoro, senza aumentare i vantaggi per i lavoratori", con questi ultimi che saranno destinatari di "un corposissimo documento cartaceo". Ci ritroviamo in "una Italia che guarda avanti e una che guarda indietro. C’è una parte del governo che cerca la transizione digitale e un'altra che ripercorre i noti percorsi delle procedure cartacee". Questa modifica rischia di allontanare "dalla piena comprensione dei testi" e disincentiva "i lavoratori da una lettura più approfondita dei contratti collettivi di riferimento". Sbagliati anche i tempi: la norma entrerà in vigore in un "periodo in cui nel Paese reale tutti provano a riposare per qualche giorno e non certo ad affrontare novità stravolgenti”. De Luca spera quindi che si possano adottare i “necessari correttivi sia per la tempistica che il rinvio ai contratti collettivi".

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