rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
ritardi e pnrr

Pnrr, i progetti di cui abbiamo più bisogno rischiano di saltare

L'Europa ci dava soldi contro alluvioni, siccità e per sviluppare energia rinnovabile ma il cambio di governo e le follie amministrative mettono a rischio 120 progetti

Pnrr stravolto, tagli da quasi 16 miliardi: i progetti che saltano

Il Pnrr non va come previsto. Noti ritardi e altri problemi stanno mettendo a rischio il Piano nazionale di ripresa e resilienza: ci sono 120 progetti che il governo reputa a rischio realizzazione e alcuni di questi potrebbero anche essere tagliati. Nelle misure che potrebbero saltare rientrano riforme e investimenti di aree centrali del Piano, come infrastrutture, energia, scuola e digitalizzazione. Tra queste, anche fondi per alluvioni, siccità, trasporti, rifiuti ed energia rinnovabile, tutti temi critici e di stretta attualità, su cui l'Italia è in ritardo da anni. Vediamo quali sono i progetti più importanti a rischio e quanti miliardi di euro valgono. 

Il Pnrr in Italia, finora

Il Pnrr italiano prevede 132 investimenti e 63 riforme, per un totale di 191,5 miliardi di euro finanziati dall’Unione europea, tra 68,9 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di prestiti da impiegare nel periodo 2021-2026. Finora l'Italia ha ricevuto dalla Commissione Europea quasi 67 miliardi di euro, ma la richiesta di pagamento della terza rata da 19 miliardi di euro è rimasta in sospeso: a fine aprile il governo aveva parlato di "una questione di ore" per riceverla, per poi spostare i termini a fine agosto 2023. E visti i ritardi, si guarda già con preoccupazione alle scadenze per ricevere la quarta tranche di pagamenti da 16 miliardi, per gli obiettivi da conseguire entro giugno.

Costi extra e da pagare fino al 2052, ma il Pnrr conviene ancora: ecco perché

È chiaro che la realizzazione del Piano nazionale di ripresa è resilienza è in ritardo: come rilevato dalla Corte dei Conti e dalla stessa relazione semestrale del governo presentata al Parlamento, nei primi cinque mesi del 2023 è stato speso poco più di un miliardo, portando la spesa complessiva a 25,7 miliardi di euro, appena il 13,8 di tutti i fondi da spendere entro il 2026. Per questo motivo, il governo Meloni ha avviato delle consultazioni con la Commissione Europea per modificare il Pnrr e spostare più in là nel tempo la realizzazione di alcune misure o addirittura cancellarle.

I motivi dei ritardi, secondo il governo Meloni

Nella terza relazione semestrale sul Pnrr al Parlamento - la prima del governo Meloni -, si riconoscono tutti i problemi che stanno ostacolando l'attuazione del Piano. Il governo li definisce "problemi che dipendono da eventi e circostanze oggettive": tra questi troviamo  aumento dei costi, scarsità di materie prime, squilibri tra domanda e offerta e impreparazione del sistema produttivo. In più, ci sono difficoltà causate da complicanze normative, amministrative o gestionali, o anche "semplici esigenze di ridefinizione sul piano tecnico degli impegni", si legge nella relazione.

Così il governo vuole mettere più debito pubblico nelle tasche degli italiani

Secondo le norme europee, situazioni oggettive di questo tipo possono influenzare il raggiungimento di alcuni obiettivi necessari a ottenere i fondi del Pnrr, per cui è quindi possibile ottenere una revisione. La stessa Commissione europea ha riconosciuto nell'aumento non prevedibile dei prezzi per l'energia e delle materie prime nel settore delle costruzioni causato dall'invasione russa dell'Ucraina una "circostanza oggettiva" per richiedere la modifica del Piano. Ora, il governo Meloni ha individuato le misure più a rischio.

I 120 progetti a rischio del Pnrr: quali sono

Secondo la relazione del governo sul Pnrr, ci sono 120 progetti a rischio per uno o più "motivi di debolezza". Le misure con il maggior numero di elementi di debolezza pesano per il 10 per cento del totale e secondo i dati elaborati da Today.it valgono 17 miliardi di euro. Su 9 progetti con almeno 3 elementi di criticità riscontrati, 6 riguardano il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Tra questi ci sono gli investimenti in "Fognature e depurazione" da 1 miliardo di euro e quelle per il rischio idrogeologico da 1,2 miliardi di euro, a rischio per tutti e 4 i motivi di debolezza individuati.

Le cause dei ritardi nei progetti del Pnrr

In generale, queste misure riguardano parti fondamentali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come appunto l'energia e la transizione digitale. Secondo il regolamento europeo sul tema, ogni Stato deve infatti destinare almeno il 37 per cento dei fondi per sostenere gli obiettivi ambientali e climatici e almeno il 20 per cento per il potenziamento della transizione digitale.

Tra le altre misure segnalate spiccano i ritardi per l'alta velocità tra Brescia, Verona, Vicenza e Padova e l'Europa del Nord - un progetto da 3,7 miliardi di euro -, e gli investimenti in "Infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico" da 2 miliardi di euro legati alla siccità. Rientrano nei progetti più a rischio anche gli investimenti su "Infrastrutture di ricarica elettrica" (740 milioni di euro), e le stazioni di "Rifornimento di idrogeno" che il governo vorrebbe diminuire dalle 40 inizialmente previste a 35.

"Così il governo non vuole i controlli"

Secondo i dati elaborati da Today.it, tra le misure che presentano due elementi di debolezza ci sono invece 43 progetti per 60,4 miliardi di euro. Tra questi ci sono altri 2 miliardi di euro per la "Gestione del rischio alluvione e la riduzione del rischio idrogeologico", un fatto che impressiona vista la vicinanza nel tempo con l'alluvione in Emilia-Romagna.

Per importanza dell'investimento in ballo, spiccano i quasi 14 miliardi di euro per il rafforzamento dell'Ecobonus e del Sismabonus fino al 100 per cento per l'efficienza energetica e la sicurezza degli edifici, a cui si aggiungono 4,6 miliardi di euro per gli 260mila nuovi posti per gli asili e 5,8 miliardi per la rete 5G. In ritardo o a rischio realizzazione anche progetti per il potenziamento di trasporti rapidi - 3,6 mld per tram, metro e bus -, rifiuti, comunità energetiche e reti ferroviarie al Sud.

Ma cosa succederà a questi progetti? Se gli elementi di criticità saranno definiti "insuperabili", le misure verranno divise in due categorie:

  • Interventi strategici di interesse nazionale per i quali lo Stato assicurerà "un supporto rafforzato per la realizzazione della misura, con eventuale revisione degli obiettivi finali in relazione all’aumento dei costi";
  • Interventi per i quali "in assenza di tempestive azioni da parte dei soggetti attuatori per il superamento delle criticità individuate, si proporrà la riprogrammazione delle risorse corrispondenti verso impieghi più efficienti, coerenti con gli obiettivi e i principi del PNRR, d'intesa con i servizi della Commissione".

Il grafico della Corte dei Conti mostra i ritardi del Pnrr: la spesa per i progetti del 2023 va a rilento

Non è ancora chiaro quali progetti verranno accantonati, ma è certo che buona parte di questi interventi non verrà realizzata nei tempi previsti. Vista la loro importanza per la crescita del Paese, il governo dovrà trovare una soluzione rapida per attuarli il prima possibile, ma allo stesso tempo convincente per la Commissione europea. 

Continua a leggere su Today.it...

Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Today è in caricamento